DQ. ha scritto:
PERVERSIONE – 4,5
Anche in questo caso non mi piace il titolo e mi sembra che la perversione sia un aspetto del tutto trascurabile in questo racconto, inserito più che altro per collocare in qualche modo “una pubblicità decisamente ambigua”. Ma, visto che non è il primo titolo che non capisco, metto in conto di essere particolarmente stupido in questa settimana.
Purtroppo non sono riuscito bene a centrare il racconto, volevo caratterizzare l'uomo come un perverso.
La pubblicità ambigua è il "punto di svolta" del racconto: la donna si vede spuntare in un momento inatteso (e per l'ennesima volta) il profondo fanatismo del marito per il sesso e per le belle donne e cede alla tristezza, per poi rendersi conto che l'uomo si sveglia proprio leggendo quella pubblicità ad alta voce, cosa che di sicuro lei non aveva mai pensato di fare prima.
Una cosa che già ho notato in altri racconti (indipendentemente dall'autore) è che in questi racconti di amore esplicito e rapporto a due, manca spesso il sentimento portante. Non so chi sia l'autore e quali altri racconti abbia scritto prima, ma non ho respirato a pieno i sentimenti che hai tentato di raccontare.
Ad esempio non riesco a mettere completamente a fuoco il loro rapporto quando litigano in macchina. Mi sembra un rapporto completamente estinto e l'andata al cinema solo l'ultimo tentativo fallito di trovare un'intesa che manca da anni (infatti mi suona strano che siano sposati da soli 3 anni e mezzo). In particolare questo scambio è fuorviante:
“...sono ancora così fessa da sperare che tu cambi prima o poi.”
Nick a quel punto sbottò.
Lei è molto aggressiva quando parla e, visto che all'inizio si parlava di lei che si lasciava andare ai ricordi con un velo di malinconia (così l'ho inteso), ho creduto che lei si esprimesse così in generale e che, oltre alla ovvia provocazione, ci fosse anche dell'ironia (anche perché non specifichi il tono). Se così fosse stato, Nick non avrebbe dovuto reagire sbottando, ma sarebbe dovuto essere abituato a questo modo di esprimersi e avrebbe dovuto farsi una risata o rispondere con altrettanta ironia. Invece è proprio stizzito, le ritiene delle idiozie. In conclusione: è un rapporto morto.
Ho capito la tua critica. Credo che il punto focale sia che non sono riuscito a limare esattamente il dialogo per far passare quello che volevo passare; o meglio non ho specificato il tono, come hai giustamente detto te, forse bastava quello.
Sulla questione che sono sposati "solo" da tre anni, fidati che tre anni di matrimonio, magari dopo svariati anni di fidanzamento, non sono pochi per avere una discussione di quel tipo. Ci sono cose che restano sepolte, sopite o che vengono semplicemente ingoiate, che però prima o poi riesplodono. Oppure ci sono dei litigi che in una coppia si ripetono sempre allo stesso modo e saltuariamente, per anni o per tutta la vita. Ma queste sono cose che di sicuro conosci anche te, era per dire che secondo me come credibilità il rapporto sta in piedi, o meglio sta in piedi il rapporto che avevo in mente io, ma che magari non sono riuscito a rendere.
Poi, però, lei rivaluta questi atteggiamenti del marito e gli manca un po' questo “fastidio” che le provocava. Ma dove si legge o intuisce il peso della solitudine? Dove si legge “Dio, quanto mi manchi!” oppure “Dio, quanto ti ho amato!” oppure “Dio, quanto ti amo!”?
Con uno scambio come quello in macchina, con il marito che parla a sproposito, la prima sensazione che si percepisce quando l'altra persona si assenta, è la pesantezza del silenzio. Capita molto spesso di pensare o sentire: “in questo caso lui avrebbe detto una delle sue frasi sciocche. Invece lui non c'è più e non ci sono più le stupidate che diceva... Quanto vorrei risentirle, quanto vorrei che fosse qui”. Ma non ho sentito nessuna mancanza.
Per questo motivo a me non è parsa credibile l'ultima reazione della donna, quando lui le parla. Soprattutto mi suona malissimo che lei lo chiami “amore”. Per logica capisco che lei ha capito di amarlo, ma solo per logica, perché sono abituato da altre storie a immaginare che funzioni così, ma se non avessi un mio background direi che lei è bipolare.
Non avrei mai inserito nessuna delle frasi che hai scritto, non è il mio stile.
Però sono d'accordo con la tua critica: non ho sviluppato appieno (o addirittura per niente) la tristezza della donna, che avrei potuto far trasparire da gesti o da pensieri di qualche tipo. Diciamo che questo fa parte dell'arricchimento del racconto che avrei dovuto fare e che non ho fatto per mancanza di tempo, di voglia.
Di sicuro ne terrò conto quando farò la seconda stesura.
Grazie per il commento dettagliato!