Andy Dufresne ha scritto:
Nadia 6,5 PC - Esteban Cambiasso
Allenatore in campo, sempre pronto a dare indicazioni. Non brilla per intensità di gioco e ritmo, ma gioca con la testa e perde pochi palloni. Anche quando potrebbe azzardare preferisce la giocata semplice. BRACCINO CORTO
Sì, se son riuscito a capire cosa intendi, direi di sì, che son d'accordo. Grazie per il PC, sempre prezioso.
scarpax73 ha scritto:
Nadia, voto 6
“Nadia” è un racconto che parla di un grande cambiamento, un cambiamento intimo, ma grande.
La svolta di una vita, il distacco da una casa per una persona che in quella casa vede il proprio
rifugio e il luogo dei più bei ricordi. Questo racconto ha però un limite nella sua voce narrante, una
voce esterna alla protagonista che ne narra la storia in modo distaccato, lontano, in maniera
asettica e scolastica. Solo nel finale pare avvicinarsi a lei e farci assaporare un po' di quello
struggimento dell'anima che la protagonista prova. Peccato, perché non era male, ma non si riesce
a entrare in empatia con “Nadia” se non nelle ultime battute. La soluzione finale, con la nuvola che muta, la trovo banale e fuori luogo per questo tipo di racconto. Meglio una sana nuova consapevolezza senza fronzoli.
Io non credo che si tratti di un racconto sul cambiamento, perché in realtà il cambiamento è già avvenuto, seve solo essere definitivamente formalizzato con l'atto finale, ma c'è già e già sul tappeto. Dal punto di vista della voce esterna credo che si tratti di una forma di rispetto nei confronti del mio personaggio in un certo senso: io non sono lei e non sono in grado di provare quello che prova lei, posso solo intuirlo e raccontarlo. In ogni caso grazie per il commento!
Lesaz ha scritto:
Nadia: 6,5 + premio della critica
Dal mio punto di vista, il racconto scritto tecnicamente meglio della tornata (ecco perché il premio della critica).
L’idea di fondo non mi è dispiaciuta ma se devo per forza cercare un difetto, credo si perda un pochino nel finale, forse serviva un’accelerata di ritmo e un’idea diversa per concludere (ma a quel punto sarebbe stato un voto molto più alto)
Comunque davvero ben scritto secondo me
Beh, manca un po' di forza, nel finale come dici e forse anche qua e là, ma alla fine l'ho preso più come un esercizio, in un certo senso, dove far stare macro-tema, tracce e storia, scegliendo una scrittura "femminile" che reputo mi sia uscita abbastanza bene. Grazie per il PC e per i commenti favorevoli sulla mia scrittura, per me preziosissimi.
DQ. ha scritto:
NADIA – 5,5
In genere non mi piacciono particolarmente gli scritti che parlano di scrittori, mi sembrano sempre autoreferenziali e non ne capisco granché il senso. Diverso è quando si parla di un'autobiografia ammessa o un documentario. Ma scrivere in terza persona di uno scrittore, con questo stile...non mi piace. Così come trovo noiosi i film biografici, storici e quant'altro.
Anche questo racconto non fa eccezione.
Joaquin Phoenix ha confuso chiunque con il suo film “I'm still here”, mischiando la realtà con la fantasia e ancora oggi ci si chiede quanto di quel film autobiografico sia autobiografico e quanto inventato. Eppure in apparenza è assolutamente credibile.
Il racconto lo trovo anche abbastanza lento e statico, oltre che “femminile”. Nadia, pur scrivendo di un genere strettamente femminile, riusciva ad attrarre anche un inaspettato pubblico maschile, mentre mi sembra che tu non sia stato bravo quanto lei. Come quegli incontri contro la violenza sulle donne ai quali partecipano solo donne che vengono spinte a denunciare, quando in realtà bisognerebbe mirare a coinvolgere gli uomini per insegnargli il rispetto della donna. Mi sono sentito il marito di una di queste donne e, mentre mia moglie era con le lacrime agli occhi, io mi scaccolavo senza la minima empatia.
Hai gestito male la narrazione e il finale risulta prevedibile: per come l'hai sviluppato, non ho creduto per un secondo che Nadia potesse dire: “è il mio lavoro, mi pagano, l'editore vuole questo, al pubblico piace questo, quindi non ammazzo Adele e continuo su questa linea. Un ultimo sforzo”. Squilibrio e scarso coinvolgimento ammazzano il racconto.
Però sai scrivere. Questa volta non esiste margine d'errore, sei arturobandini...e questo racconto non regge minimamente il confronto con gli altri due.
Tre elementi:
1) Il discorso sul fatto che i lavori della scrittrice possano piacere ai lettori uomini. A mio avviso fai confusione: potresti scrivere quello che scrivi se avessi avanzato stralci del lavoro di nadia, ma quegli stralci non ci sono. A mio avviso ti sei fatto condizionare da un tipo di scrittura che non ti piace (e ci mancherebbe), ma è pericoloso in fase di commenti, riferirsi a un qualcosa che non c'è, in nessuna parte.
2) Sull'empatia ho già scritto Scarpax, ma ribadisco: a me non interessava sviluppare empatia, a me interessava narrare la vicenda di una donna, potendola solo in un certo immaginare e scrivendola con una scrittura da donna (quella la posso riprodurre facilmente, un certo sentire no). E' un quadro e basta e non ha alcuna pretesa supplementare.
3)Sul finale posso anche concordare, ma in maniera un po' diversa rispetto a quello che annoti tu. Io lo sento poco potente, ma gli altri elementi che tu tratteggi non li avverto, poiché non mi interessava scrivere di quegli aspetti.
In ogni caso, grazie per il commento lungo e articolato!
Tavajigen ha scritto:
Nadia: 6
Il racconto è davvero troppo discorsivo e procede con eccessiva lentezza. Meno male che almeno è scritto abbastanza bene e quindi si riesce a leggere senza annoiarsi troppo. Non mi è piaciuto il finale così telefonato. L’utilizzo di alcune tracce è stato originale e simpatico, sufficiente nel complesso.
Il finale è un finale, dovuto in parte all'obbligo di inserire quei tredici, sciagurati elementi, in parte a una struttura che l'ha spinto quasi autonomamente in quella direzione. Telefonato? Può essere. Direi di più poco potente e in quel senso ci sta pure il telefonato. Sul racconto discorsivo: bah, non so se concordo. In ogni cas, grazie!
Wong Fei Hung ha scritto:
Nadia 6,5
Scritto tutto d'un fiato, personalmente avrei preferito qualche pausa in più, ma tutto sommato una buona prova, con alcune espressioni decisamente riuscite, cui si accompagnano alcuni errori probabilmente dovuti a mancanza di rilettura. Nota positiva: l'autore è riuscito ad inserire bene tutte le tracce senza forzare, cosa notevolissima vista la difficoltà e probabilmente lo ha fatto meglio di tutti gli altri.
Questo commento è fondamentalmente quello che penso io del racconto, escludendo solo il discorso sugli errori: quali?
gensi ha scritto:
Nadia: 7 troppo surreale rispetto al resto dei racconti proposti. E lo so che sembra ridicolo se consideriamo che una storia parla di peti killer ma la verità è che questo parla di una realtà "tangibile" e non di fantasia che sembra comunque troppo surreale per essere vera mentre lì è evidente il "taglio" del racconto di fantasia. Insomma, solo questo dettaglio me lo ha fatto apprezzare meno degli altri. Non mi ce la vedo proprio una tizia così, nel futuro, che scrive libri e vive da monaca. Peccato perché a livello di scrittura è il secondo come premio critica a mio modestissimo parere. Immagini molto evocative.
Ci sono parecchi tizi che scrivono pop e vivono da monaci o comunque lontani da tutto: Nadia è un po' un insieme di elementi fusi assieme. Ci sono pezzi di Stephen King, sulla casa, Patricia Cornwell sull'ipocondria, Murakami Haruki sul piacere di scrivere a mano e uscire solo quando è indispensabile. Non è che mi sia riferito a uno di loro nel dettaglio, ma se andassimo a scavare tra gli autori cosa troveremmo. Io credo che tu per il mio commento sia partito da una posizione che fondamentalmente, perdonami, trovo errata e che in un certo senso ti sia auto-condizionato. Ovviamente, però, ti ringrazio per il voto comunque positivo!
In ogni caso, ri-grazie a tutti per i commenti!