L'arte della sopavvivenza 7: mi è piaciuto tantissimo l'ambiente ricreato con la scrittura che mi ha veramente coinvolto e per il quale sono stato in dubbio fino all'ultimo se assegnare o meno il premio critica. Il voto è più basso rispetto al resto dei racconti perché mi è personalmente piaciuta meno la storia rispetto agli altri e non perché ci siano particolari imperfezioni o mancanze. L'unico periodo che mi ha fatto storcere il naso è questo:
Scorse un sigaro sotto la segatura e la paglia, lo pulì e se lo accese.
per due ragioni. La prima, più importante è che è veramente un dettaglio inutile e fine a se stesso alla fine della storia. La seconda è che questo dettaglio distrae oltre ad essere completamente fuori contesto. Questo fa il falegname, ha segatura e materiali infiammabili ovunque e si permette il lusso di lasciare sigari in giro per la stanza? Se questo dettaglio fosse divenuto importante (tipo prendeva fuoco la sua bottega) allora avresti fatto bingo. Ripeto, è un dettaglio ma in una tornata che ho trovato piuttosto serrata ed avvincente è l'unico appiglio che ho avuto per non metterti sullo stesso piano del resto di quello letto.
Once upon an alternative time: mio. Come spesso mi accade volevo una storia che ribaltasse i luoghi comuni, soprattutto di fiabe e favole che sono arcinote e con la morale ormai scontata e risaputa. Sinceramente volevo anche creare una sorta di prosa poetica e da qualche passaggio si nota ma riuscire a farlo tutto scandito in maniera regolare con tempi, rime ed assonanze mi sarebbe risultato veramente difficile oltre al rischio di dover stravolgere qualche significato per stare nella metrica. Sono rimasto comunque soddisfatto del risultato finale.
La favola di Dalia 8: cosa aggiungere. Racconto delicato e per nulla banale nonostante racconti di un qualcosa già visto e letto. Io ho apprezzato molto la delicatezza ma anche il coinvolgimento che ne è uscito fuori al punto che in più d'un passaggio ho pensato che il racconto avesse una sorta di autobiograficità perché alcune espressioni ed alcune immagini non le puoi semplicemente raccontare ma resto dell'idea che le si debba vivere per poterle descrivere. Se così non è ancora meglio perché vuol che la penna dello scrittore è davvero raffinata. E la morale finale, sul fatto di non piangere è veramente d'autore perché riassume alla perfezione il personaggio di Dalia che risulta davvero così cristallino e quasi di famiglia.
I Narratori 8,5: veramente molto bello tutto. Dall'idea avuta che, visto il titolo, è quella che lo esprime nel migliore dei modi al modo in cui è descritta. Ammetto che ho dovuto rileggere una seconda volta la storia perché ad un certo punto m'ero perso con tutti questi nomi ma ammetto anche che il contesto è così ben strutturato che è stato un piacere farlo per apprezzarne tutti i dettagli. Secondo me è veramente una bellissima "nuova" favola moderna che da dignità a tutte le favole inventate finora ed alla loro importanza. Forse esagero ma da questa storia potrebbe veramente uscire qualcosa di molto interessante anche a livello visivo tipo in teatro. Anzi, sono più che convinto che una storia del genere, portata in un teatro, sarebbe ancora più potente di quanto non lo sia su una pagina di uno schermo di un pc. Se proprio uno deve trovare un difetto (che è perlopiù legato al limite dei caratteri) è che il lettore riceve veramente un bombardamento di informazioni, nomi, luoghi nel giro di così poco tempo che è facile perdere l'orientamento. Ma non credo ci siano alternative se non quella di riscriverlo con più caratteri così da diluire e dettagliare il tutto.
Un vero rompicapo 7: interessante, in parte ironico ed è un bene considerando il mattone che rischiava di profilarsi. Ma il finale no. Non puoi cavartela tentando di creare un loop con archi temporali differenti. Anzi, l'ho ritenuta proprio un'offesa al lettore perché la sensazione che ho avuto non è quella del "guardate, ora faccio un finale aperto che si collega all'inizio e lascio tutto nel mistero" ma, piuttosto un "come continuo? Vabbe, riprendo l'inizio e lo lascio morire così..."
Secondo me è un peccato perché aveva del buon potenziale e sarebbe stato fighissimo capire che magari quelle informazioni erano cose completamente inutili tipo l'archivio delle ricette di Benedetta Parodi... avresti sbancato!
Luna meno un quarto 7,5: alla fine vince il premio critica perché la scrittura è notevole (aggiungerei inaudita visto che so chi è lo scrittore ora). La battuta che è il filo conduttore è talmente brutta ma anche talmente originale che ti fa veramente addentrare molto bene nella psiche dei vari personaggi che sono pennellati davvero saggiamente. Ho avuto anche io più d'una perplessità sull'attinenza al tema ma poi, con quel finale, ho ragionato sul fatto che il titolo raccontasse di "c'era una volta" ed in effetti, alla fine della storia, per quanto si possa evincere, c'era una volta Olga pertanto l'ho considerato dentro. Ho avuto subitissimo il sospetto fosse di Rimbaud perché dopo poche righe, l'espressione "era una figa pazzesca" è ormai quasi un marchio di fabbrica dei suoi racconti. E difatti non mi sarei sbagliato anche se ho avuto il dubbio fino all'ultimo che il suo potesse essere anche l'ultimo dei racconti arrivati.
C'era una Golgota 6: complimenti per lo stile e la voglia di sperimentare, questo ti va riconosciuto. Alla fine ti ho dato il voto più basso per un semplice motivo. Ho apprezzato tantissimo le prime tre quartine. In maniera pungente ed ironica hai presentato alla grande l'argomento sagomando i personaggi in maniera eccelsa. Poi però l'idea sembra sia venuta meno. Hai fatto un mélange di troppe cose messe assieme. Non capisco perché se stai ironizzando sulla famiglia del vangelo finisci per metterci dentro un po' di tutto e, alla fine, non dici nulla di veramente originale se non un collage di luoghi comuni che non trovano neanche un minimo di contestualizzazione.
Ci dici che Palestina e Israele sono uguali, ci dici che ci sono gli immigrati che muoiono che il mondo è ingiusto e che se Gesù fosse nato in Italia sarebbe più libero, pedofilo e prete.
Sinceramente anche a riscrivere di queste cose rimango perplesso perché proprio non riesco a capire dove volevi andare a parare.
E ripeto, è un peccato perché le prime tre quartine sono stupende e se avessi continuato su quella strada, raccontando in maniera ironica la storia di Gesù e di chi lo circondava e facendo magari una chiusura che dicesse qualcosa del tipo "e questa è la favola" (scegliendo poi tu se dargli dei connotati positivi o negativi, secondo il tuo punto di vista) secondo me avresti ottenuto molto più successo.
Invece la sensazione è che dopo un inizio interessante tu sia andato piuttosto a mente libera concentrato più sulla metrica e sulle rime piuttosto che sul vero senso che volevi dare al tuo racconto in poesia.