Americano, troppo americano: 6
Il racconto mi sembra ben scritto: l'autore è stato capace di creare, a tratti, dei momenti di riflessione che all'inizio del racconto non credevo fossero possibili. I periodi non sono pesanti e le descrizioni sono ben curate. Mi rendo benissimo conto anche da solo che, l'argomento, era molto difficile da sviluppare. Ho trovato però un pò forzato l'utilizzo dei rimandi ad autori italiani: come se lo scrittore del racconto volesse far sfoggio della propria cultura. Questo, mi dispiace, gli è valso un mezzo voto in meno. Sicuramente il tema trattato, però, è un tema molto delicato e controverso e credo anche un pò utopistico: utopistico nel senso che non credo che i soldati, addestrati per compiere tali atrocità, abbiano dei momenti di riflessione ed angoscia come li ha avuti il protagonista del nostro racconto. Tutto sommato penso che, se nei prossimi racconti l'autore continuerà su questa linea, ha tutte le carte in regola per regalarci delle belle "storie". Continua così.
Ingoia l'America: 4,5
Il racconto è un pò troppo volgare a mio avviso: sono sicuro che era l'intento dell'autore che c'è riuscito benissimo. Non c'è grande storia dietro, non c'è pathos, non c'è complicità né immedesimazione in quello che leggo. Non c'è trasporto. Insomma, non me ne voglia l'autore ma non mi sono per niente sentito trascinato: l'ho letto come si leggono quegli aforismi contenuti nei baci perugina; poco interesse e tanti stereotipi in testa. Passando alla struttura del racconto, è risultato "piacevole" da leggere per via dei periodi abbastanza brevi e per la "povertà" (in senso buono, ci mancherebbe) lessicale - che, tra l'altro, era perfetta per un racconto di questo genere. L'unica cosa che mi sento di dire per aiutare l'autore a migliorare è questa: magari non avevi grandi idee (essì l'argomento della tornata era molto difficile) però cerca di sviluppare una storia un pò più coinvolgente la prossima volta. O, in alternativa, cerca di arricchire la tua con più particolari (non particolari dei rapporti di cybersex, sia chiaro
)
Maceria: 7
Il racconto è veramente bello: peccato sia poco a tema. Però è scritto davvero molto bene e non posso pesare più il "fuori tema" rispetto alle capacità espositive dell'autore. Ogni parola sembra messa lì per completare l'altra, in un quadro quasi perfetto. Il tema trattato, per quanto possa sembrare "banale" è comunque espresso in maniera impeccabile. Mi è sembrato di essere davanti ad un film, più che ad una pagina internet con scritte sopra delle parole, dei bit virtuali. Inoltre le descrizioni hanno creato in me delle atmosfere che, solo raramente, ho ritrovato in qualche libro letto. Non ho assolutamente nient' altro da dire. Bello.
America 3000: 6
Poche parole, quelle giuste. Grazie veramente all'autore di questo racconto perché ha dimostrato come non serva essere prolissi per scrivere bene e per creare una bella "atmosfera".
La terminologia di questo racconto, nella sua semplicità, e la struttura del racconto stesso sono le migliori che m'è capitato di leggere in questa tornata. Mi spiace solo che il tema non sia quello indicato e che, quindi in fase di votazione, il mio giudizio ne ha tenuto conto facendo calare fortemente il punteggio. Per il resto non mi sento di poter dire null'altro. Anche a questo autore: BRAVO.
America Rossi: 5
Devo dire la verità: mezzo punto in più per il sorriso che mi hai strappato con il finale della storia. Purtroppo però mi sembra una storia banale e non scritta benissimo. Questo forse è il racconto sul quale posso cercare un commento che possa essere d'aiuto all'autore. Per prima cosa mi sento di dirti (ma prendilo con le pinze, mica io sono uno scrittore di professione
) che un periodo del genere: "Ecco il rumore delle chiavi nella serratura per la prima volta, mamma, solita entrata di corsa con un "ciaoooo" urlato, poco dopo papà ed il fratellone che quasi sempre rientravano insieme, per un secondo ed ultimo giro di chiavi." spezza un pò il racconto. Quel virgolettato non mi piace proprio. Dovresti cercare magari allungando un poco il periodo (di per sé già lungo) di cambiare la struttura della frase per renderla più interessante. Non sò se mi sono spiegato bene. Inoltre non mi sembra che ci sia troppa "colla" tra una frase e l'altra e, perché no, anche tra una parola e l'altra dello stesso periodo. Non ne avere a male ma il racconto mi è sembrato un insieme di parole messe lì, per descrivere una situazione. Punto.
In realtà credo che, in un racconto, ogni parola debba avere il giusto peso e debba essere calibrata per collocarsi alla perfezione all'interno del contesto e per coesistere con le parole precedenti. Nel tuo racconto, scusa per la sincerità ma siamo qui per questo, non ho riscontrato nulla di tutto questo. Prendi il mio consiglio come uno spunto, un punto di partenza, per cercare di migliorare e di coinvolgere più il lettore all'interno della storia.
Alaska: 7,5
Il miglior racconto che mi è capitato di leggere: il tema era difficile e, mi ero ripromesso che una semplice ambientazione in America non sarebbe stata sufficiente per guadagnare qualche punto extra e non essere considerati off topic. Invece questo racconto è talmente particolareggiato ed interessante che è impossibile non apprezzarlo. Inoltre c'è tanto di quel pathos e di quella "tensione" nella storia che non sai mai dove andrà a finire. L'unico appunto che mi voglio permettere di fare riguarda i periodi: alcuni periodi nel racconto, separati da molte virgole, risultano un pò pesanti alla lettura - soprattutto nella prima parte - e rischiano di far perdere il filo e l'attenzione al lettore. Questa è l'unica nota "negativa" (passatemi il termine) che, però, non intacca assolutamente il tuo voto. Molto bello.
Parto indotto: 6,5 [premio critica]
Parto subito dalle opinioni "spigolose": secondo me questo racconto si gioca il podio per essere uno dei tre racconti più fuoritema postati. Non riesco a capire il nesso logico tra il tema proposto, e le tematiche qui trattate. Però come scritto m'ha appassionato davvero moltissimo ed è per questo che ho deciso di premiarlo con la "palma della critica". All'inizio pensavo che, contrariamente a quanto scritto fin ora nei miei commenti, i troppi periodi brevi, la costruzione della frase con un tempo un pò particolare e tutta questa serie di piccole cose, lo avrebbero reso anche difficile e pesante da leggere. Invece, in realtà, s'è rivelato essere uno dei tre migliori racconti letti. La semplicità espositiva ma, al tempo stesso, la ricchezza di esposizione, l'hanno reso molto piacevole ed interessante. Mi sono rispecchiato in alcuni frangenti nel personaggio qui descritto e, devo dire la verità, tutto ciò mi ha fatto sorridere e mi ha fatto pensare a quanto siano "universali" le tendenze comportamentali dell'uomo. Il voto, questo sei e mezzo, è scalato perché sei fuori tema e perché, in alcuni tratti, ho trovato l'utilizzo di termini "volgari" (del popolo, inteso in questo senso
) accostati in maniera troppo forzata; sia chiaro, non ho nulla contro un racconto che li contiene in maniera moderata e seguendo QUELLA linea narrativa ma, nel tuo caso,sembravano entrarci come una figura tonda in un buco triangolare.
The Garden: 6
Questo racconto, mi dispiace dirlo, non m'ha trasmesso nulla. Io sono anche un grande fan dell'NBA ma credo che non ti sei abbastanza concentrato sui particolari o sul tema del racconto in sé per sé. Io non posso dire d'aver fatto di meglio, per carità, ma le uniche cose che mi ha lasciato questo racconto, sono dei grandi punti di domanda stile cartoon sulla testa.
Non vorrei esser stato troppo duro ma, sai come funziona in queste cose: o scatta la scintilla o no. Non ci puoi fare niente.
America: 7
Dò un voto uguale a Maceria. Questo racconto m' è piaciuto sicuramente meno di quello citato in precedenza. Ma, secondo me, questo era comunque uno di quelli più in tema e nemmeno scritto malissimo. In altre circostanze sarei stato combattuto tra un sei ed un sei e mezzo. Diciamo che sette, però, è il voto più meritato. La cosa che non m'è piaciuta è la descrizione di alcuni momenti "presenti" della storia, come se fossero momenti passati. Questo è un difetto di molti di noi che scriviamo su universi (o almeno sembra esserlo). Il continuo ricercare di termini come ERA, FACEVA, CADEVA ecc..ecc... può essere sostituito con termini più appropriati che, se usati per descrivere un'azione in corso, renderebbero sicuramente meglio il senso (oltre che sarebbero stilisticamente più belli). M'è piaciuto molto il finale: il padre che, assente da tanto tempo, rivede nel figlio l'indigeno; probabilmente il figlio, nello stesso momento e dopo tanta assenza, avrà rivisto nel padre l'Europeo sconosciuto che arrivava "nel suo territorio".
Signora maestra: 4
Oltre ad essere fuori tema, a mio avviso, è un racconto un pò troppo discorsivo e dispersivo: non ci sono descrizioni, non ci sono particolari, non ci sono periodi degni di nota. Sono solo informazioni messe lì, come per voler dire: anche io ho scritto, qualche punto lo prenderò e mi posso anche avvantaggiare su chi non ha scritto nulla. E, invece, credo proprio che questo sia il peggior racconto letto fin ora. Ripeto, siamo tutti qui per migliorare e non me ne voglia l'autore, ma voglio essere sincero. Se posso darti qualche consiglio, ti invito ad essere più descrittivo e ricco nelle tue descrizioni. Anche se può sembrare inutile, perché non provi a descrivere i personaggi della tua storia? Come erano i bambini? Chi era il più intelligente di loro? E quello più asino? Chi era la maestra e che storia aveva alle spalle? Le piaceva insegnare? Le piaceva la materia insegnata? Com'era la classe dei bimbi? E tutta questa serie di domande che, se ben risposte, possono trasformare il tuo racconto da un quattro ad un comodo sei. Poi da lì in poi, ci sarà da lavorare ancora tanto. Questo è comunque il punto di partenza e ti consiglio di non sottovalutarlo.
I limiti di new america: 6
In tema si? In tema no? Questa domanda mi è un pò girata per la testa prima di scrivere il voto. Direi che la risposta è "in tema ni". Sicuramente lo sviluppo del racconto è avvincente: d'apprima ti verrebbe da dire che non c'entra nulla con il tema e che, comunque, è un racconto quasi privo di logica. Si, fantascientifico (e quindi, come spesso accade, non del tutto logico) ma comunque lontano dall "America" che si dovrebbe trattare per non essere OT. Poi, in realtà, ti sorprende facendoti pensare che, forse, potrebbe essere considerato una grande idea, una cosa geniale. Peccato che anche tu, come il precedente autore, abbia lasciato troppo spazio alla forma discorsiva del racconto a discapito di quella descrittiva. Nel tuo caso, quel poco più di storia e di descrizioni, ti fanno arrivare alla sufficienza. Inoltre, e forse è solo una mia impressione, il racconto sembra tagliato corto come se modellato per rientrare nei 12.000 caratteri. Questo è un appunto personale e, probabilmente, non sarà considerato universale dagli utenti ma preferisco un racconto lasciato in sospeso (beh certo, non a metà chiaro. Un racconto sospeso con un "perché" e con un senso) che un racconto "modellato" a forza dentro il limite.
IL GRANDE CUORE DI PHILADELPHIA: 8
Bello. Molto ma molto bello. Forse mi hai beccato in un momento un pò particolare della mia vita: stò rileggendo il libro di Federico Buffa "Black Jesus" e sono un paio di anni che le side-stories nba (oltre che l'nba stesso) mi stanno appassionando in una maniera incredibile. Beh, logicamente tutto questo non basterebbe in alcuna maniera a farti manturare questo bel voto. Quello che ti fa meritare questo giudizio è l'utilizzo del dupplice tema americano: le storie di persone comuni, arrivate all'apice velocemente, sprofondate altrettanto velocemente e dimenticate da tutti (non sò se conosci la storia di Earl Manigault). Tutto questo viene mischiato alla figura "quasi mistica" di una persona: America. America rappresenta davvero un personaggio fuori dal comune: rappresenta l'emblema di una nazione dove il problema della droga non è affatto da sottovalutare, rappresenta il sogno della gente di poter tornare (o iniziare) a stare bene, rappresenta (a volte) quasi un padre o, forse, uno spietato boia che ti offre una mano ma che sà che, prima o poi, tornerai a servirti della sua roba.
Tutto questo, come appunto stavo dicendo, è mischiato ad una narrazione "spezzata" tra passato a presente che si ritrova solo in alcuni dei migliori racconti. Senza dimenticare il sopraffine utilizzo delle parole. Insomma, a me questo racconto è piaciuto un sacco e lo ritengo anche il più in tema.
La cosa più bella del mondo: 6
Tema abbastanza percorso in questa tornata: era anche il più scontato e facile da sviluppare a mio avviso. Il racconto non è scritto male ma, secondo me, è un pò forzata la trama. Inoltre non sono mai stato coinvolto in maniera seria in questa storia che è passato e m'è scivolata addosso. Ti meriti la sufficienza come incoraggiamento per fare meglio le prossime volte.
ROTTE: 6.5
Anche questo è un racconto basato sul tema della navigazione: sò che l'argomento era difficile ma ne ho letti troppi (e anche postati a distanza di giorni) per iniziare a credere che questa era la via più facile verso la quale procedere. Devo essere sincero, questo scritto m'è piaciuto molto per la sua attenzione dei particolari: molti personaggi sono stato sommariamente caratterizzati per: aspetto fisico, aspetti psicologici e via dicendo. Io apprezzo sempre questo genere di cose. Il finale, poi, è stato molto carino. In altre condizioni avrei alzato di un mezzo voto minimo ma, per quanto detto fin ora, mi sento di darti mezzo voto in più della sufficienza.
Però vorrei dirti che, tra i voti "bassi", sei quello che ha più prospettiva futura di migliorare: cerca di scegliere temi un pò meno "banali"
La periferia dell'impero: 8
Peccato, veramente, che non ho capito come potesse essere in tema con "America" però m'è piaciuto veramente tanto. Non sò come esprimere in altra maniera il mio giudizio... Se il tema fosse stato più calzante avresti preso un bel voto pieno in più... Invece ti devi "accontentare" di questo otto.
Desert Evening: 6,5
Racconto ben scritto e veramente piacevole da leggere. Il tema della classica tavola calda dove, camionisti di tutti gli stati si fermano per mangiare o bere qualcosa però mi è sembrato un pò troppo scontato: scontato, forse, perché ci avevo pensato anche io e perché ormai nella maggior parte dei film americani una scena del genere non manca mai. Ho la netta impressione, però, che l'autore di questo breve racconto sia una persona molto in gamba ed abile ad utilizzare le parole. Secondo me è uno dei seri candidati alla vittoria - per quanto possa contare - di uniVersi. Vedremo se con temi meno difficili o, comunque che inducono idee meno scontate, saprà confermarsi di questa pasta. Per ora, bene così.