Cichetto ha scritto:
DRELL 6
Nuova versione di 1997 fuga da new york, stessa isola per i condannati, qui però con destinazione finale. Nel complesso bella storia, anche se ci trovo, se non proprio delle forzature, alcune cose poco convincenti. Gli animali come sono entrati dentro, dalla botola? Quelli che sono tornati nel mondo esterno, non ce n'è uno che abbia ricommesso qualche reato, o che sia anche stato soltanto fermato, facendo cadere cosi la copertura? L'enorme rete di fari, a cosa serve? Oltre alla difficoltà di realizzazione. La luce naturale non sarebbe sufficiente?
Sì è pieno di incongruenze, purtroppo per mancanza di tempo (e qualche giorno di voglia) l'ho scritto e postato in mezzora, non ho quindi fatto l'editing necessario.
La rete di fari serve perché in realtà tutto il complesso è al chiuso, o almeno volevo fare capire questo.
Le altre cose le avrei sicuramente dovute spiegare meglio.
gensi ha scritto:
Drell
Tra tutti quelli simili, questo, risulta quello peggio strutturato. Debole la costruzione con un mondo utopistico descritto un po' così, a grandi linee e pieno di lacune e omissioni di carattere reale che rendono la storia fortemente assurda. Di fatto non c'è l'originalità, anche il contesto è troppo generico ecco perché mi vedo costretto a limitare di molto il mio voto.
Tutto giusto: mancando l'originalità avrei dovuto spingere sulla credibilità, ma come ho detto prima non mi ci sono molto dedicato.
6Rimbaud ha scritto:
Drell 6 (mischiate 1997: fuga da new york e the truman show a fuoco lento per qualche minuto e otterrete Drell)
I tuoi commenti sono sempre molto esaustivi; mi sa che propongo di fare una votazione sui commenti dati, almeno lì perderesti sicuramente.
mentalhandjob ha scritto:
Drell: lo vedo a metà strada tra slow food e Matrix. Provo a indovinare: il racconto gioca sulla contrapposizione fra sani e malati, secondo lo schema (un po’ usurato) per cui, dietro l’apparenza di una società di cosiddetti “normali”, si celerebbe in realtà un mostro votato all’autodistruzione. La città della Gioia diventa così un’utopia possibile a costo di tagliare di netto il cordone ombelicale che ci lega alla società tradizionale. Ci vedo l’autoreferenzialità e il profondo pessimismo nei confronti della società moderna: il cambiamento e l’alternativa vengono concepiti come possibili solo in un nuovo mondo, senza relazioni o connessioni con la vita di prima e le vite degli altri, quelli rimasti fuori. Cambiamento ed esclusione vanno di pari passo e la società nuova si prospetta come un somma di elementi orientati e mossi dagli stessi valori. Una società di “eletti”, di cui io francamente mi fido ancora meno. Attendo opinione autore.
Hai colto perfettamente il significato, era "scontatamente" questo.
Delle due opzioni: società utopistica buona e società utopistica che sembra buona ma che poi non lo è (ossia opzioni entrambe scontate per la tornata
), ho scelto la prima.
arturobandini ha scritto:
Drell 5,5fortissimo effetto già letto
1) Sforzati di più la prossima volta con i commenti, li hai fatti come Rimb, e questo è un male!
2) La prossima volta aspetta a dare indicazioni e spiegazioni sul tuo racconto, altrimenti rischi di influenzare i commenti.
Grazie per i commenti, siete comunque stati troppo buoni con i voti, dato che il mio racconto fa pena.
Appena posso posterò i miei commenti.