Solo 5
La storia sapeva molto di rivisto, meritava quindi una costruzione più ricercata e particolare, in modo da nascondere la noia che poteva nascere durante la lettura. In pratica più che un racconto sembra un documentario, l'autore doveva secondo me cercare di rompere la narrazione della vita degli esseri mettendola come una sorta di flashback ripetuti durante la fuga del protagonista. In questo modo ci sarebbe stata un'alternanza fra azione e racconto, che avrebbe forse rinfrescato la lettura e alimentato l'interesse per la storia. Scritto così risulta invece piuttosto noioso.
ci sta, l'idea tecnica è interessante. naturalmente sconta le troppe ripetizioni e l'eccesso di densità. eppure, credo, tu abbia letto il racconto solo un paio di volte. se l'avessi letto qualche volta in più sono certo che l'effetto documentario non l'avresti
percepito. una mia idea
Solo
francamente mi ha lasciato un po' basito.
Sicuro c'è tanta fantasia nel racconto ma son stato tutto il tempo a domandarmi quando arrivasse il collegamento col titolo del racconto... e poi sto collegamento non è arrivato.
Dispiace perché sembra ispirato e ben strutturato ma proprio non riesco ad apprezzarlo.
tra le molte critiche che mi aspettavo, francamente, non c'era proprio quella che non si capisse l'attinenza col titolo. forse sarebbe stato più corretto, o didascalico, rimasto solo.
- Solo 6,5
Racconto un po' esagerato per i 12k caratteri, estremamente difficile farcelo stare volendo inserire così tante peculiarità (termini in lingua, nomi, soprattutto la cultura). Risulta affascinante, e il premio va sicuramente al coraggio dell'autore. L'idea comunque non è troppo originale e il finale non mi ha troppo convinto; tra l'altro si capisce dall'inizio (anche un po' dal titolo) come debba andare a finire, ma questo non mi ha infastidito avndo io un debole per le storie in cui il destino del protagonista è scritto, e in cui l'evoluzione della storia mi dà pian piano ragione.
verissimo tutto. certo si sapeva già la fine, ma la mia idea era quella di tratteggiare un cultura prossima alla sparizione totale, una specie di omaggio, più che creare un racconto con attesa e sorpresa. purtroppo so che l'idea di base non è geniale e non troppo originale. ma quando inventai i piymik non ne sapevo nulla della letteratura para-preistorica. qualcosa, però, naturalmente, mi era entrato dalla fantascienza che talvolta entra in ambiti paraculturali come questo.
- Solo 6
Veramente tanta carne al fuoco, troppa. Ci si deve soffermare ogni tanto per memorizzare tutte le cose, il racconto perde di scorrevolezza e leggerezza. Anche la storia pur gradevole risente molto di questa cosa. Qui i dodicimila caratteri sono molto pochi, ci si potrebbe fare un romanzo, ma forse l'errore é proprio l'aver impostato un racconto con questa struttura così profonda. In tema? Filo filo come si dice. Ok il pymik é gigantesco ma mi sembra poco approfondito. Mi piace molto invece un pensiero che mi é venuto in mente leggendo: gli Ym li ho rappresentati come uomini che vivendo ormai senza musica stanno perdendo la loro armonia ed il senso stesso della vita.
molto bella l'idea sugli ym, la perdita di qualcosa senza musica. cosa che non avevo pensato ancora scrivendolo e rileggendolo. la mia idea era che mentre i giganteschi piymik comunicano in musica perchè quello è il solo modo che conoscono di comunicare, gli ym, evidentemente uomini o per lo meno creature della dimensione di un uomo, sono più spicci, meno riflessivi e più interessati a se stessi, senza guardare in faccia a nessuno. sulla densità so che è il problema e non facilita la lettura. rileggerlo qualche volta potrebbe aiutare, ma so anche che non è facile aver tempo per farlo e che quello che conta in universi è quasi sempre il primo impatto.
Solo - 7,5
Spettacolare e complesso. Mi son servite più letture per comprenderlo a fondo, cosa che non è necessariamente negativa, anzi!
ecco un commento che condivido, non solo perchè estremamente postivo, ma soprattutto per lo sforzo di averlo voluto capire meglio grazie a molteplici riletture.
Solo
Il racconto è ben pensato e frutto di un esperimento senz’altro meritevole, ed anche l’ambientazione è resa bene. Il voto abbastanza negativo quindi è stato soprattutto a causa del senso di fatica/noia durante la lettura, che ho trovato molto ostica. Di primo acchito il racconto mi è parso “piatto” (quasi totale assenza di azione, sembra una lunga estenuante introduzione...), e lo stratagemma delle descrizioni inframmezzate di parole “autoctone” e strane perifrasi alla lunga mi è risultato pesante. A una terza lettura devo ammettere però di essere stato eccessivamente severo con il voto. Rileggendolo con più calma, e sapendo già cosa aspettarmi, sono riuscito stavolta ad apprezzarne maggiormente i dettagli. A mio avviso, se si fosse snellito un pochino la forma (anche se mi rendo conto che questa fosse propedeutica all’ambientazione che si voleva rireare) e se la storia si fosse calata subito nell’azione, raccontando l’antefatto con pensieri e flashback, il racconto avrebbe reso molto di più. Una curiosità: per i Piymik ti sei ispirato a qualche specie animale in particolare?
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vedi? rileggendolo, migliora! il segreto è tutto qua. no, nessuna forma animale particolare, i piymik nell'idea originaria, sono umanoidi giganteschi preistorici, estinti grazie all'intervento di una specie di umanoidi più piccoli a abili ad utilizzare utensili. tutto qua!
Solo (4):
Per me, illeggibile. Primo problema riscontrato: non è adatto ad un raccontro breve. Molte cose inizialmente non si capiscono, bisogna tornare indietro per afferrare il significato di nomi e termini per poi tornare avanti e cercare di capire il senso della storia. Ora, fosse stato l'oggetto di un romanzo, forse, avrebbe avuto anche un suo perché; purtroppo non bisogna dimenticare che si tratta sempre di racconti brevi (molto brevi) quindi l'abilità sta nel trasmettere qualcosa (emozioni, esperienze, domande ecc.) al lettore, avendo a disposizione solo quei pochi caratteri. Così non va bene.
ovviamente non discuto la tua analisi e il tuo voto (che non comprendo, ma tu l'hai dato, quindi per te è giusto così). con malinconia del tutto personale, registro il fatto di come io non ti abbia fatto venire voglia di rileggerlo più volte. peccato.
i piymik sono nati in quarta liceo, quando arrivò in classe simona. simona era quello che non erano le altre mie compagne. arrivava dalla città e si era trasferita a canelli per via del lavoro del padre e aveva un altro tiro rispetto alle ragazze che conoscevo. la madre è inglese, e quindi aveva anche un non so che di "esotico". era bella, ma era bionda: tutte le mie compagne belle erano brune. leggeva i libri che leggevo io, ascoltava la musica che ascoltavo io. finimmo vicini di banco e durante le ore di italiano, davvero noiosissime, io cominciai a scrivere racconti sui piymik sul suo diario, mentre lei sul mio, prima le storie di little mouse, il topo bibliotecario (altro che firmino ihihih), e poi recensioni di libri, dischi, film inesistenti. i libri, i film i dischi che lei avrebbe voluto leggere, ascoltare, vedere, molto simili a quelli che io avrei voluto leggere, vedere, ascoltare. nell'estate tra quarta e quinta ci mettemmo assieme. andando all'uni, praticamente andammo a vivere assieme, anche se con altri coinquilini. all'inizio del secondo anno d'università, andò in una scuola per traduttori in inghilterra, e nonostante il tentativo di rimanere assieme a distanza non ci riuscimmo. praticamente nello stesso periodo ci interessammo ad altre persone. ci odiammo. per molti anni non ci siamo parlati o visti, poi, per caso, ci siamo incontrati in aeroporto e abbiamo stretto amicizia.
le ho fatto leggere questo
solo, questo ultimo racconto sui piymik. e le è piaciuto!!!