"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto." (Italo Calvino)

U4-03: La città dei folli

"IL CAMPIONE DI CICLISMO" di Rimbaud

Questa storia racconta di un passato indefinito, di un esperimento che venne condotto in una cittadina nello Stato di Q. e di un campione di ciclismo.
Bisogna sapere che in questo luogo, in seguito a una politica di eccessivo liberalismo (per cui era possibile a ogni abitante scegliere qualsiasi cosa, dalla marca sconosciuta di cetrioli al mercato a strade che portassero ovunque), si ottenne il risultato opposto a quello sperato. L’eccessiva libertà di scelta aveva di fatto privato le persone della possibilità di scegliere effettivamente una cosa piuttosto che un’altra: nessuno era più in grado di scegliere alcuna cosa autonomamente.
Il Dipartimento Delle Profezie venne creato apposta per decidere come si sarebbe svolta la giornata di ogni cittadino, attraverso delle lettere da recapitarsi tutti i giorni a ogni persona e valevoli per un giorno. In queste lettere era contenuta una profezia, che avrebbe indirizzato la vita del destinatario durante tutto l’arco della giornata, decidendo per lui qualsiasi cosa.
Chi effettivamente scrivesse le lettere non si è mai saputo. E non è su questo che verte il cuore della storia.
Storia che ha inizio ora.

E’ una stanza piena di trofei scintillanti e foto celebrative di grandi campioni di ciclismo. E’ la stanza di uno dei postini che tutte le mattine, insieme ad altri colleghi, ha l’onere di recapitare le profezie alle caselle postali di tutta la città. Ogni postino riceve destinatari diversi giorno per giorno. Questioni di trasparenza, dicono. 
E’ appena arrivato al Dipartimento con la sua bicicletta da corsa. Va a prendere in consegna le lettere da smistare e prende anche quella indirizzata a lui. La apre, come tutte le mattine.
“Oggi Lei verrà licenziato”. Non una parola di più.
“Che profezia è mai questa?” pensa sconvolto il postino. Potrebbe chiedere spiegazioni, ma non lo fa. Ha un lavoro da portare a termine.
Ancora agitato esce dal Dipartimento e fa per imboccare, con la sua bicicletta e le lettere ben ordinate, la via che lo porterà verso il primo indirizzo della lista che ha ricevuto. Non nota che una giovane donna sta attraversando la strada proprio in quel momento. La collisione avviene quasi per destino.
“Si sente bene?” chiede prontamente il brav’uomo. “Si, le chiedo scusa. Ho attraversato senza guardare”. Dice la donna, rialzandosi velocemente. “La aiuto a raccogliere le lettere”.
“No, no. Faccio da me.” le sorride distrattamente il postino. “Non si preoccupi” .
Le lettere sono sparse per strada. E il postino le raccoglie di fretta. E’ in ritardo.
Una delle lettere si è incastrata nei raggi della bicicletta e, nella fretta di toglierla, ne viene rotta la busta.
“E adesso?” pensa il postino. “La debbo consegnare in questo stato?”
Subito l’attanaglia un altro pensiero. Ben più complesso. “La leggo?” riflette. “Non dovrei”.
Ma, si sa, la curiosità è un parassita che non si espelle a mente calda. Apre la busta e prende in mano la lettera. 
La profezia dice: ”Oggi Lei verrà licenziato”. 
Il postino è interdetto. Guarda il destinatario. Lo conosce di vista. E’ un uomo giovane. Ma non ha tempo per pensare. Rimette la profezia dentro la busta e se l’infila in tasca. “Questa la consegno per ultima” decide.
Inizia così a pedalare velocemente, isolato per isolato, e a recapitare le lettere. Man mano che il tempo passa, le persone che attendono la loro profezia scendono per strada, ad aspettare il postino in ritardo. Sono tutte molto agitate e alcune fin stizzite. Non sanno letteralmente più che cosa fare senza la loro lettera. Non saprebbero davvero come occupare le loro giornate. Il postino riflette sulla loro condizione, fino ad allora trascurata per via della sua impeccabile puntualità. “Possibile che ci siamo ridotti a vivere sotto direttive? Possibile che non sappiamo più che cosa scegliere? Distinguere da soli se una cosa è giusta o sbagliata?”. Ripensa alla sua profezia. “Io sarò licenziato per davvero? Oppure ho ancora la possibilità di scegliere?”.
“Come mai è in ritardo? Dia qua! Che cosa pensa che dovrei fare senza la profezia? E’ impazzito o cosa? Un’ora buona di ritardo! E io con che coraggio mi presento a lavoro dopo un’ora? Dico, ma ha tempo da perdere Lei?” Queste sono solo una parte delle tante esternazioni dei destinatari che attendono le loro profezie. Vere e proprie crisi d’astinenza. Crisi d’identità. Gente svuotata dalla stessa libertà concessa loro.
Il postino si scusa. Col suo fare garbato. Nessuno sa che notizia gli ha riservato la sua profezia. Fa il suo mestiere in silenzio. E in fretta. Oggi più in fretta che mai. E si che vorrebbe avere del tempo per riflettere. Mai come adesso vorrebbe averne.
Gli mancano due lettere. Una è nella borsa. Una ce l’ha ancora in tasca. La prima è per un uomo con tre figli. La seconda per il giovane che deve essere licenziato. Quello della lettera che ha aperto. Li conosce entrambi di vista.
Passa davanti alla casa del primo. Non è giù che aspetta, a differenza dei precedenti destinatari. Il postino guarda le due buste. “Vado prima dal giovane” decide. “In fondo è solo quattro isolati più avanti”. Mentre percorre la strada, con calma e un po’ di paura, si rende conto che i pioppi che costeggiano la carreggiata stanno rifiorendo dopo un silenzioso inverno. Degli alberi magnifici e discreti.
Un rumore sordo attrae il postino. Un rumore violento. Sono degli uomini. Stanno sferrando dei colpi d’ascia alla base del tronco di uno degli alberi. “Ma che fate?” chiede il postino, avvicinatosi, gli occhi un po’ spauriti. 
“Dobbiamo abbattere questi alberi” 
“Ma perché?” 
“Dobbiamo farlo e basta”. 
Insiste timidamente il postino “Abbatterete soltanto gli alberi vecchi?” Uno degli uomini gli si avvicina, gli occhi iniettati di sangue “Non lasceremo neanche una radice”.
Il postino si fa da parte. Pensa a quei magnifici alberi. Sono nella sua stessa condizione. Inermi, contro un boia cieco e sordo. Rassegnato, va fino all’abitazione del giovane uomo. L’uomo che deve essere licenziato. E’ giù che l’aspetta. Apparentemente calmo, non appena arriva il postino gli si fa incontro con occhi speranzosi.
Il postino guarda il giovane. “Egli è come me. E’ come gli alberi. Io non posso permettere che passi quello che sto passando io” pensa. 
D’un tratto, l’illuminazione. Prende in mano le due lettere in modo che non si veda che una è stata aperta. Sono ora due lettere bianche perfettamente identiche.
“Ne scelga una” dice a voce bassa.
Il giovane lo guarda perplesso. “Domando scusa?”
“Ne scelga una, La prego” dice il postino, con tono più convincente.
“Lei sta scherzando. Mi dia la mia lettera” risponde il giovane.
“Una di queste due è la Sua lettera. Ma io Le dò un’alternativa. Le concedo la possibilità di scegliere”
“Ma io non posso scegliere” dice il giovane, agitato. “Io non sono capace. Non posso.”
“Se non sceglie, non Le darò alcuna lettera” sentenzia con serietà il postino.
Il giovane suda freddo. Non è più abituato a scegliere. A decidere. A vivere.
“Mi dia quella” dice rassegnato, indicando la lettera chiusa.
Il postino la consegna e lo saluta con una stretta di mano. Per la prima volta, mentre compie il suo lavoro, è felice. Felice di aver evitato un destino complicato a un giovane.
Mentre ritorna sui suoi passi verso la casa dell’ultimo destinatario, una stretta allo stomaco lo blocca. Scuote la testa. “Ma cos’ho fatto? Cos’ho fatto?” si dice tra sé e sé. “Avrò anche salvato, forse, il ragazzo da una brutta notizia… ma ora sono costretto a consegnare a un’altra persona una profezia nefasta che nemmeno gli spettava! Dove ho la testa?” si domanda disperato il pover’uomo. “Io non devo decidere. Non devo agire per gli altri. Chi sono io per sapere che cosa è meglio per gli altri?”
Il postino sta oramai per raggiungere la casa e l’uomo è fuori che lo aspetta. E’ paonazzo in viso. Ed estremamente agitato. Il postino è in grave ritardo. Come l’uomo ne scorge la figura esile in bicicletta, si mette a sbracciare in maniera scomposta.
Da lontano si sentono le urla degli uomini dotati d’ascia e violenza “Cade!”
Accade tutto in poco tempo. Qualche secondo forse. Il postino, man mano che si avvicina all’uomo, pensa al giovane, all’uomo con i tre figli; pensa agli alberi che cadono. Pensa alla sua profezia: e ne intuisce la veridicità. “Forse non c’è nulla di sbagliato in quello che ho fatto. In quello che sto facendo.”
Mentre dice ciò, sorpassa la casa dell’uomo senza voltare lo sguardo.
L’uomo guarda allucinato il postino che pedala velocemente lungo il viale di pioppi e lo insegue, correndo a più non posso.
Dalla borsa del postino cade una lettera di una profezia. E’ datata tanti anni prima. “Lei è un campione di ciclismo”
Il postino, il campione di ciclismo, accelera, andando incontro al licenziamento.

Dedicato a M.L.

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