White Lord ha scritto:
Cichetto ha scritto:
Anche qui altra bastonata. Vabè. Non concordo sul boldato, perché non ti sembra fattibile? Di solito un finale a sorpresa, se bello, ti può far cambiare idea su tutto il racconto; la rivelazione finale che ti fa ripercorrere indietro il racconto (anche nei film) con sguardo stupito dicendo "ahhhhh". Questo chiaramente se è un buon finale a sorpresa, il mio potrebbe non esserlo, ma mi sembra che tu lo stia negando a prescindere.
Un finale a sorpresa resta un finale, ovvero la conclusione e la conseguenza diretta di quanto narrato nelle righe precedenti. Non è una cosa slegata dal resto. Non può esserci un finale senza il racconto che lo precede. Un finale a sorpresa è tale perchè imprevisto, perchè spiazza il lettore, ma deve sempre ubbidire a quanto appena detto.
Tu invece sembri mettere il finale davanti a tutto: basta puntare su questo, usare lo stratagemma del finale a sorpresa, e il resto è solo un abbellimento accessorio. È come costruire un palazzo partendo dal soffitto: ovviamente non può funzionare. In tutto ciò che precede le tre righe di conclusione mi è sembrato di leggere il nulla, nel senso che ciò che vi è scritto è totalmente irrilevante per quanto riguarda il finale, poteva esserci scritta qualunque cosa o esserci le riflessioni di chicchessia. In più hai commesso l'errore, imho, di dilungarti oltremodo proprio su questa specie di lunga premessa per poi, oltre tutto,
buttare via questo finale che appare anche un po' eccessivo e ridicolo (perchè posso anche essere un grande fan dei Pink Floyd, ma l'idea che il loro concerto sia l'evento principale nella millenaria storia di Pompei, o che uno schiavo duemila anni prima ne avverta l'aura premonitrice, è oggettivamente un po' eccessiva).
In buona sostanza non ci vedo un racconto: solo un finale e un lungo riempimento per fare brodo.
Guarda, prendiamo ad esempio uno dei più famosi racconti "a sorpresa" nella storia della letteratura:
SENTINELLA
Non potresti mai, qui, prendere l'ultimo capoverso e separarlo dal resto, provare a scriverci qualcos'altro. È chiaro che il punto di svolta del racconto, ciò che gli dà valore, è la rivelazione finale, la conclusione a sorpresa, ma tale finale è semplicemente il tassello di un puzzle, in cui si incastra perfettamente. Ogni parola e frase che lo precede è indispensabile per arrivare a quella conclusione, per darle l'effetto voluto: vien descritta la situazione generale, la guerra, soprattutto l'avversione per la razza aliena... non c'è niente di inutile o vagamente superfluo. Il tutto è un meccanismo unitario, in cui ogni ingranaggio è fondamentale.
Nel tuo caso possiamo togliere 4000 caratteri e scrivere invece "un giorno il cittadino romano Publio Cornelio (o, perchè no, il cavallo del senatore Agrippa o, anche, l'ape Maia) passò per Pompei ed ebbe l'impressione che nel suo anfiteatro un giorno sarebbe accaduto qualcosa di grandioso"? Cambia qualcosa? Secondo me no.
Spero di essermi spiegato al meglio. E scusa se il messaggio nel complesso sembra molto critico, ma è inevitabile se mi chiedi di dettagliare una critica.
Non avevo capito se negassi a prescindere il finale a sorpresa, invece è solo il mio che non va (mi sembrava strano in effetti).
Sul boldato:
il concerto non è chiaramente l'evento principale della storia di Pompei, non avevo neanche intenzione di renderlo tale. Mi piaceva immaginare la storia dell'anfiteatro in maniera diversa, un po' fantastica. Che il fine vero di tutto quello scavare non erano nè le lotte dei gladiatori nè i giochi circensi ma il concerto, soltanto duemila anni dopo, e lo schiavo l'aveva capito. Alle volte, mentre guardo il video del concerto, mi capita di pensare: pensa quei poverini che culo si sono fatti per tirarlo su. Da qui è nata l'idea.
Ecco, come ho scritto sopra, da cosa sono partito:
Uno schiavo che sentiva, mentre scavava, la bellezza del concerto duemila anni prima che fosse suonato nello stesso posto.
Che in pratica è quanto scrivi sopra:
"un giorno il cittadino romano Publio Cornelio (o, perchè no, il cavallo del senatore Agrippa o, anche, l'ape Maia) passò per Pompei ed ebbe l'impressione che nel suo anfiteatro un giorno sarebbe accaduto qualcosa di grandioso"
Ma come idea (lascia stare lo sviluppo) non ti sembra buona? (Senza retorica eh, chiedo soltanto)
Rimango fermo che una buona penna ne avrebbe potuto tirare fuori un bel racconto, l'idea mi sembra tuttora valida.
Non ti scusare, mi hai detto quello che ti ho chiesto, anzi, ti dovrei ringraziare.