Ecco qui i commenti (finalmente direte voi, ma ero alle Maldive - seh, magari!)
Per non scrivere 856 volte "per me - imho - secondo il mio parere di lettore di prima mano" lo dico qui: SONO PARERI DEL TUTTO PERSONALI, quindi soggettivi
A breve anche spiegazioni sul mio racconto...sono curioso anche di leggere che avete scritto al riguardo!
Americano, troppo americano = 6
La trama sa di "già visto", non vedo nulla di originale, ma solo una certa piattezza. John appare come l’archetipo del soldato-buono-che-non-voleva-uccidere-nessuno. Tuttavia il racconto risulta leggibile, con uno stile che ben si confà alla trama e con sentimenti espressi bene, senza cadere nel superficiale e soprattutto nel banale.
Ingoia l'America = 4,5
Il voto è pesantemente influenzato da gusti personali: non mi sono mai piaciuti i linguaggi gretti, e seppur dietro ci sia una precisa volontà, mi infastidiscono. E’ più forte di me. E se lo stile mi ha infastidito la trama ne ha risentito: mi è apparsa (scusa la franchezza, ma abbiamo detto niente fronzoli, no? ) insulsa, con solo qualche accenno interessante ma non approfondito (<<Perché dare per scontato che un americano dovesse per forza essere più internazionale di un italiano?>>), il che alimenta la frustrazione dell’”io lettore”. Allora perché ho dato comunque 4,5 e non 2 o 3? Perché ci vuole coraggio a scrivere una cosa tanto fuori dagli schemi e secondo me all’autore è mancato solo il giusto obiettivo, non volevo penalizzarlo eccessivamente.
Maceria = 6,5
A parte i giochi di parole di dubbio gusto (;P) mi è sembrata una storia “dolce d’altri tempi”, con una trama semplice (il che non è una mancanza o una cosa negativa, anzi, nel contesto risulta essere senz’altro una nota di merito) e sicuramente ben scritta (complimenti soprattutto per le varie analogie sparse). Insomma, tutto risulta ben congegnato con uno scopo ben preciso.
America 3000 = 5
Un racconto troppo conciso, scarno, in cui non mi sembra ci sia granchè dietro. Per i troppi “…” lo stile risulta danneggiato.
America Rossi = 6,5
Il voto è tutto per le risate finali, non me l’aspettavo! Inizialmente sembrava un raccontino scritto tanto per scrivere.
Alaska = 5
Tipica storia all’americana (!), il sogno che si realizza e vissero tutti felici e contenti. Non mi garba questo archetipo. Soprattutto perché è stato portato un po’ troppo per le lunghe per quel che meritava l’idea. Per il resto lo stile non è malvagio, ma nel complesso mi è apparso un racconto pesante.
Parto indotto = 8,5
Indeciso fino all’ultimo sul premio critica, per me è il secondo-quasi-primo racconto meglio scritto, quindi non dirò altro sullo stile. Il VCM è un personaggio nel quale facilmente ci si rispecchia, lo senti vivo, in 3D. Che posso dire: bravo!
Storia d'oltreoceano = 7,5
Storia romantica senza cadere nel banale: non è da tutti. Inoltre è ben scritto e il personaggio non risulta piatto-monocromatico. Una bella escursione nelle contraddizioni dell’America.
The Garden = 6
Essendo un omaggio bisognerebbe conoscere ed apprezzare l’omaggiato per comprenderlo in pieno. Risulta comunque leggibile-godibile anche per un non appassionato di basket.
America = 5,5
Finale ambiguo (bellissima dopo quello che ha subito? mi sembra una gran contraddizione; per dire così tu autore avresti dovuto scrivere almeno qualcosa sul periodo vissuto da Isacco nel nuovo equipaggio: manca qualche dettaglio insomma). Scritto discretamente, la trama soffre di qualche illogicità (oltre al finale, la scena della ferita di Isacco: si butta a mare, ma dove stava? su uno scoglio? non era appena sbarcato?). Per il resto, si scorge perlomeno un piccolo barlume di originalità nella trama.
Signora maestra = 4,5
L’ho trovato molto banale sia per come è posto il tema (maestra vs alunni) sia per come è trattato. C’è anche più di qualche refuso.
Il grande cuore di Philadelphia = 8 – PREMIO CRITICA
Che te devo dì? Bravo! Le mie critiche sono ben poche e mi devo sforzare per trovarne una: il personaggio principale doveva essere per forza un ex giocatore di basket?
Troppo semplice far passare il personaggio dalle luci del basket al buio della droga: se avessi trovato un personaggio più ricercato il racconto avrebbe guadagnato ancora più profondità. Comunque complimenti, davvero ben scritto.
La cosa più bella del mondo = 6
Non male, ma un pizzico di banalità in meno non avrebbe guastato. Tutto sommato godibile e scritto bene, anche se sia stile che trama risultano essere un po’ troppo lineari. Un lavoro da artigiano medio insomma (o fatto da un artista non ispirato), senza grosse pecche, ma anche senza “arte”.
Rotte = 7
Anche se l’inizio sembra la solita solfa, la fine dà quel quid in più per cui il racconto dimostra di essere più intrigante di quel che appaia. Originale anche l’idea di prendere in maggior considerazione altri personaggi piuttosto che, ad esempio, il capitano o un sopravvissuto ad una strage o che so io. A mio avviso, oltre al finale, i punti di forza del racconto sono lo stile più che buono e i personaggi ben caratterizzati. Tra le cose negative metterei una prima parte troppo lunga, che risulta rubare spazio prezioso a quella che poteva essere una parte più interessante (sulla terraferma). Specifico che mi rendo conto che l’autore doveva scegliere quale fase approfondire, solo che per quelli che sono i miei gusti avrei preferito dare più spazio alla parte finale.
La periferia dell'Impero = 6
Storia discreta, ma un po’ piatta e affrettata. I personaggi rimangono quasi sospesi ma credo sia tutto imputabile al poco approfondimento generale. L’idea del cambiamento che potrebbe avvenire in un ragazzo cresciuto con coca-cola e rambo è affascinante, ma è stata affrontata in maniera del tutto superficiale.
America – Desert evening = 6,5
La storia, seppur troppo statica e sofferente di quel vago senso di “già visto”, non è male, scritta sicuramente bene. Tuttavia sembra che la trama sia troppo diluita, il racconto fatica a partire e di conseguenza a catturare l’attenzione del lettore. Vero è che si riscatta nella parte finale, ma qualche lettore “menefreghista” potrebbe abbandonare la lettura da prima, e sarebbe un peccato