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ARGOMENTO: [#1] America (commenti)

Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 00:40 #4172

Complimenti al vincitore, con tanti concorrenti la vittoria sarà ancora più piacevole.

Io invece sono soddisfatto.
Ritengo gli altri racconti mediamente superiori al mio, che non è altro che una barzelletta allungata, spero di aver strappato qualche sorriso con l'idea, sullo stile beh... non so fare di meglio quindi bene cosi.

Domani posto i commenti per ogni racconto.

P.S. Complimenti a chi si sbatte per mandare avanti la baracca, è molto divertente stare qui
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 00:48 #4177

Cichetto ha scritto:
Complimenti al vincitore, con tanti concorrenti la vittoria sarà ancora più piacevole.

Io invece sono soddisfatto.
Ritengo gli altri racconti mediamente superiori al mio, che non è altro che una barzelletta allungata, spero di aver strappato qualche sorriso con l'idea, sullo stile beh... non so fare di meglio quindi bene cosi.

Domani posto i commenti per ogni racconto.

P.S. Complimenti a chi si sbatte per mandare avanti la baracca, è molto divertente stare qui

Leggerai poi il mio commento dettagliato. Il tuo aveva, secondo me, un potenziale bestiale. Peccato non aver avuto la forza/presunzione di crederci davvero.
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 01:32 #4186

complimenti al vincitore! Devo dire che non mi aspettavo questa classifica, soprattutto per il cavallo su cui avevo puntato.

ps. piccola richiesta ai mod, potreste modificare il post con la classifica finale affiancando al titolo anche l'autore?

a domani per un commento più lucido!
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 02:20 #4187

Cichetto ha scritto:
Complimenti al vincitore, con tanti concorrenti la vittoria sarà ancora più piacevole.

Io invece sono soddisfatto.
Ritengo gli altri racconti mediamente superiori al mio, che non è altro che una barzelletta allungata, spero di aver strappato qualche sorriso con l'idea, sullo stile beh... non so fare di meglio quindi bene cosi.

Grazie per i complimenti. In effetti, che sembrasse quasi una barzelletta allungata (però carina ), è proprio quello che avevo scritto nei miei personali commenti. Commenti che purtroppo non posso postarvi nell'immediato, scusate . Infatti, me li ero appuntati a mano nei fogli con i racconti stampati, ma ho appena realizzato di aver dimenticato il tutto in ufficio (luogo nel quale non ritornerò prima di una decina di giorni). Confido però nel fatto che, quando rientrerò in possesso dei fogli, la discussione sarà sempre "calda"!
Marco

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Ultima modifica: 23/12/2011 02:21 Da marcoslug.

Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 05:42 #4190

Di solito sono fra gli ultimi a commentare, quindi per stavolta voglio arrogarmi l'onore (e l'onere) di aprire le danze!
Più che mai a questo giro, grazie all'enorme numero di votanti, balzano all'occhio le differenze di giudizio, e racconti che a me magari non son piaciuti altri li hanno trovati eccellenti. Sarà interessantissimo leggere i commenti di tutti!


Americano, troppo americano: 5
È un racconto sicuramente molto ben scritto. L’unica critica stilistica che mi sentirei di fare riguarda l’inizio in medias res un po’ forzato, almeno alla luce del flashback successivo che non si inserisce bene nello scorrere del racconto. In particolare il ritorno al presente con la frase “E rieccoci nella camionetta” rompe il velo fra lettore e narratore e suona abbastanza sgradevole.
Ad ogni modo il motivo per cui non mi è piaciuto sta nella trama in sé. Davvero irrealistica. Soldati che giocano allegramente con la strumentazione, che fanno fermare un’intera colonna, rischiando anche la pelle in mezzo al deserto, per recuperare una misera bussola e poi il protagonista, un obiettore di coscienza arruolatosi volontario. Un soldato che si ripromette di non uccidere e crede davvero di poter restare fedele a tale promessa è ridicolo anche più dei suoi patemi di coscienza successivi. Un soldato che va in guerra sa bene che va lì ad uccidere, che gli piaccia o no, ed è pagato e soprattutto addestrato per farlo. Questi, più che soldati, sembrano una compagnia di ragazzini che va a giocare a Softair. Aggiungiamoci poi un campo base da cui si può sgattaiolare indisturbati in piena notte, ma se accendi una fiammella a metri di distanza vieni fatto fuori dai cecchini. A metà strada fra il problema del realismo e le scelte stilistiche vi sono poi le citazioni colte (la mitologia greca, il quadro di Goya, la poesia di Pascoli – un soldato americano che cita Pascoli?!), che arrivano al lettore più con la voce dell’autore che con quella del narratore; e ancora una volta il “velo di Maya” è strappato. Sono cose che rendono un po’ difficile l’immedesimarsi nell’atmosfera del racconto e quindi me l’hanno fatto apprezzare meno.

Ingoia l’America: 7
Bella quanto amara storiella sui luoghi comuni. Mi sarei giusto risparmiato il commento finale: secondo me avevi dato alla storia una conclusione magistrale; potevi finire lì, poi avrebbe giudicato il lettore.

Maceria: 6,5
Piacevole spaccato di vita; magari un po’ banale per certi versi, ma si lascia leggere bene. Molto carini i giochi di parole e l’anagramma nel titolo. Però non li avrei evidenziati così, ne rovinano la bellezza e non c’è gusto a sbatterli in faccia al lettore. Un regalo è più bello quando va scartato, no?

America 3000: 3
L’idea in sé di riscrivere il famoso incipit di “Novecento” in chiave fantascientifica non era poi male, ma i cambiamenti apportati sono veramente minimi e il confine fra citazione e plagio è molto sottile. Purtroppo qui non vedo l’apporto dell’autore.

America Rossi: 7,5
Sembra una gigantesca presa per il culo e io, da amante della buona satira, non posso non apprezzare. Inoltre ho sempre sentito la mancanza di qualche buon racconto umoristico e scanzonato, in questo covo di poeti maledetti e scrittori depressi, e questo è sicuramente simpaticissimo.
Peccato solo per la punteggiatura un po’ trascurata e la scrittura che, in generale, appare un po’ frettolosa. Sembra buttato giù in 5 minuti e mai più riletto. Fosse stato un po’ più curato per me avrebbe potuto essere anche il migliore della tornata, considerata anche l’originalità.

Alaska: 5,5
La scrittura non è male: abbastanza chiara ed evocativa, non troppo pesante… Eppure la narrazione procede lenta e la soglia di interesse resta bassina. Lo imputerei principalmente alla trama o a ciò che di essa si è deciso di raccontare. C’è un enorme preludio a raccontarci i preparativi per il viaggio di questo emulo di Paperone, poi un’ellissi di anni sul più bello e un epilogo un po’ affrettato a chiudere la storia. Ne vien fuori un racconto un po’ troppo lento e cronachistico. Considerato che alla fine è il classico racconto sul sogno americano, a cui non aggiunge nulla di nuovo, un po’ di noia nella lettura è più che giustificata.

Parto indotto: 5,5
Racconto molto leggero, simpatico e delicato. Adoro questo genere di racconti, che per altro sono meno semplici da scrivere di quanto possa sembrare. L’ho apprezzato parecchio. Purtroppo mi pare anche completamente fuori tema, da qui la penalizzazione in termini di voto.
Piccolo appuntino sull’incipit, forse unica pecca del racconto. Il cambio di tempo improvviso dal passato al presente, sebbene si riveli presto corretto, all’inizio suona strano e confonde il lettore. Lo cambierei.

Storia d’oltreoceano: 7
Racconto scorrevole e interessante. Ha un picco negativo nella fase centrale, in cui anche la scrittura sembra farsi più moscia e la storia un po’ più banale e se ne iniziano a sentire un po’ troppo gli echi buonisti/moraleggianti, comunque si riprende abbastanza bene nel finale.
Sarei curioso di sapere quanto vissuto c’è, se sei davvero stato a New York e nel Bronx; quanto di ciò che descrivi è inventato e quanto frutto di esperienze di terzi o personali.

The Garden: 7,5
Son riuscito ad apprezzare molto questo racconto nonostante non ami il basket. Merito di una buona scrittura che aiuta ad immedesimarsi bene nel ragazzino protagonista, a condividerne i sogni e ad apprezzarne la concretizzazione finale. Trovo che hai ben caratterizzato il protagonista e ne hai reso bene e in maniera realistica i pensieri e i ricordi. La struttura a flashback, ottima scelta narrativa, funziona perfettamente. Buona prova.

America: 6
Per qualche motivo il racconto non mi ha preso né mi ha lasciato qualcosa di particolare. Credo che il principale difetto stia nell’intreccio. Ti sei sforzato di renderlo il più contorto possibile fra flashback, ellissi e salti temporali vari, ma un intreccio particolare deve essere al servizio delle esigenze narrative e non è necessariamente una scelta migliore rispetto a una trama lineare. In questo caso le scelte fatte portano a un incipit moscio, lento e che fatica a catturare l’attenzione, al flashback cruciale che si inserisce malino nel mezzo del racconto e al salto totale di quello che dovrebbe essere il fulcro del racconto, narrato a posteriori in maniera alquanto fredda, a mo’ di riassunto. Rivedrei la struttura narrativa.

Signora maestra: 4
È un racconto di cui mi sfugge il succo, visto che alla fine sembra ridursi a una mini lezioncina sull’America. A mio parere mancano i contenuti. Non mi è piaciuto, inoltre, come hai strutturato il discorso diretto, ovvero accatastando un intervento sull’altro senza andare a capo: un po’ troppo caotico.

I limiti di New America: 7,5
Buon raccontino di fantascienza. L’unico difetto è che forse risente troppo dei limiti imposti dal concorso (che pure di poco ha sforato), con un procedere delle vicende abbastanza affrettato e lasciato interamente ai dialoghi. La storia non è adattissima al racconto breve e meriterebbe più spazio.

Il grande cuore di Philadelphia: 8
Splendido racconto, crudo, agile, aggressivo, come i protagonisti ottimamente caratterizzati, scritto divinamente con mano esperta. Ottima la metafora racchiusa nell’antagonista, soprannominato America. Solo… il finale? Non l’ho proprio capito e mi sa che lasci troppo al non detto. Ho cercato la bromocriptina su internet e ho visto che è un medicinale per il morbo di Parkinson. Che effetti ha su un tossicodipendente in crisi d’astinenza? E in ogni caso perché America glielo inietta e gli lascia anche cento dollari? Di spacciatori che fanno beneficenza non ne ho mai sentito parlare e da come l’hai descritto America non sembra certo l’eccezione (così come faticherei a trovarci una spiegazione nel suo alias metaforico). E soprattutto che c’è scritto sulla lettera? Secondo me hai esagerato nella chiusura… qualcosa in più dovevi dirla o farla capire, o almeno lasciare meno dubbi.
Comunque complimenti per la vittoria meritata!

Rotte: 6,5
Il racconto pur partendo da una buona idea, non decolla. Secondo me manca di drammaticità. Il tono e l’atmosfera generale restano sempre molto allegri e scanzonati, nonostante le vicende narrate non dovrebbero esserlo affatto: a cominciare da un manipolo di impavidi persi da giorni in mezzo all’oceano navigando verso l’ignoto o – per quel che ne sanno loro – verso la morte, fino al restare intrappolati in un continente selvaggio e sconosciuto. Se mai vorrai tornarci su prova a dare al racconto un tono più cupo (ma parecchio più cupo ).
Ti regalo qualche osservazione che spero non prenderai per pignoleria. Dal racconto sembra di capire che Sentenza e i suoi avessero compreso di essere sbarcati su un nuovo continente; però l’”errore” di Colombo, convinto fino all’ultimo di essere giunto in Asia (che del resto era il suo obiettivo), è ben noto. Se vuoi ipotizzare che il suo viaggio nascesse dalle carte di Sentenza, forse è il caso che anche quest’ultimo si illuda di essere arrivato in Asia. Poi due appunti storici. Il primo: nel 1491 Colombo aveva già bell’e progettato il suo viaggio, che già un po’ di anni prima aveva esposto ai regnanti di Spagna; del resto un’impresa del genere non la si progetta in pochi mesi: io al tuo posto metterei una data di molto precedente. Secondo appunto: è un falso storico quello che vuole la gente del medioevo convinta della piattezza della Terra (e quindi delle cascate situate alla fine del mondo). Che il mondo fosse rotondo era una convinzione abbastanza condivisa; il problema dell’avventurarsi nell’Atlantico è che non si aveva la più pallida idea di cosa ci fosse da quella parte, di quanto vasto fosse il mare e della possibilità concreta di attraversare l’oceano laddove le conoscenze tecniche consentivano una navigazione sicura soltanto in acque più tranquille. La stessa temerarietà di Colombo alla fine nasce dal fatto che avesse sottostimato alla grande le distanze.

La periferia dell’impero: 6
È un racconto che non mi ha convinto. Seppur scritto molto bene, sembra girare unicamente in funzione del colpo di scena finale: migliaia di caratteri sacrificati in nome di due righe. Anche alla luce di questo la storia finisce per risultare un po’ banale: il classico ragazzino che improvvisamente scopre la disillusione e si fa anticonformista e poi sovversivo, per rivelarsi alla fine non meno ingenuo di quanto fosse all’inizio. Non sono sicuro che avrebbe molto da dire senza l’espediente narrativo che lo tiene in piedi.

Desert evening: 6
Questo racconto è da manuale. Andrebbe preso come esempio perfetto di cosa significa scrivere bene. A ben guardare la storia non è niente di particolare e la trama quasi assente: quasi uno spaccato senza scopo preciso su qualche personaggio come ce ne sono tanti: una famiglia problematica come tante, un viaggiatore come tanti, una ragazza dai sogni traditi come tante. Eppure è scritto con tanta maestria, i personaggi e l’ambiente tratteggiati così bene, che si viene completamente trascinati nel racconto, il locale (un locale come tanti) e i suoi avventori sembrano prendere forma dinanzi a sé e si resta incollati dalla prima all’ultima riga. Peccato solo che la magia della scrittura non sia onnipotente e non basta a far dimenticare che il racconto sia alquanto fuori tema. Il voto di conseguenza è basso, ma il premio critica è più che meritato.
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 09:15 #4191

White Lord ha scritto:

Ingoia l’America: 7
Bella quanto amara storiella sui luoghi comuni. Mi sarei giusto risparmiato il commento finale: secondo me avevi dato alla storia una conclusione magistrale; potevi finire lì, poi avrebbe giudicato il lettore.

Ci ho ripensato fino all'ultimo (fino all'edit ). A distanza di mesi posso dire d'aver messo quella conclusione per pulirmi la coscienza, quasi a vergognarmi e a dovermi distaccare dallo scritto.
Temo comunque che tu sia stato uno dei pochi a coglierne il 'paradosso' che ho tentato di creare. Probabilmente molti altri si sono limitati alla storia che, in fondo, non esiste.

Tra l'altro i miei commenti (anche se più brevi) assomigliano parecchio i tuoi. Il che mi spaventa
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Ultima modifica: 23/12/2011 09:16 Da gensi.

Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 09:29 #4192

Anche io, posto sin da subito i miei commenti perché poi dubito di riuscire a collegarmi con costanza almeno fino al 27 p.v.

Non sono approfonditi ma sono qui qualora chiunque di voi volesse farlo.

Americano, troppo americano:
Stilisticamente esagerato secondo me, eccessivamente ‘barocco’ considerando poi il contesto analizzato. Un racconto che inizia bene, con frasi brevi e periodi corti a ben descrivere la freneticità di una guerra. Poi si perde. Si perde in ‘paragoni’ irrealistici con richiami a Napoli e Pascoli che, per quanto giustificati e giustificabili, risultano difficilmente credibili. Un finale neanche tanto a sorpresa che molto si discosta dalla realtà delle cose. Un soldato vero, che per davvero riesce a fare una missione in Afghanistan, difficilmente potrà mai essere così ‘sensibile’. Perché, se davvero lo fosse, non sarebbe neanche partito. Assurdo pensare di esserci ‘ritrovati’ quasi per sbaglio (o per forza) come vuole far credere l’autore. Questo fattore fa perdere, a mio avviso, credibilità man mano che si procede nella lettura finendo per ‘stancare’ e rendere il tutto troppo sterile. Carina l’idea di voler fare della ‘giustizia divina’ ma, alla fine, una conclusione un po’ così, molto ideale e troppo poco convincente.

Maceria:
Non m’è dispiaciuto, devo dire la verità. Nonostante si tratti di una storia d’amore ‘scontata’ sotto certi punti di vista nasconde una ‘allegra malinconia’ che mi ha rincuorato e, mi ha fatto decisamente piacere. Interessante l’idea di ‘accentrare’ il titolo non solo come ‘obiettivo massimo’ di uno dei due protagonisti ma anche con i giochi di parole a voler rafforzare una terra promessa tanto ‘lontana’ quanto ‘oscura’ nei suoi molteplici aspetti. Un racconto ‘positivo’, nonostante tutto

America 3000:
Pessimo. Nel senso che l’omaggio a Baricco è ottimo anche perché quella è una delle parti più belle in assoluto di ‘900. Ma neanche lo sforzo di modificare i vari ‘nave’ con astronave. Peccato. Anche perché con un ‘incipit’ del genere si poteva anche creare una storia carina citando, appunto, il più noto episodio. E invece il nulla. Il mio primo vero voto negativo da quando partecipo ai vari Universi.

America Rossi:
Io adoro i racconti brevi se non brevissimi ma, in questo caso, forse davvero si poteva ‘allungare’ un po’ il tutto cercando di caratterizzare un po’ meglio i personaggi. Anche perché, il dialogo di chiusura, è veramente spettacolare, breve ed efficace. Scatena l’ilarità ma lascia ampio spazio anche a riflessioni più profonde. Ecco perché, una caratterizzazione, soprattutto del padre, avrebbe potuto rende la storia pregna di maggiori significati anche velati. Così come il pensiero e la ‘scelta’ di cambiare nome potevano essere maggiormente elaborate per focalizzare ancora di più la storia attorno a questa schiacciante conclusione capolavoro. Peccato, in parte, non aver coltivato meglio il tutto.

Alaska:
Un po’ troppo, troppo scontata a mio avviso. Sarebbe stato più bello se Ned fosse morto e se la storia fosse finita male. Invece, il ‘sogno americano’ che si conclude con gloria e soldi come se piovesse, beh, fa piacere perché ci lascia illudere che sia davvero possibile ma, d’altro canto, sa veramente di trito e ritrito. Sicuramente ricercata la scelta dei personaggi che sono decisamente ben caratterizzati e, anche la storia, è ben scritta, incisiva e senza troppi inutili voli pindarici. Peccato che il ‘contenuto’ profondo non abbia avuto lo stesso impatto su di me. Carino appunto. Ma poco di più.

Parto indotto:
Non di facile ‘approccio’ ma sicuramente interessante con quella disillusione iniziale che ben si sposa con la prima parte, quasi comica, del racconto proposto. Ho trovato anche ‘dolce’ il finale, meno scontato di quello che si possa pensare ad una prima lettura. Non si tratta infatti di un ‘lieto fine’..ma di una fine e basta che lascia spazio all’immaginazione per eventuali ulteriori potenziali scenari di qualunque tipo si voglia.

Storia d’oltreceano:
Banalotta, scontata e piena di stereotipi e luoghi comuni. Proprio ciò che non volevo aspettarmi in una tornata come America. Anche la storia, sul filo tra una puntata drammatica di qualche reality e qualche programma angusto e strappalacrime. Fastidioso per ciò che concerne i miei gusti personali.

The Garden:
Carina l’idea. Interessante la stesura che sembra descrivere in maniera un po’ meno banale (seppur mitica) quella porzione di terra chiamata America. Ma poi muore lì. Senza fare mai il saldo di qualità.

America:
Ben curato, ben descritto, accattivante. Forse il finale un po' troppo 'buono' lascia il sapore dolce in bocca ma stona con la crudezza della realtà ma, a quel punto, sono i gusti a parlare e non lo stile.

Signora Maestra:
Tentativo insufficiente. Qual'era l'obiettivo del racconto? Non l'ho proprio capito. Anche la stesura lascia intendere che si parla di una scolaresca ma il rapporto alunno-insegnante è al limite dell'utopico. Non mi ha dato niente, purtroppo.

I limiti di New America:
La costruzione che c'è alle spalle è molto, molto bella. Secondo me si perde sul 'finale' tentando di dare un senso logico al tutto. Perché? Io non l'avrei manco collegato alla Terra. L'avrei lasciato così, nell'ombra, un po' in stile Matrix uno da non far capire dove si può arrivare e perché. E, invece, proprio come il seguito di quel film s'è finito per 'rovinare' l'incantesimo.

Il grande cuore di Philadelphia:
Bello. Non aggiungo molto perché quando un racconto mi piace non so cos'altro dire.

La cosa più bella del mondo:
Trito e ritrito. Premio lo stile però, curato ma non barocco. Il racconto di per se, ahimé, non dice veramente nulla di nuovo.

Rotte:
Una gran bella reinterpretazione. M'è piaciuta. Ed è anche scritta bene. Anche in questo caso, non aggiungo molto di più perché m'è veramente piaciuto. Anzi, edito dopo aver letto il commento di White (). Io, personalmente, sono uno che se ne fotte della veridicità 'storica'. È un racconto, non il sussidiario di quinta elementare. Anche se è tutto inventato chi se ne frega, anche se non è storicamente credibile chi se ne frega. Apprezzo l'idea (che s'è fatta capire) di 'svoltare', anche seppur a livello meramente fantasioso, una cosa 'consolidata' come l'attribuzione della scoperta dell'America a Colombo. Chiaro, è la mia semplice e misera opinione.

La periferia dell'Impero:

Poteva essere migliore secondo me. Altalenante. Ci sono vette di crudezza mista a realtà ottime senza scadere nella banale retorica così come diventa un po' troppo 'facile' quando ci si avvicina alla conclusione finendo quindi per stereotipare un po' il tutto. Peccato

Desert Evening:

Bello, a lunghi tratti, all'inizio, sembra di entrare nell'atmosferta di un film con vari personaggi che si susseguono velocemente ma rimangono comunque ben caratterizzati. Bello il finale che, come detto, sembra però un 'nuovo inizio' di un film appunto, di un uomo 'nato' con il rimpianto che 'deve' fare qualcosa nel corso del prosequio. Non è quello che m'è piaciuto più di tutti ma merita il premio critica per la bella atmosfera che l'autore è riuscito a creare
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Ultima modifica: 23/12/2011 10:02 Da gensi.
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 10:06 #4195

White Lord ha scritto:
America: 6
Per qualche motivo il racconto non mi ha preso né mi ha lasciato qualcosa di particolare. Credo che il principale difetto stia nell’intreccio. Ti sei sforzato di renderlo il più contorto possibile fra flashback, ellissi e salti temporali vari, ma un intreccio particolare deve essere al servizio delle esigenze narrative e non è necessariamente una scelta migliore rispetto a una trama lineare. In questo caso le scelte fatte portano a un incipit moscio, lento e che fatica a catturare l’attenzione, al flashback cruciale che si inserisce malino nel mezzo del racconto e al salto totale di quello che dovrebbe essere il fulcro del racconto, narrato a posteriori in maniera alquanto fredda, a mo’ di riassunto. Rivedrei la struttura narrativa.



Hai pienamente ragione, è stato un parto scrivere questo racconto per me.

Sicuramente una storia del genere, scritta con l'alternanza di questi salti temporali (che ho voluto a tutti i costi metterci, per tentare qualcosa di nuovo) avrebbe avuto bisogno di molti più caratteri per essere sviscerata bene; mi sono sentito stretto. Ma va bene così, del resto devo cercare di sperimentare il più possibile.

Già rileggendo il racconto notavo qualcosa che stonava, sicuramente ho sbagliato i tempi di ingresso delle notizie nella narrazione.

p.s. grazie per il commento!
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 10:14 #4196

gensi ha scritto:
America:
Ben curato, ben descritto, accattivante. Forse il finale un po' troppo 'buono' lascia il sapore dolce in bocca ma stona con la crudezza della realtà ma, a quel punto, sono i gusti a parlare e non lo stile.



Il finale dipende dal senso del racconto, che spiegherò come al solito più avanti, per non influenzare i commenti (anche se comunque il senso è molto scontato).

In ogni caso devo smettere di essere buonista, voglio tornare il sadico che ero un anno fa.

Grazie!
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 10:41 #4197

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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 11:38 #4198

Bene, ecco qui i miei commenti.

Innanzitutto parto con un commento generale alla tornata: la difficoltà principale è stata secondo me quella di riuscire ad uscire dalla banalità e dalle storie scontate che il tema America poteva invitare a scrivere, riuscendo comunque al tempo stesso a non andare fuori tema.

Dal mio punto di vista in pochi ci sono riusciti, e solo un paio di racconti mi hanno veramente emozionato, gli altri mi hanno lasciato poco purtroppo (compreso il mio ovviamente ).

Al primo giro di votazione avevo dato praticamente tutte insufficienze, poi ho alzato un pochino i voti perché mi sembrava di passare come il cattivo di turno, del resto è la prima tornata e siamo tutti arrugginiti.

Ora commenterò racconto per racconto (tra parentesi metto il voto che gli ho dato), ho notato che White e gensi hanno avuto sensazioni simili alle mie per alcuni racconti.


Americano, troppo americano (6)
Di tutti i temi scontati che mi aspettavo devo dire che il tema del soldato americano in guerra lo avevo proprio dimenticato, quindi il racconto è partito subito con il piede giusto dal punto di vista dell'argomento, mi ha incuriosito; anche perché è un tema molto attuale e dibattuto. Inoltre l'ho trovato ben scritto. Non mi sono piaciute però alcune assurdità che ho trovato nella storia: posso passare sopra al soldato che è in guerra ma è obiettore di coscienza (posso passarci sopra nel senso che in fin dei conti è il tema centrale del racconto, magari poteva essere reso meglio e non così nettamente da risultare molto assurdo), ma non posso passare sopra a lui che esce di nascosto dalla base ( ). Se un autore vuole mettere cose piuttosto irreali nel proprio racconto a me va benissimo, ci mancherebbe altro, però le deve saper camuffare bene; perché, se io lettore le noto mentre leggo, finisce la magia e mi scade tutto il racconto.

Ingoia l'america (5)
Capisco cercare l'originalità, però si rischia di andare troppo oltre. Il tema trattato era ottimo, però per come è stato scritto non l'ho trovato molto in tema. Cioè per come la vedo io non lo intitolerei mai "America". Oltretutto il finale non l'ho proprio capito, non ho capito che senso aveva inserire quella frase. Ho letto ora la tua spiegazione gensi.

Maceria (7,5)
Questo è il racconto che secondo i miei voti vince la prima tornata.
Qui l'autore è riuscito sia a trattare il classico mito dell'America, però analizzandolo anche come mito negativo, sia ad essere originale, strutturando il racconto con dei giochi di parole veramente simpatici. Oltretutto il racconto è breve e scorre via che è un piacere. Insomma mi ha emozionato positivamente, l'unica pecca che ho trovato è quella che già White ha detto: non aveva senso evidenziare così tanto i giochi di parole, anche perché se qualcuno se li fosse persi sarebbe stato ancora meglio, dato che sarebbe arrivato all'ultima frase dove non avrebbe potuto non vederli, e lì lo avrebbero colpito ancora di più. @ Rimb: c'è un motivo particolare per cui l'hai fatto?

America 3000 (4)
Non conoscendo l'opera originale, non sapevo che questo racconto fosse tratto da un'altra opera. Il mio problema è che non l'ho proprio capito. Di cosa si parla? Senso di predestinazione? La gioia sfrenata che prende in quei momenti? Boh, secondo me poteva e doveva essere sviluppato di più.

America Rossi (5,5)
Simpatico, ma un po' troppo fine a se stesso, sembra un aneddoto, una barzelletta, più che un racconto.
Potevi spingere di più, rendere più curato, tortuoso e difficile il viaggio verso il finale del racconto, così com'è mi sembra qualcosa di incompiuto, una buona idea e niente di più, e soprattutto mi ricorda troppo lo stile di una barzelletta.

Alaska (6,5)
Questo è uno di quei racconti (ce ne sono altri) in cui "si respira America". Il mondo descritto sembra molto fedele all'originale (o meglio all'idea che ho io di quel periodo ). Con il mio voto ho premiato più questa capacità di descrizione e di scrittura che la storia in sé, che è carina, ma non eccezionale. Quali sono le sensazioni che volevi trasmettere con questa storia? Forse mi sono sfuggite, ora come ora mi viene da pensare solo al valore dell'onore, che gli americani amano sempre farsi proprio, anche quando non lo meritano.

Parto indotto 5,5
Racconto veramente bello e scritto bene. Mi ci sono ritrovato in alcuni tratti e mi ha anche emozionato, la triste atmosfera che pervade il racconto mi ha assalito e ne ho terribilmente goduto. Però cavoli, dov'è l'America? Grrr

Storia d'oltreoceano (6)
Ecco questo è uno dei classici racconti che mi aspettavo in questa tornata. Non che questo sia un male eh, semplicemente lo vedo come un "compitino" svolto in maniera sufficiente. L'ambientazione è resa secondo me bene, la storia non poteva andare oltre a quello che è stato scritto, dato che manca di originalità. Comunque direi un ottimo esordio su UniVersi.

The Garden (5,5)
Altro racconto sul mito americano, questa volta a sfondo sportivo. Scritto bene, niente da appuntare, però l'ho trovato veramente troppo positivo. Personalmente non mi piace vedere cosa sia andato bene in un'avventura di vita come questa descritta, ma cosa sia andato male. Cioè un'esperienza del genere non può essere sicuramente tutta rose e fiori, dove sono i problemi?

Signora maestra (5)
Uhm, mi trovo in difficoltà a commentare questo racconto, perché non ne ho capito il senso. La partenza mi era piaciuta, sinceramente mi aspettavo e speravo in qualche colpo ad effetto nel finale, colpo che poi non è arrivato. Mi è sembrato troppo fine a se stesso, non mi ha lasciato niente. @ Acciaio: spiegami il significato del racconto per favore!

I limiti di New America (6)
Eccomi al racconto che mi ha tormentato di più in fase di votazione.
La storia: ok. Lo stile: ok. Il tema (o i temi, dato che ce ne sono più di uno): ok. Però poi vado a vedere cosa mi ha lasciato e non trovo molto. La sensazione che ho e che non riesco bene a descrivere è che mi sembra qualcosa di già letto. Cioè non è che all'inizio sapevo che la storia sarebbe finita in quel modo, diciamo che l'avevo intuito, e via via che leggevo pensavo "ora succede questo" e 9 volte su 10 succedeva. Non lo so, forse non sei riuscito a stupirmi, e di questo ne ha risentito la mia votazione. Però forse è vero anche che sono stato troppo critico con il tuo racconto, avrei potuto dargli 6,5, anzi potessi cambiare ora il mio voto lo farei.

Il grande cuore di Philadelphia (6)
Il vincitore della tornata sarebbe stato anche il vincitore dei miei voti, se questo racconto non avesse una fine che non ho capito per niente e che reputo anche piuttosto insensata per quel poco che intuisco.
Se la fine dice veramente quello che c'è scritto, ossia che Nick viene curato dalla sua dipendenza con l'iniezione di bromocriptina fattagli da Chad, allora ti dico subito che ti potevo dare 2 come voto.
Esigo (non vorrei, ma proprio esigo ) che tu ci spieghi la fine e soprattutto cosa ci sia scritto in quel biglietto.
Per il resto poco da dire, sembra di leggere un libro, la lettura scorre via che è un piacere, i personaggi sono caratterizzati molto bene, come tuo solito direi.

La cosa più bella del mondo (6)
Mi è piaciuto il senso del racconto (sempre che io l'abbia capito), ossia il mito dell'America che per molti finisce in pratica ancora prima di iniziare, potremmo dire già quando arriva quel grido; da lì in poi cominciano infatti le vere difficoltà, i sogni si scontrano con la dura realtà e si torna a pensare a quello che si aveva e che ci siamo lasciati alle spalle per inseguire questo mito e questo grido effimero, che sembra un po' quello delle sirene di Ulisse. C'ho preso White? Il voto relativamente basso dipende unicamente dal fatto che secondo me non hai sviscerato appieno questa idea, potevi spingere di più, avrei forse preferito che i due uomini si incontrassero (e articolassero il loro dialogo) in una situazione ancora più difficile, magari terribile (che ne so, una questione di vita o di morte, una rapina fra poveri, qualcosa del genere), invece che seduti a mangiare in questa che credo sia una specie di mensa per poveri o qualcosa del genere. Sicuramente ripensandoci anche con il tuo racconto sono stato troppo critico, meritavi un 6,5.

Rotte (6,5)
Storia veramente simpatica. Simpatica nel senso che l'ho letta con gioia, per l'ambientazione (che io amo molto), per l'ironia presente, per i nomi dei personaggi, insomma per tutto. Ho sentito solo la mancanza di un "significato importante" di fondo, che dipende però dal fatto che la storia è stata proprio impostata in questo modo più "frivolo". Buon lavoro comunque.

La periferia dell'impero (6,5)
Più che il colpo di scena finale, che anzi secondo me è più un punto a sfavore che a favore, dato che rischia di ridurre il racconto a solo quella cosa lì, mi è piaciuta molto la trasformazione del racconto e dei temi rappresentati che c'è stata durante la narrazione. Siamo passati dal classico mito dell'America allo scontro puro contro l'America, per finire alla beffa finale dell'essere "fregati" dallo stesso sistema che stiamo cercando di difendere dall'ombra lunga di questo impero, dalla sua periferia, come dice appunto il titolo. La cosa che mi ha un po' stonato è che questa trasformazione risulta essere troppo radicale, il lettore non ne è preparato, gli eventi si susseguono senza sosta, il protagonista sembra quasi un pazzo che ogni giorno si sveglia e cambia completamente visione del mondo. Questa però è una cosa inevitabile, dato che è un racconto breve e i caratteri sono limitati; direi che come tema si adatta forse più ad un libro che ad un racconto.

Desert evening (7)
Vorrei fare i miei complimenti a Maurocap, questo racconto è scritto benissimo. Cavoli, avrei voluto proprio esserne il protagonista, chissà se un giorno ce la farò a trovarmi in situazioni del genere.
La fine è fantastica, semplicemente rappresenta quello che io vorrei fare in quella situazione, ma che so già che non riuscirei a fare...dato che io mi fermerei lì con lei, distruggendo in quel momento il mio dolce vagare. Il racconto in fin dei conti forse risulta un po' troppo fine a se stesso, sinceramente non riesco a capire se sia fuori tema o no, rimarrò col dubbio.
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Ringraziano per il messaggio: White Lord

Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 12:21 #4199

Tava, non per criticarti, ma temo che tu debba rivedere un po' il tuo concetto di fuoritema. E non solo per quanto riguarda il mio racconto ma anche altri per i quali tu credi che siano fuori. Tu veramente hai limitato 'America' affinché fosse la protagonista? Per me il tema è semplicemente lo 'spunto' da cui far partire l'idea.

Poi è vero che se il mio racconto lo ambientavo con un italiano e una messicana era esattamente lo stesso ma ciò non toglie che lo 'spunto' dal quale m'è nata quell'idea è 'America' e non certo 'Messico' che forse m'avrebbe messo in mente altre cose.

Non capisco, tu cosa intendi sia davvero in 'tema' con America?
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 12:34 #4201

gensi ha scritto:
Tava, non per criticarti, ma temo che tu debba rivedere un po' il tuo concetto di fuoritema. E non solo per quanto riguarda il mio racconto ma anche altri per i quali tu credi che siano fuori. Tu veramente hai limitato 'America' affinché fosse la protagonista? Per me il tema è semplicemente lo 'spunto' da cui far partire l'idea.

Poi è vero che se il mio racconto lo ambientavo con un italiano e una messicana era esattamente lo stesso ma ciò non toglie che lo 'spunto' dal quale m'è nata quell'idea è 'America' e non certo 'Messico' che forse m'avrebbe messo in mente altre cose.

Non capisco, tu cosa intendi sia davvero in 'tema' con America?



Boh, io per decidere cosa sia in tema e cosa non lo sia provo ad intitolare il racconto con il titolo del tema, in questo caso America. Secondo me il tema deve essere il protagonista del racconto, altrimenti se il protagonista è un altro allora anche il tema è un altro.

Nel tuo racconto non ho visto questo tema, sicuramente dipende dal fatto che io ho un'idea diversa di questo stereotipo americano di cui hai parlato nel tuo racconto. In pratica ho visto una storia che mi è sembrata adattata al tema, e non una storia nata dal tema stesso.

p.s. certo che mi devi criticare, a che servono i commenti sennò?
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 12:52 #4202

rispondendo ai tre autori che hanno commentato il mio racconto, direi che quello che gensi chiama "storia scontata" potrebbe essere chiamata "storia semplice".. senza grandi navi o esploratori.. senza che la storia si svolga in america, senza che il protagonista sia un uomo (avete tutti fatto parlare degli uomini.. che significa? che le donne non ci azzeccano con l'america?? :PpPp).. insomma una storia d'amore (un po' agrodolce per la verità) che si sposa bene con la malinconia che mi ha sempre trasmesso il circo (ho inserito un omaggio al grande Kafka citando il "Nature Theatre of Oklahoma ".. più esattamente nel romanzo "Amerika" si lascia intravedere in quel circo la possibilità di salvezza e speranza per il giovane protagonista.. purtroppo la sua storia finisce proprio lì lì perché il romanzo è incompiuto e non si sa se il giovane Karl riuscirà a trovare la felicità)

i giochi di parole commentati da white li ho evidenziati perché vi ho dato poca fiducia :PpPp (sono già stupito che proprio white abbia notato che il titolo è l'anagramma di "america").. se vi son piaciuti bene.. sennò amen ;D

a tava dico che l'ho fatto per donare un po' di malinconica felicità (come captato anche da gensi).. il sogno di un ragazzo raccontato attraverso gli occhi di una ragazza (con tutta la sua leggerezza e poesia, che ho goffamente cercato di inventare, non essendo io una donna LOL).. l'america è il sogno.. quindi si parla quasi più di spagna e perfino siberia (nella mini-storia dentro la storia che faccio raccontare alla ragazza insonne: storia che peraltro avevo scritto proprio io al liceo )

ecco, la ragazza così fragile trova l'america laddove il ragazzo così forte l'aveva perduta.. e cresce la figlia proprio a Tulsa, in Oklahoma! (dove c'era il circo )

questo è un po' il sunto: l'ossessione non porta da nessuna parte.. la speranza forse si
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 13:34 #4204

Signora Maestra, è un racconto molto personale. L'ho ideato e scritto in 10 minuti. Probabilmente anche senza l'eccelsa qualità rimarrà il racconto a cui sarò più legato perchè è dedicato ad una persona a me molto cara.

Il continuo sovrapporsi di interventi senza andare a capo è voluto, perchè vuole rappresentare una classe di alunni che continuano a parlare uno sull'altro, in maniera caotica appunto. Sono molto giovani, scuola elementari, per cui il tipo di commenti è in relazione alla loro età, e l'insegnante lascia un po' di libertà ai suoi piccoli ovviamente, non siamo alle superiori o altro....quindi non c'è niente di utopico. L'America compare nella storia raccontata dall'insegnate che parla della sua scoperta e di Colombo, compare poi nei bambini e fa notare cosa arriva a noi e ai giovani oggi dell'America, la quale è molto presente a livello consumistico nelle nostre vite.

All'interno poi ci sono dei rimandi che può capire solo una persona. Per il resto ero consapevole che sia il soggetto scelto sia il tipo di messaggio sarebbe stato poco apprezzato e poco colto. Ma va bene così, come già detto in precedenza, questo sarà ugualmente il mio racconto più sentito, quello a cui sarò più legato.

Il voto che ho preso va più che bene, ma se devo fare una postilla, secondo me c'è più "America" qua dentro, che in molti degli altri racconti, che ho trovato fuori tema, per nulla inerenti. Indipendentemente poi dalla loro qualità o dalla bellezza del racconto.
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 13:35 #4205

Rimb, io sono curioso dei tuoi di commenti
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 13:36 #4206

Questi più che commenti sono impressioni a caldo, non credo di riuscire ad analizzare un racconto più a fondo. Mi sono basato su feedback immediati, senza pensare troppo a cosa avrebbe voluto dire l'autore e letture fra le righe. Insomma, cotto e mangiato, come credo che un racconto debba essere.



Americano, troppo americano - 6,5 appena l’ho letto mi è piaciuto, magari non troppo originale come tema ma scritto bene e con un finale magari prevedibile ma coerente. Non ho ben capito il paragrafo iniziale

Ingoia l'America – 6 Andava tutto bene, poi il finale ha rovinato tutto. Secondo me chiuso troppo frettolosamente.

Maceria – 6 devo essere sincero, quel gioco di parole “a me ricardo” e “9 am Erica dorme” non l’ho proprio digerito.

America 3000 - 5,5 che siano caravelle o astronavi non ci si fa mai mancare l’uomo che per primo scorge la meta. Classica scena, forse un po’ troppo abusata.

America Rossi – 5 Come ha detto non mi ricordo chi, c’è tanto potenziale inespresso in questo racconto. La battuta finale mi ha fatto ridere da solo come uno scemo. Forse troppo frettoloso (l’autore) e forse troppo ingeneroso (il mio 5)

Alaska – 6 Come diceva spesso la mia professoressa di Italiano: senza infamia ne lode. La corsa all’oro, la fortuna, da miserabile a riccastro. Per carità, ben scritto, ma forse un’altra vittima di un tema, america, un po’ palloso.

Storia d'oltroceano – 6 Ho pensato: “tristezza a palate”, veramente. La povera ragazza madre, l’indifferenza, lui che decide di portarla con se. Voglio scappare, col tacsi. Abbasso i buoni sentimenti!

The Garden - 4,5 La narrazione non mi è piaciuta, l’idea nemmeno . In topic o off topic? Basta il madison square garden perché si possa parlare di America?

America – 7 uno dei migliori nonostante le caravelle. L’ho letto senza chiedermi nemmeno una volta “ma quando finisce?”, e per me non è poco

Signora maestra - 4,5 Questo racconto proprio non l’ho capito, forse non c’era niente da capire.

I limiti di New America - 6,5 Probabilmente uno dei meglio scritti. Voto poco oltre la sufficienza perché io il fantascientifico proprio non lo reggo.

Il grande cuore di Philadelphia – 7 Un 7 che va tutto alle capacità narrative dell’autore. Bella forma ma la sostanza non mi ha convinto. Da cestista di fama a drogato buttato su un marciapiede, drammatico, un po’ troppo.

Rotte – 6 Devo dirlo, l’idea dell’america scoperta un paio di secoli prima e del messaggio imbottigliato mi piaceva assai. Poco curata la scrittura, peccato, poteva venire meglio

La periferia dell'impero - 8,5 Il racconto col botto. Niente di nuovo sia chiaro, l’america, il capitalismo… Ma come dice non mi ricordo chi, se hai un bel finale sei già a cavallo. E questo racconto ti spingeva al finale, ti preparava, prometteva qualcosa che si è poi puntualmente avverato.

Desert evening – 7 anche qua il voto va quasi esclusivamente alle doti narrative dell’autore, il ragazzo sa scrivere. Un bel quadretto ma la storia in se mi ha deluso abbastanza.
"Signorine, non è certo sotto le specie del vocabolario e della sintassi che la Letteratura inizia a sedurci" Paul Valéry

Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 13:41 #4207

Acciaio ha scritto:
Signora Maestra, è un racconto molto personale. L'ho ideato e scritto in 10 minuti. Probabilmente anche senza l'eccelsa qualità rimarrà il racconto a cui sarò più legato perchè è dedicato ad una persona a me molto cara.

Il continuo sovrapporsi di interventi senza andare a capo è voluto, perchè vuole rappresentare una classe di alunni che continuano a parlare uno sull'altro, in maniera caotica appunto. Sono molto giovani, scuola elementari, per cui il tipo di commenti è in relazione alla loro età, e l'insegnante lascia un po' di libertà ai suoi piccoli ovviamente, non siamo alle superiori o altro....quindi non c'è niente di utopico. L'America compare nella storia raccontata dall'insegnate che parla della sua scoperta e di Colombo, compare poi nei bambini e fa notare cosa arriva a noi e ai giovani oggi dell'America, la quale è molto presente a livello consumistico nelle nostre vite.

All'interno poi ci sono dei rimandi che può capire solo una persona. Per il resto ero consapevole che sia il soggetto scelto sia il tipo di messaggio sarebbe stato poco apprezzato e poco colto. Ma va bene così, come già detto in precedenza, questo sarà ugualmente il mio racconto più sentito, quello a cui sarò più legato.

Il voto che ho preso va più che bene, ma se devo fare una postilla, secondo me c'è più "America" qua dentro, che in molti degli altri racconti, che ho trovato fuori tema, per nulla inerenti. Indipendentemente poi dalla loro qualità o dalla bellezza del racconto.

Non sono d'accordo circa lo stile mentre sui 'sentimenti' non mi pronuncio perché sarei fuoriluogo.
Quello che io definisco utopico è il 'caos controllato' del tuo racconto. Io l'avevo capito che si trattava di scuola elementare e, nonostante il tuo tentativo di rappresentare il caos, la verità, è che, a mio avviso, questo si vede che c'è ma è un caos ordinato e finisce inevitabilmente per rendere il tuo racconto come una 'sfilza' di battute una appresso all'altra come se tanti attori fossero in fila e dovessero dire una dietro l'altra, una per ognuno la propria battuta, velocemente si, ma in ordine.
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 13:46 #4209

volevo rispondere a chi vede il mio racconto completamente off topic. L'america è la voglia di rivincita del protagonista, è il trionfo dello stereotipo americano. Lui che ancor prima di partire immagina come andranno le cose in base ai suoi desideri e a qualcosa sentita qua e la, ma mai provata di persona. é il sogno americano come leggenda lontana che si schianterà inesorabilmente contro la realtà.
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Re: [#1] America (commenti) 23/12/2011 13:50 #4210

6Rimbaud ha scritto:
(sono già stupito che proprio white abbia notato che il titolo è l'anagramma di "america"



Credo che l'abbiano notato tutti, anche perché anche lì hai messo tra parentesi America, ergo anche lì credevi che non ci sarebbe arrivato nessuno.

Riguardo alla spiegazione del racconto: l'avevo ben capita, quello che ti chiedevo era appunto perché hai voluto evidenziare con caratteri cubitali i giochi di parole.
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