"MODULO C-09" di Acciaio
La porta si apre, due guardie trascinano il Dottor Roman al cospetto dell'agente Vadim.
- Buongiorno dottore - esordisce Vadim - Come andiamo oggi?
- Come ieri o il giorno prima o quello prima ancora. Non ci sono molti cambiamenti qui a all'Hotel Ambassador cinque stelle - Roman sorride a denti stretti.
- Bene, vedo che siamo di buon umore. Questo ci aiuterà a fare presto e dopo che mi avrà raccontato i fatti di Tunguska la lascerò andare.
- Ancora? Ho già spiegato tutto più di cinquant'anni fa e mi hanno rinchiuso qua dentro per poi buttare la chiave. Ora spunta fuori lei e vuole ancora informazioni su Tunguska? Dove è stata la madre russia in tutti questi anni?
- Dottor Roman, capisco la sua frustrazione, ma qui le domande le faccio io. Non le deve interessare il motivo per cui sono qui e perchè voglio informazioni da lei. Allora, mi ripeta quando si è fatto quel tatuaggio e cosa rappresenta.
Roman ha la parte superiore del corpo completamente tatuata. E' tutto nero tranne che per una miriade di puntini bianchi fittissimi.
Il dottore ricomincia la solita solfa. Per l'ennesima volta racconta del suo tatuaggio - Questo tatuaggio me lo sono fatto qui a Broho. Due anni dopo i fatti di Tunguska. Me lo fece il mio compagno di cella Vissarion Petroviek, pace all'anima sua. Rappresenta quello che ho visto quando ero rinchiuso all'interno del modulo C-09 durante gli esperimenti di quel giorno, quando stavamo tentando di teletrasportare della materia da un luogo all'altro usando una grande quantità di energia estrapolata dall'antimateria.
Vadim si agita sulla sedia, gli scappa ancora una volta quel sorriso beffardo. Non crede ad una sola parola di Roman ma prosegue - E cosa vide dottore all'interno di quel modulo?
- Stelle. Stelle ovunque potessi volgere il mio sguardo. Tante stelle come non ne avevo mai viste. Sembrava di essere all'interno di una grandissima stanza illuminata a giorno ma ero nello spazio. Sono convinto che in quel momento mi trovavo al centro dell'universo. Vedevo così tante stelle, così tanti puntini luminosi da sembrare polvere luccicante che avvolgeva ogni cosa. Era una visione al contempo affascinate e angonsciante.
- E'per ricordare quel momento che si è fatto tatuare tutti quei puntini sul corpo?
- No, non per ricordare. Non potrei mai scordare quel giorno. Fu un valido passatempo. Cinque mesi di dolore e bruciore costante. Ma lo rifarei ancora, tutto pur di rompere la monotonia di questo posto. L'essere umano per fortuna si abitua a tutto dicono. Sono ancora indeciso se si tratti davvero di fortuna.
- Come fa a dire che si trovava al centro dell'universo? Voglio dire, è difficile da credere. Molto difficile. Sono certo che anche lei sarebbe dubbioso al mio posto.
- Come faccio a dirlo? Beh, vede, non so come altro spiegarlo. Riguardo all'altra sua considerazione direi che non crederei nemmeno ad una parola di quello che racconto.
- Non potrebbe darsi che l'esplosione avvenuta a Tunguska l'abbia sconvolta a tal punto da non rendersi più conto di quale sia stata la realtà dei fatti?
- Beh, signor agente segreto, il motivo per cui mi trovo qua dentro da più di cinquant'anni sta a dimostrare che nessuno mi ha creduto. Anzi, sono stato ritenuto colpevole di quello che è successo. Anche se nessuno sa bene cosa sia realmente accaduto. Sono l'unico sopravvissuto.
- E cosa è successo dottore?
- Se io fossi stato con gli altri al momento dell'esplosione non potrei essere qui con lei a parlarne. Immagino abbia letto il fascicolo riguardante quel giorno?
- Certo.
- Bene, questo le dovrebbe far comprendere che ottanta milioni di alberi abbattuti su una superficie di duemila km quadrati è un evento di difficile attuazione per un essere umano che poi intenda anche sopravvivere. Non ci sarebbe stato modulo che tenga a potermi salvare se fossi stato in grado di perpetrare una distruzione simile. Infatti tutto il laboratorio e i miei colleghi furono spazzati via. E di moduli ne avevamo progettati ben dieci. Ne è stato trovato qualcuno a parte quello in cui mi hanno recuperato?
- Sembra di no.
- A seicento km dall'esplosione l'onda durto provocata fece deragliare i vagoni della transiberiana. Si rende conto? Fu come se la bomba scagliata su Hiroshima fosse esplosa mille volte. Niente poteva sopravvivere quel giorno. Perchè mai avrei dovuto fare una cosa simile? Se avessi voluto sabotare il laboratorio per qualche strana ragione, bastava un'infinitesima parte di quella potenza. E soprattutto come sarei riuscito nell'impresa?
- Non lo so, me lo spieghi lei.
- Non ho nulla da spiegare in merito, visto che non sono l'arteficie di quel disastro. Il nostro esperimento si basava su qualcosa che a quel tempo tutto il mondo ignorava e come si è potuto vedere, per quanto avanti fossimo rispetto a tutti gli altri, non eravamo pronti a controllare un'energia di quella portata. Nè sapevamo che il nostro esperimento sarebbe sfociato in tutt'altra direzione.
- E quale sarebbe quest'altra direzione? Ha qualche idea del come e del perchè l'esperimento sia sfuggito totalmente al vostro controllo?
- Ho già spiegato secondo me cosa avvenne quel dannato giorno.
- Me lo ripeta un'altra volta.
- Quel giorno avevamo isolato delle particelle di antimateria. Erano altamente instabili, ma per tentare di raggiungere il nostro obiettivo ci serviva una quantità di energia non ricavabile a quel tempo da nessun'altra parte.
- E nemmeno oggi se è per questo. Qual'era il vostro obiettivo?
- Trasportare della materia da un luogo all'altro. All'interno di quei moduli di piombo, nichel, acciaio e kadmio avremmo riversato un concentrato di energia tale a scomporre la materia e a farla rimaterializzare in un altro involucro distante 3 km dal laboratorio. Erano studi condotti da anni e grazie alla mente geniale del Dottor Piotr Svetrijkov tutto sembrava avere un senso. Tutto sembrava collimare con i calcoli fatti e rifatti migliaia di volte da tutti noi.
- E invece?
- E invece mentre stavo approntando gli ultimi preparativi all'interno del moduloqualcosa nel controllo dell'antimateria deve aver ceduto e si è liberata inaspettatamente. Io da dentro vidi una luce abbagliante, la porta si chiuse all'istante e poi mi sveglia al centro dell'universo.
- Avanti dottore - sbotta in quel momento Vadim - la smetta con questa pazzia. Non ha più alcun senso mentire. E' vecchio, sta per morire. Mi dica cosa avvenne quel giorno!
- Beh, la versione ufficiale rilasciata al resto del mondo è stata quella dell'esplosione di un enorme meteorite a pochi km dalla superficie. Limitiamoci a questa versione e non pensiamoci più. O anche la versione della cometa è piuttosto interessante. Il perchè tutta la zona per migliaia di km fosse radiottiva e fosse morto qualsiasi animale della foresta rimangono dettagli di poca importanza. Un meteorite di nichel e ferro ho letto qua e la. - Roman sorride - Peccato non ne abbiano trovato traccia alcuna in tutta l'area.
Vadim ignora volutamente il sarcasmo di Roman - Mi parli ancora dei momenti in cui si trovava all'interno del modulo C-09 dopo che ha visto l'esplosione di luce.
- Mi sono rivesgliato dentro il modulo dopo qualche tempo. Non so esattamente dire quanto, il tempo non era di facile percezione non avendo alcun riferimento. Mi sono
alzato e ho guardato fuori dall'oblò ed ebbi quasi un mancamento. Stavo galleggiando nello spazio. Il modulo era pressurizzato e a tenuta stagna, ma non aveva certo una
quantità di ossigeno illimitata. Non era progettato per lavorare in ambienti senza ossigeno. Anche solo per quel motivo posso dedurre che non passò molto tempo dall'esplosione di luce al mio risveglio nel modulo. Comunque i miei pensieri non erano certo attratti dall'ossigeno in quei primi secondi. Ero completamente estasiato.
Un numero incalcolabile di puntini luminosi ovunque volgessi lo sguardo. Stelle come polvere, non ho altra definizione da poter dare allo spettacolo maestoso che mi si
parava di fronte. Non ero in nessuna parte dell'universo a noi conosciuto. Il fatto di dire che mi trovassi al centro dell'universo fu solo una mia deduzione, non avvalorata da dati scientifici. Semplice ipotesi in base all'osservazione del fenomeno a cui assistevo per chissà quale concatenamento di eventi. Dopo un po' però cominciò a farsi strada il panico e l'esasperazione di non capire come diavolo petessi essere finito li. Come diavolo sarei potuto uscire vivo da una situazione che dire paradossale era dir poco. Il problema dell'ossigeno cominciò a farsi strada nella mia mente, il respiro si faceva sempre più affannoso e il fatto di trovarmi all'interno di una scatola di metallo larga due metri per due in mezzo al nulla cosmico non aiutava certo a rilassarmi. Ma poco dopo fui preso da un fortissimo senso di vertigine e fui come risucchiato via dal luogo in cui mi trovavo dopodichè il nulla. Mi risvegliai quando dei militari in tuta antiradiazioni mi tirarono fuori dal modulo. Mentre mi trasportavano verso un mezzo di primo soccorso notai di sfuggita la devastazione in cui mi trovavo. Mai e poi mai avrei collegato quel luogo di devastazione alla zona dove si ergeva il laboratorio in cui lavoravo. Non c'era più nulla. L'apocalisse.
- Si è dato una spiegazione di tutto ciò.
- L'esplosione non avvenne quando fui spedito nello spazio, bensì quando fui risucchiato indietro portando con me una quantità di antimateria tale da causare l'esplosione che poi creò il mistero di Tunguska. L'esperimento di teletrasporto della materia che stavamo approntando probabilmente è sfociato in una apertura nello spazio tempo che mi ha spedito per pochi minuti tra le stelle per poi risucchiarmi indietro. Il collasso determinato da questa traslazione spazio temporale ha provocato l'armageddon di cui tutti siamo a conoscenza.
- Bene dottore, non posso negare di essere scettico e impressionato allo stesso tempo da quello che mi racconta. Ma ipotizzando solo per un secondo che lei non sia nè pazzo nè una spia nemica che ha lavorato per danneggiare il nostro paese, sono qua per capire da lei se riuscirebbe a riprodurre le dinamiche di quell'esperimento di tanti anni fa. Le alte sfere sono interessate a rimettere in piedi i progetti del geniale Dottor Piotr Svetrijkov. Quello di Tunguska è un caso ancora irrisolto che tormenta molti dei nostri superiori. Alcuni sono convinti che aver sepolto tutto non sia stata la scelta migliore. Da quello che stavate studiando potrebbero uscirne sviluppi molto interessanti.
E'quello che ho provato a dire a chiunque mi capitasse a tiro qua dentro. Chiunque avesse almeno un grado superiore a quello di prigioniero. - sbotta ridendo il Dottor Roman - Ci ho provato per trent'anni. Trenta fottutissimi anni, dopodichè mi sono arreso.
- Non ha risposto alla mia domanda dottore.
- Se riuscirei a ricreare quel tipo di esperimenti? Certo per dio! Per chi mi ha preso? Ero l'assistente capo ed il prediletto di Piotr. Mi aveva scelto lui all'accademia di Mosca. Tra mille candidati. Non ero mica un passacarte! Ero una mente geniale. E "loro" hanno voluto rinchiuderla e farla marcire qua dentro. Per mezzo secolo cristo santo! Che dio o chi per lui li faccia marcire all'inferno per l'eternità!
Dopo qualche secondo Vadim riprende - Non posso neanche lontanamente immaginare cosa si provi ad invecchiare inascoltato qua dentro. Ma questa è la sua occasione per uscire e provare a dare un senso a quello che successe tanto tempo fa. Cosa ha da perdere?
- Cosa ho da perdere mi chiede? Niente in effetti. Ormai mi è stato tolto tutto. Ma sa cosa le rispondo signor agente segreto o chiunque lei sia? Che no. Non uscirò da
questo buco dimenticato da Dio. Il Dottor Roman Kaspyerskij è morto tanto tempo fa, dentro quel modulo C-09. E' morto al centro dell'universo, avvolto dalle stelle!
Si alzo lentamente dalla sedia e con un gesto fece cenno alle guardie di riportarlo alla sua cella.