Telefonata infernale
Drin drin, drin drin.
R -Pronto?
D -...ffsshh, uuuaaaaahhh, eeehhhh...
R -Pronto chi parla? Ma chi è? Non sento niente, c’è un'interferenza...
D -Parlo con Roberto, lo mio amico?
R -Dante?! Ma Dantino, Dantuccio, sei proprio te? Che ti possino...
D -Ebbene sì, sono il tuo poeta.
R -Ma che piacere! Come va, che si dice laggiù? Si sente proprio che sei all’Inferno!
D -Chetati or ora, e senti che ti dico. Persa che ebbi l’agognata meta, dall’erto colle scappo e mi nascondo, distratto caddi sulla mia seta.
R -Ah sei inciampato sei! Ma porcaccia la miseria, non ti sarai fatto male...
D -Trovai un telefono sul fondo, al che pensai “perché non chiamare”?
R -Ora mi dici che si trovano i telefoni giù all’inferno! Questo mi è proprio nuova...ma dimmi, che combini? Quanto sono contento di sentirti guarda, non sai quanto t’ho voluto bene Dante!
D -Dura la vita ed è lontano il mondo, il sole sogno che muore nel mare. Ma dimmi di te, amico toscano; ché la missiva tardò ad arrivare.
R –È vero, mi ero scordato d’averti scritto una lettera! Eh caro il mio sommo poeta, sono sempre in giro a tessere le tue lodi. E vedessi, vedessi le folle che assiepano i palchi nell’udire la tua storia! È proprio come ti ho scritto, ricordi? L’arte è un dono e tu ci hai fatto il regalo più grande.
D -Allora il gran lavoro non fu vano! Quali nuove sotto il cielo stellato? Decaduto, mi han detto, è il villano.
R -E chi te lo ha detto che è decaduto il nano? Non sarà mica stato quel Farinata? Porca miseria non ti si nasconde niente a te! Ebbene sì, caro Dante, è caduto “il cavaliere” e con lui si è chiusa un’epoca di questa Italia trista e stanca. Sapessi, è un periodo duro, si parla sempre di crisi...e tu ne sai qualcosa eh!
D -Ruota che gira perenne è il fato. Scivola il tempo e la storia scorre, ma l’uomo ahimè rimane invariato.
R -Dici bene...ma non bisogna mica disperare, non mi fare questo errore! Ora che sei lì ti sento tutto cupo, tutto intristito, proprio tu che ci hai insegnato a non mollare mai! La vita è bella, l’ho sempre detto, non c’è male che non possa essere consolato. E tu come stai, non c’è la tua guida con te?
D -Lo poeta latino sta nella torre, nel mezzo di filosofici cari. Ma altra questione ho da porre: dimmi della patria, qui siamo ignari!
R -Ah la tua Firenze...sempre nei tuoi pensieri! Caro Dante, la tua patria è città d’arte apprezzata in tutto il mondo conosciuto. Quante cose ho da dirti, quanta storia da raccontare! Ma forse tu sai già molto, mi hai parlato di quel piccoletto...
D -Dal buio loco qualcosa si coglie, tenebra gli eventi fa poco chiari. Tristi pensieri in mente son doglie, come unite le italiche genti?
R -Bella domanda, non lo so nemmeno io! Che ti devo dire, l’Italia è il più bel paese del mondo e pare che gli italiani se lo scordino sempre. Ma quanta qualità c’è qui, caro Dante, quanta passione, quanta genialità! Eppure è difficile restare uniti, spesso ci disperdiamo...
D -...come al soffio d’autunno, tante foglie.
R -Mi hai tolto le parole di bocca guarda!
D -Lasciami dir, a infedeli e credenti: eroe è ognun della sua storia, l’Italia non perda i suoi talenti.
R -Potessero udirti i giovani d’oggi, potessi tu parlare ai ragazzi smarriti! Vedessi che facce in giro, quanta poca gioia, poca allegria. Bisogna ridere dico io, bisogna sorridere alla vita!
D -Ebbene sì, ogni bel riso è gloria! Or ti saluto dall’infausto covo, volgo il lento passo verso altra gioia.
R -Aspetta, dimmi solo una cosa: come mai sei ancora lì? Non dovresti essere con Beatrice?
D -Il vecchio detto torna sempre nuovo: nell’eterno cielo il bel clima apprezzi, all’Inferno gran compagnia trovo.
R -Ah ma guarda un po’ che mattacchione che sei...stammi bene allora Dante, e saluta tutti!