Bene, ecco qui i miei commenti.
Innanzitutto parto con un commento generale alla tornata: la difficoltà principale è stata secondo me quella di riuscire ad uscire dalla banalità e dalle storie scontate che il tema America poteva invitare a scrivere, riuscendo comunque al tempo stesso a non andare fuori tema.
Dal mio punto di vista in pochi ci sono riusciti, e solo un paio di racconti mi hanno veramente emozionato, gli altri mi hanno lasciato poco purtroppo (compreso il mio ovviamente
).
Al primo giro di votazione avevo dato praticamente tutte insufficienze, poi ho alzato un pochino i voti perché mi sembrava di passare come il cattivo di turno, del resto è la prima tornata e siamo tutti arrugginiti.
Ora commenterò racconto per racconto (tra parentesi metto il voto che gli ho dato), ho notato che White e gensi hanno avuto sensazioni simili alle mie per alcuni racconti.
Americano, troppo americano (6)
Di tutti i temi scontati che mi aspettavo devo dire che il tema del soldato americano in guerra lo avevo proprio dimenticato, quindi il racconto è partito subito con il piede giusto dal punto di vista dell'argomento, mi ha incuriosito; anche perché è un tema molto attuale e dibattuto. Inoltre l'ho trovato ben scritto. Non mi sono piaciute però alcune assurdità che ho trovato nella storia: posso passare sopra al soldato che è in guerra ma è obiettore di coscienza (posso passarci sopra nel senso che in fin dei conti è il tema centrale del racconto, magari poteva essere reso meglio e non così nettamente da risultare molto assurdo), ma non posso passare sopra a lui che esce di nascosto dalla base (
). Se un autore vuole mettere cose piuttosto irreali nel proprio racconto a me va benissimo, ci mancherebbe altro, però le deve saper camuffare bene; perché, se io lettore le noto mentre leggo, finisce la magia e mi scade tutto il racconto.
Ingoia l'america (5)
Capisco cercare l'originalità, però si rischia di andare troppo oltre. Il tema trattato era ottimo, però per come è stato scritto non l'ho trovato molto in tema. Cioè per come la vedo io non lo intitolerei mai "America". Oltretutto il finale non l'ho proprio capito, non ho capito che senso aveva inserire quella frase. Ho letto ora la tua spiegazione gensi.
Maceria (7,5)
Questo è il racconto che secondo i miei voti vince la prima tornata.
Qui l'autore è riuscito sia a trattare il classico mito dell'America, però analizzandolo anche come mito negativo, sia ad essere originale, strutturando il racconto con dei giochi di parole veramente simpatici. Oltretutto il racconto è breve e scorre via che è un piacere. Insomma mi ha emozionato positivamente, l'unica pecca che ho trovato è quella che già White ha detto: non aveva senso evidenziare così tanto i giochi di parole, anche perché se qualcuno se li fosse persi sarebbe stato ancora meglio, dato che sarebbe arrivato all'ultima frase dove non avrebbe potuto non vederli, e lì lo avrebbero colpito ancora di più. @ Rimb: c'è un motivo particolare per cui l'hai fatto?
America 3000 (4)
Non conoscendo l'opera originale, non sapevo che questo racconto fosse tratto da un'altra opera. Il mio problema è che non l'ho proprio capito. Di cosa si parla? Senso di predestinazione? La gioia sfrenata che prende in quei momenti? Boh, secondo me poteva e doveva essere sviluppato di più.
America Rossi (5,5)
Simpatico, ma un po' troppo fine a se stesso, sembra un aneddoto, una barzelletta, più che un racconto.
Potevi spingere di più, rendere più curato, tortuoso e difficile il viaggio verso il finale del racconto, così com'è mi sembra qualcosa di incompiuto, una buona idea e niente di più, e soprattutto mi ricorda troppo lo stile di una barzelletta.
Alaska (6,5)
Questo è uno di quei racconti (ce ne sono altri) in cui "si respira America". Il mondo descritto sembra molto fedele all'originale (o meglio all'idea che ho io di quel periodo
). Con il mio voto ho premiato più questa capacità di descrizione e di scrittura che la storia in sé, che è carina, ma non eccezionale. Quali sono le sensazioni che volevi trasmettere con questa storia? Forse mi sono sfuggite, ora come ora mi viene da pensare solo al valore dell'onore, che gli americani amano sempre farsi proprio, anche quando non lo meritano.
Parto indotto 5,5
Racconto veramente bello e scritto bene. Mi ci sono ritrovato in alcuni tratti e mi ha anche emozionato, la triste atmosfera che pervade il racconto mi ha assalito e ne ho terribilmente goduto. Però cavoli, dov'è l'America? Grrr
Storia d'oltreoceano (6)
Ecco questo è uno dei classici racconti che mi aspettavo in questa tornata. Non che questo sia un male eh, semplicemente lo vedo come un "compitino" svolto in maniera sufficiente. L'ambientazione è resa secondo me bene, la storia non poteva andare oltre a quello che è stato scritto, dato che manca di originalità. Comunque direi un ottimo esordio su UniVersi.
The Garden (5,5)
Altro racconto sul mito americano, questa volta a sfondo sportivo. Scritto bene, niente da appuntare, però l'ho trovato veramente troppo positivo. Personalmente non mi piace vedere cosa sia andato bene in un'avventura di vita come questa descritta, ma cosa sia andato male. Cioè un'esperienza del genere non può essere sicuramente tutta rose e fiori, dove sono i problemi?
Signora maestra (5)
Uhm, mi trovo in difficoltà a commentare questo racconto, perché non ne ho capito il senso. La partenza mi era piaciuta, sinceramente mi aspettavo e speravo in qualche colpo ad effetto nel finale, colpo che poi non è arrivato. Mi è sembrato troppo fine a se stesso, non mi ha lasciato niente. @ Acciaio: spiegami il significato del racconto per favore!
I limiti di New America (6)
Eccomi al racconto che mi ha tormentato di più in fase di votazione.
La storia: ok. Lo stile: ok. Il tema (o i temi, dato che ce ne sono più di uno): ok. Però poi vado a vedere cosa mi ha lasciato e non trovo molto. La sensazione che ho e che non riesco bene a descrivere è che mi sembra qualcosa di già letto. Cioè non è che all'inizio sapevo che la storia sarebbe finita in quel modo, diciamo che l'avevo intuito, e via via che leggevo pensavo "ora succede questo" e 9 volte su 10 succedeva. Non lo so, forse non sei riuscito a stupirmi, e di questo ne ha risentito la mia votazione. Però forse è vero anche che sono stato troppo critico con il tuo racconto, avrei potuto dargli 6,5, anzi potessi cambiare ora il mio voto lo farei.
Il grande cuore di Philadelphia (6)
Il vincitore della tornata sarebbe stato anche il vincitore dei miei voti, se questo racconto non avesse una fine che non ho capito per niente e che reputo anche piuttosto insensata per quel poco che intuisco.
Se la fine dice veramente quello che c'è scritto, ossia che Nick viene curato dalla sua dipendenza con l'iniezione di bromocriptina fattagli da Chad, allora ti dico subito che ti potevo dare 2 come voto.
Esigo (non vorrei, ma proprio esigo
) che tu ci spieghi la fine e soprattutto cosa ci sia scritto in quel biglietto.
Per il resto poco da dire, sembra di leggere un libro, la lettura scorre via che è un piacere, i personaggi sono caratterizzati molto bene, come tuo solito direi.
La cosa più bella del mondo (6)
Mi è piaciuto il senso del racconto (sempre che io l'abbia capito), ossia il mito dell'America che per molti finisce in pratica ancora prima di iniziare, potremmo dire già quando arriva quel grido; da lì in poi cominciano infatti le vere difficoltà, i sogni si scontrano con la dura realtà e si torna a pensare a quello che si aveva e che ci siamo lasciati alle spalle per inseguire questo mito e questo grido effimero, che sembra un po' quello delle sirene di Ulisse. C'ho preso White? Il voto relativamente basso dipende unicamente dal fatto che secondo me non hai sviscerato appieno questa idea, potevi spingere di più, avrei forse preferito che i due uomini si incontrassero (e articolassero il loro dialogo) in una situazione ancora più difficile, magari terribile (che ne so, una questione di vita o di morte, una rapina fra poveri, qualcosa del genere), invece che seduti a mangiare in questa che credo sia una specie di mensa per poveri o qualcosa del genere. Sicuramente ripensandoci anche con il tuo racconto sono stato troppo critico, meritavi un 6,5.
Rotte (6,5)
Storia veramente simpatica. Simpatica nel senso che l'ho letta con gioia, per l'ambientazione (che io amo molto), per l'ironia presente, per i nomi dei personaggi, insomma per tutto. Ho sentito solo la mancanza di un "significato importante" di fondo, che dipende però dal fatto che la storia è stata proprio impostata in questo modo più "frivolo". Buon lavoro comunque.
La periferia dell'impero (6,5)
Più che il colpo di scena finale, che anzi secondo me è più un punto a sfavore che a favore, dato che rischia di ridurre il racconto a solo quella cosa lì, mi è piaciuta molto la trasformazione del racconto e dei temi rappresentati che c'è stata durante la narrazione. Siamo passati dal classico mito dell'America allo scontro puro contro l'America, per finire alla beffa finale dell'essere "fregati" dallo stesso sistema che stiamo cercando di difendere dall'ombra lunga di questo impero, dalla sua periferia, come dice appunto il titolo. La cosa che mi ha un po' stonato è che questa trasformazione risulta essere troppo radicale, il lettore non ne è preparato, gli eventi si susseguono senza sosta, il protagonista sembra quasi un pazzo che ogni giorno si sveglia e cambia completamente visione del mondo. Questa però è una cosa inevitabile, dato che è un racconto breve e i caratteri sono limitati; direi che come tema si adatta forse più ad un libro che ad un racconto.
Desert evening (7)
Vorrei fare i miei complimenti a Maurocap, questo racconto è scritto benissimo. Cavoli, avrei voluto proprio esserne il protagonista, chissà se un giorno ce la farò a trovarmi in situazioni del genere.
La fine è fantastica, semplicemente rappresenta quello che io vorrei fare in quella situazione, ma che so già che non riuscirei a fare...dato che io mi fermerei lì con lei, distruggendo in quel momento il mio dolce vagare. Il racconto in fin dei conti forse risulta un po' troppo fine a se stesso, sinceramente non riesco a capire se sia fuori tema o no, rimarrò col dubbio.