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ARGOMENTO: [#3] La città dei folli (commenti)

Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 17:14 #5494

tommys79 ha scritto:


Il campione di ciclismo
Storia entusiasmante e coinvolgente. La follia dei personaggi descritti sta nel non essere in grado di prendere decisioni. Il protagonista è un personaggio che suscita simpatia da subito e, nonostante grosse perplessità, riesce a compiere azioni che potrebbero migliorare o peggiorare la sua vita. L’immagine finale, nonostante il licenziamento, mi fa pensare a un primo passo verso la libertà.


Leggendo altri commenti ho notato che a volte sono diametralmente opposti ai miei. Portate pazienza


sono contento che ti sia piaciuta così tanto la storia

e mi fa ancora più piacere che tu abbia provato simpatia per il protagonista

credo che sia essenziale, in una storia, che il protagonista sia una persona in cui il lettore possa immedesimarsi o comunque apprezzare, con tutti i suoi difetti e le sue virtù

personalmente tendo sempre a mettere un po' di me stesso nei personaggi (ma questo immagino lo faccia, anche inconsciamente, un po' chiunque), cercando di limare il più possibile i miei difetti XD

nel racconto della tornata passata, "konradin", il protagonista sono praticamente io stesso
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 17:40 #5495

tommys79 ha scritto:
Il distacco del piccione
L’autore ha sviluppato il tema nella direzione in cui l’avrei fatto io, cioè sottolineando il lato folle dell’uomo. Ha utilizzato la figura del piccione, che ovviamente è un allegoria, ma è anche un animale che vede le cose dall’alto, con un punto di vista diverso. Emozionante.


ciao Tom, grazie per aver apprezzato il mio piccione, glielo riferirò di pessona pessonalmente (cit. Catarella)

Alla prossima tornata aspettiamo un tuo racconto, mi pare tu abbia la mano calda.
"Signorine, non è certo sotto le specie del vocabolario e della sintassi che la Letteratura inizia a sedurci" Paul Valéry

Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 17:44 #5496

Inizio a rispondere, più tardi metto i miei commenti

Cichetto ha scritto:
PAZZIA AMABILE AMORE 7.5
La descrizione della cotta del postino per la bionda è perfetta. In poche righe trasmettere tantissimo, sembra quasi di provare quelle sensazioni, che bravo. Anche la storia è bella, ben raccontata, riflessione finale non originale che pero ci sta alla grande, chi ha letto Io sono leggenda sa di cosa parlo. Letto, non visto, parlo solo del libro.

Che posso dire? Grazie, il lato "estetico" è quello che più avevo curato. Notarlo da parte tua mi fa molto piacere

gensi ha scritto:
Pazzia amabile amore
Il racconto è ben strutturato nella prima parte ma scema, poi, in un finale un po' banalotto e prevedibile visto il titolo del tema.
Non solo. Finisce anche per non sfruttare tutto il titolo ma solo ciò che conviene non creando una 'città' ma parlando solo di 'matti' all'interno di un fantomatico sogno.
Prende la sufficienza ma, per me, nulla di più.

Il finale non lo so neppure io quale sia, voleva essere a finale aperto: o lui folle, o folli tutti gli altri e follia il loro farlo sentire matto, mi spiace non sia arrivato. Il medico che dice quella frase guardando il tappeto voleva dire questo, eccessivamente teatrale forse.
Per quanto riguarda il fatto che ho preso solo parte della traccia non concordo. E' ambientato in una realtà che effettivamente è una città dei pazzi, sia che sia lui il pazzo (nel qual caso i sani di mente sono pazzi per i pazzi) sia se sono tutti pazzi e vogliono farlo sembrare pazzo. Shutter Island l'hai visto? Ammetto di averne tratto ispirazione

6Rimbaud ha scritto:
Pazzia, amabile amore 5 (storia ultra noiosa.. mi spiace ma proprio non m'è piaciuto quasi nulla)

Sic

mentalhandjob ha scritto:
Pazzia, amabile amore: allora, io questo racconto mica l’ho capito, ma proprio nulla. Ho trovato le descrizioni ambientali un po’ confuse, la dimensione spaziale della scena è per me a tratti incomprensibile. Ho provato a raffigurare nella mente ciò che leggevo, senza esito positivo. Cito: “Sotto di me c’era una specie di strada asfaltata e affiancata da alte mura che la forzavano, dopo un tratto rettilineo lungo un centinaio di metri, a descrivere una curva lenta e lunga. Ci incamminammo tutti e tre; del resto il tunnel sbucava all’inizio della strada, quindi la direzione possibile era una sola.” Poi il finale, la frase finale del medico. Vorrei sapere dall’autore cosa rappresenta la parte iniziale del racconto, la fuga fra le botole, e quella finale. Onirico ma troppo confuso.

Allora, grazie della domanda. Il racconto è tutto un sogno che ho fatto realmente, meno la contestualizzazione che è successiva. Ho sognato tutto il viaggio, pari pari com'è raccontato (tranne che all'ultimo livello anzichè la stanza del medico c'era una stanza che mi ricordo di Star Wars dove c'è un qualche duello tra Obi e non ricordo chi, in un'astronave). Chiaramente è tutto folle, voleva esserlo, voleva essere un viaggio tra i meandri della mente umana trasmesso attraverso immagini che richiamassero i sensi. Non ci sono riuscito, indubbiamente è anche colpa mia.[/quote]

arturobandini ha scritto:
Pazzia, amabile amore 5,5forte effetto già letto

Mi dispiace, ho cercato l'originalità, evidentemente non è abbastanza originale

Tavajigen ha scritto:
Pazzia, amabile amore - 6
Si intuisce troppo presto cosa stia succedendo, dato che gli eventi sono troppo esagerati e impossibili, forse sarebbe stato meglio ricreare una situazione vaga, dove non si capisce bene fino in fondo se è realtà o no, così si capisce troppo presto. Però direi prova sufficiente. Non mi è piaciuto il finale, con quella sorta di motto messo lì così.

Proprio quanto il viaggio era folle doveva (voleva) far venire il dubbio che forse non era lui quello folle ma erano gli altri a volercelo far credere. Il motto voleva essere ancora una volta un richiamo a questo desiderato (non colto, me ne dispiaccio davvero) doppio finale.
Se vuoi saperlo, mi piace immaginare che fosse tutta un'enorme messinscena per togliere di mezzo l'uomo. In realtà non esiste un finale, è a discrezione del singolo.

tommys79 ha scritto:
Pazzia, amabile amore
Una corsa verso la libertà con una ambientazione fantascientifica. L’autore riesce a trasmettermi il senso di urgenza e di paura dell’ignoto da parte del protagonista. Piccolo neo: cercando di immaginare alcuni luoghi, non sono riuscito a focalizzarli interamente, ma probabilmente è una scelta per sottolineare la differenza tra sogno e realtà.


Perfetto, ti ringrazio. Hai colto quello che volevo dare, trasmettere la paura per qualcosa di totalmente illogico ed immotivato, e per farlo ho ritenuto opportuno un ambiente totalmente illogico ed immotivato. Non è piaciuto a molti, va bene così


Ora due parole sul racconto: sono sinceramente dispiaciuto che sia piaciuto così poco, nasce come scritto sopra nella sua quasi interezza da un mio sogno talmente vivido che ne ricordo ancora oggi i particolari (l'ho fatto 4 mesi fa). L'errore che ho fatto è stato -credo- non avere il coraggio di staccarlo del tutto dalla realtà, cadendo nell'errore di contestualizzarlo (nel sogno io, aka il protagonista, mi ritrovo gambe a penzoloni sulla piscina. Così dovevo lasciarlo, senza dare spiegazione sul perchè e sul percome ero lì). Ciò fatto era opportuno trovare un altro finale, meno definito, più vago, enormemente più folle. Pazienza, mi fa piacere che qualcuno abbia apprezzato qualche descrizione (che sono la parte che curo di più si può dire) e ancora più piacere che qualcuno abbia provato ad immaginarsi l'ambientazione, con scarso successo. Pensate come mi sono sentito io che quella stessa ambientazione l'ho scoperta palmo a palmo in sogno, volevo che fosse qualcosa del genere e per tal ragione ho tentato di riprodurre il terrore -totalmente immotivato- che mi aveva pervaso nel sognare.
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 17:55 #5497

Pazzia, amabile amore 5 (storia ultra noiosa.. mi spiace ma proprio non m'è piaciuto quasi nulla)[/quote]

Sic


mi rendo conto che così il commento sembra ultra antipatico e infatti lo è

scusami.. il fatto è che non mi mette molto a mio agio giudicare una cosa altrui.. mi imbarazza un po' soprattutto dover dire qualcosa di negativo

questa storia mi ha non so perché ricordato quella che ho postato io la tornata scorsa (konradin), ma con un sacco di imperfezioni e ingenuità

spero tu non te la prenda e amici come prima XD
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 18:02 #5498

Asintoto ha scritto:
6Rimbaud ha scritto:
[b]Pazzia, amabile amore 5 (storia ultra noiosa.. mi spiace ma proprio non m'è piaciuto quasi nulla)


Sic[/b]

mi rendo conto che così il commento sembra ultra antipatico e infatti lo è

scusami.. il fatto è che non mi mette molto a mio agio giudicare una cosa altrui.. mi imbarazza un po' soprattutto dover dire qualcosa di negativo

questa storia mi ha non so perché ricordato quella che ho postato io la tornata scorsa (konradin), ma con un sacco di imperfezioni e ingenuità

spero tu non te la prenda e amici come prima XD


Ci mancherebbe che me la prendo, capirai che ad un commento così non ho molto da aggiungere. Sono dispiaciuto che non sia piaciuto, mica arrabbiato perchè mi date voti bassi
Simile a Konradin? Sicuramente sono due cose simili nell'illogicità (e del resto sono entrambi sogni), penso antitetico nello sviluppo (il tuo racconto statico, il mio direi di no). Credimi, non ne vuole essere un plagio, neppure mal riuscito; in effetti mi sono ispirato ad un paio di cose ma dai vostri commenti non le avete colte, quindi in maniera evidentemente non esagerata.
Io credo che questo sia un luogo soprattutto per dibattere e per crescere, se tu mi parli di imperfezioni ed ingenuità in generale non mi aiuti, entrambi sono errori (diversamente da come avevi prima scritto, ovvero che non ti era piaciuto), è evidente che ti imbarazza entrare nel dettaglio. Va bene così, spero che il prossimo ti piaccia di più
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 18:23 #5499

Il distacco del piccione: voto 6,5

Stile radical-chic che a tratti sembra un po’ autocompiacersi. Qualche errore di distrazione (ad esempio “Lei se è morta 10 anni fa”, immagino che manchi qualcosa). Il racconto non sembra del tutto aderente alla traccia.
Nonostante tutto la storia è interessante. Interessante finché l’assurdo scivola nell’immotivato (la morte della donna per salvare un piccione, ho capito bene?) e nell’eccessivamente vago (troppo poco spiegata la morte della donna, immagino per questioni di spazio).
Il mio verdetto: idea interessante ma sviluppata in un modo che non mi ha convinto. Carino il finale.


Caviale: voto 8

Delicatissima trattazione di una storia molto bella e ben costruita. Non mi ha troppo convinto l’incipit, un po’ troppo banzai, però si riprende decisamente nella prosecuzione ed in particolare nel tratto che si svolge nel Caviale. È ben riuscito il clima di isolamento e di separazione dal mondo, clima che conduce allo straniamento. Devo riconoscere che è uno straniamento affascinante, non è una brutta prospettiva, ed ancora più affascinante è il capire se davvero quello persone sono lì per loro desiderio o se drogate e trattenute in qualche modo dopo aver inizialmente abboccato all’esca. Io propendo per la prima possibilità, quella della fuga consapevole del mondo (che mi ha ricordato un racconto postato tra gli extra, del quale qualcuno aveva giustamente detto che sarebbe stato perfetto per questa tornata). Mi è piaciuto tanto nella trama quanto nello stile, anche se avrei ripensato la parte iniziale, quella nel mondo “reale”, magari lasciandola sotto forma di flashback per rendere tutto il racconto all’interno del Caviale.


The City of Mads: voto 6

Prima ancora di leggere il racconto: ma questo titolo? Suvvia…
Ok, finito e capito il perchè del titolo. Devo dire che non mi ha particolarmente preso la storia, sarà che il mondo della musica non è esattamente il mio (pur con mio dispiacere). Mi aspettavo un racconto in linea con gli altri, mi sono ritrovato la storia di una band. Ho trovato un po’ lunghe e noiose le storie dei vari membri e non particolarmente eccitante nemmeno il concerto. Neppure il linguaggio mi ha troppo convinto, anche se mi rendo conto che può starci in questi ambienti filo-bronxiani (in fondo sono proprio questi ambienti che non mi convincono troppo, questo “scimmiottamento” di una cultura così diversa dalla nostra, ma questo è un discorso differente). Mi ha per molto incuriosito la dedica: è una storia vera? Se sì avrei piacere che ci spiegassi di più
Devo dire che non mi ha troppo convinto il racconto.


La vera città dei folli: voto 6,5

L’inizio è un po’ troppo brutale (mi chiamo Giuseppe, così di botto). C’è qualche frase che sembra non essere stata riletta (“ad una velocità a dir poco rapida”, anche perchè di velocità lente non ne ho mai viste )
Carina l’idea di rovesciare a metà il tema (a metà, perchè comunque quello rimane il discorso di un matto). A me ha sempre affascinato il tema della pazzia;in fondo altro non è che una differente razionalità, un modo di ragionare che è lontano da quello convenzionale e dunque non accettato. Dicevo, il tema è interessante ed è stato svolto in modo abbastanza interessante –anche se devo dire non troppo coinvolgente e un po’ deviante in alcuni tratti, ma ci sta essendo il prodotto di un semi-pazzo- ma risulta un po’ lento. Devo dire che non avevo capito che era in un manicomio, per quel che mi riguarda era ben nascosto (ma io sono un tardone quindi non faccio testo )
Nel complesso per quanto mi riguarda pesa la punteggiatura, non mi ha convinto in diversi tratti.


Drell: voto 7

La storia è piacevole ma a tratti scontata; l’inizio è un po’ lungo ed eccessivamente cruento, imho si poteva rendere con maggiore delicatezza. Molto carina l’idea di rendere Manhattan un enorme manicomio.
Non mi ha convinto la figura del Padre -un po’ troppo scontata- e nemmeno la descrizione della città. Finale scontato scontato (e te lo dice un tardone) che rende un po’ tutto il racconto prevedibile.
Però premio l’originalità di mettere come città dei folli il cuore pulsante di NY, tutto sommato il racconto è ben scritto e scorre.


Il muro: voto 6.5

Storia piuttosto banale (tra l’altro simile ad un’altra del concorso), linguaggio a mio parere troppo elevato (“Placida scivolava l'ambulanza sotto il già caldo sole primaverile”, non è un po’ troppo?). c’è indubbiamente una buona padronanza della. Finale non esageratamente avvincente.


Il campione di ciclismo: voto 8.5

Per me il migliore della tornata. La trama è ben strutturata ed originale, pur scostandosi –forse- dalla traccia. Per come è scritto sembra un monologo teatrale (“Storia che ha inizio ora.”, per esempio). La trama è molto originale, dicevo, riesce a scostarsi dall’interpretazione generale della tornata. Il finale mi è piaciuto pur non convincendomi troppo la repentina trasformazione del personaggio del postino. Come mai lui si riesce ad affrancare dalla schiavitù della busta e gli altri no?
Tutto sommato, pur con qualche punto d’ombra, il racconto mi ha molto convinto.
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 18:36 #5501

Asintoto ha scritto:



The City of Mads: voto 6

Prima ancora di leggere il racconto: ma questo titolo? Suvvia…
Ok, finito e capito il perchè del titolo. Devo dire che non mi ha particolarmente preso la storia, sarà che il mondo della musica non è esattamente il mio (pur con mio dispiacere). Mi aspettavo un racconto in linea con gli altri, mi sono ritrovato la storia di una band. Ho trovato un po’ lunghe e noiose le storie dei vari membri e non particolarmente eccitante nemmeno il concerto. Neppure il linguaggio mi ha troppo convinto, anche se mi rendo conto che può starci in questi ambienti filo-bronxiani (in fondo sono proprio questi ambienti che non mi convincono troppo, questo “scimmiottamento” di una cultura così diversa dalla nostra, ma questo è un discorso differente). Mi ha per molto incuriosito la dedica: è una storia vera? Se sì avrei piacere che ci spiegassi di più
Devo dire che non mi ha troppo convinto il racconto.



sì è una storia vera, al 100 per cento!!! ^_^


beh... scimmiottavamo?? ovviamente sì, eravamo dei ragazzini, anche se l'episodio di cui ho parlato è avvenuto quando non eravamo solo più dei brufolosi provincialotti, ma eravamo già un po più grandini


puo sembrare strano se non si ha avuto un'esperienza simile, per noi era tutto incredibilmente importante, noi c'eravamo dentro o pensavamo che fosse così. l'unica cosa che non riesco a capire del tuo commento è il filo-bronxiano. direi che l'ambiente che frequentavamo non aveva proprio nulla a che fare con "bronx". eravamo studentelli, provenienti da famiglie normali, dalla piccola alla media borghesia. nel nostro giro stretto non c'è nessuno che sia finito tossico o cose del genere. il batterista morì, purtroppo, in un incidente dove un furgone ai 150km all'ora, guidato da un ubriaco, lo centrò in pieno.

Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 18:36 #5502

Ecco i miei commenti...

Spero di non offendere nessuno, ma voglio essere sincero... Come sempre

N.B: Tenendo presente che, se avessi scritto, avrei fatto nettamente peggio di voi

Il distacco del piccione : 4,5

Racconto che non trovo scritto per nulla bene. I segni di punteggiatura a volte, sembrano essere messi in maniera troppo caotica. Questo rende la lettura meno fluida di quanto un racconto breve consiglierebbe.
Inoltre non riesco proprio a trovare una connessione tra la prima parte “descrittiva” e tutta la trama successiva. Riesco ad intuire come “Monin” sia impazzito (è impazzito, giusto !?) ma non m’è piaciuta per nulla la storia. Mi spiace.

Pazzia, amabile amore : 4

Racconto molto sconclusionato: ok che si trattava di “pazzia” e che, di logico, ci dovesse essere poco. Però il racconto è assai banale per il tema trattato e la conclusione, ovviamente, si intuisce già alla metà della storia. Inoltre trovo singolare come “il Brambilla” decida di seguire quei due ragazzi dietro quel tunnel… Surreale e banale.

Caviale : 5

Sinceramente non ho ben capito come le persone che abitano “la città” possano essere considerate folli. E spero che tu me lo possa spiegare, affinché io compranda a pieno il racconto. Proprio perché sembra essermi sfuggito il filo conduttore della storia. Inoltre lo stile di scrittura mi ha un pochino infastidito (hai usato il presente storico mi sembra, ma sono le tre di notte e potrei sbagliare )
Non sono in grado (e questo è il terzo racconto su tre) di dare altri pareri. Forse il tema era talmente ampio di sviluppare che, essendo più o meno andati tutti verso la stessa direzione, non ho ancora trovato un racconto che mi prenda veramente. Non è, forse, tutta colpa degli autori.

The city of mads : 6

Devo capire una cosa: ma il racconto è frutto di un’esperienza reale? Oppure è “mixato” di elementi fantasiosi ed elementi reali? Non lo so, ma sarei curioso di scoprirlo.
Comunque “l’espediente” (nota le virgolette) di chiamare la band in quella maniera e poi, di conseguenza, scriverci il racconto, secondo me non lo rende abbastanza in tema per quello che intendo io con “la città dei pazzi”.
Sicuramente il racconto è scritto bene ed è molto godibile: lo dimostra il fatto che alla fine mi si è un po’ stretto lo stomaco nel leggerlo.
Peccato, perché ti avrei volentieri dato un voto in più, però secondo me è troppo “borderline” rispetto all’argomento. Mi spiace.

La vera città dei folli : 6,5

Se avessi scritto in questa tornata, avrei sicuramente scritto un racconto del genere. Inutile dire che il concetto di manicomio fuori dal manicomio era sotto gli occhi di tutti.
Da dove viene allora questo 6,5 ?
"Avevo visto l'orizzonte trasformarsi, avevo visto i punti interrogativi trasformarsi in punti esclamativi, avevo visto la gente salutarsi, ma anche inseguirsi, avevo visto la gente affannarsi per prendere l'ultima corsa della notte ma anche la gente affannarsi e basta perché tranquilla, proprio, non ci sapeva restare"
"All'interno di queste mura ci sono soltanto persone che hanno capito che, prima o poi, bisogna morire. Tanto vale prenderne consapevolezza il prima possibile."
Questi due periodi sono davvero fantastici.

Drell : 5,5

Come per il racconto precedente, era fin troppo evidente dove si sarebbe andato a parare.
Purtroppo i copiosi dialoghi, il ritmo della storia che rimane molto piatto e che, se possibile, nel finale si appiattisce ulteriormente (forse per mancanza di caratteri a disposizione? Non ho controllato) sono la risultante di questo voto. Peccato ,perché mi aspettavo che la storia prendesse pieghe diverse e non l’ha fatto.

Il muro : 6,5

Bel racconto: forse scritto peggio di altri ma che trasmette , per lo meno, qualcosa. Sono riuscito ad immedesimarmi nella situazione (anche se il fatto di creare una società così utopistica è, per l’appunto …. Troppo utopistico anche per un racconto ) e provare a pensare se al giorno d’oggi potrebbe succedere una cosa del genere. Probabilmente no, ma il pensiero è abbastanza suggestivo.
Inoltre abbastanza originale l’idea di persone con un pensiero fuori dall’ordinario (i pazzi, in un certo qual modo, rientrano in questa definizione) che vengono rinchiuse benché non soffrano di squilibri.

Il campione di ciclismo : 8 [Premio Critica]

Racconto strepitoso. Non ho altro da aggiungere
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 18:43 #5504

arturobandini ha scritto:
Asintoto ha scritto:



The City of Mads: voto 6

Prima ancora di leggere il racconto: ma questo titolo? Suvvia…
Ok, finito e capito il perchè del titolo. Devo dire che non mi ha particolarmente preso la storia, sarà che il mondo della musica non è esattamente il mio (pur con mio dispiacere). Mi aspettavo un racconto in linea con gli altri, mi sono ritrovato la storia di una band. Ho trovato un po’ lunghe e noiose le storie dei vari membri e non particolarmente eccitante nemmeno il concerto. Neppure il linguaggio mi ha troppo convinto, anche se mi rendo conto che può starci in questi ambienti filo-bronxiani (in fondo sono proprio questi ambienti che non mi convincono troppo, questo “scimmiottamento” di una cultura così diversa dalla nostra, ma questo è un discorso differente). Mi ha per molto incuriosito la dedica: è una storia vera? Se sì avrei piacere che ci spiegassi di più
Devo dire che non mi ha troppo convinto il racconto.



sì è una storia vera, al 100 per cento!!! ^_^


beh... scimmiottavamo?? ovviamente sì, eravamo dei ragazzini, anche se l'episodio di cui ho parlato è avvenuto quando non eravamo solo più dei brufolosi provincialotti, ma eravamo già un po più grandini


puo sembrare strano se non si ha avuto un'esperienza simile, per noi era tutto incredibilmente importante, noi c'eravamo dentro o pensavamo che fosse così. l'unica cosa che non riesco a capire del tuo commento è il filo-bronxiano. direi che l'ambiente che frequentavamo non aveva proprio nulla a che fare con "bronx". eravamo studentelli, provenienti da famiglie normali, dalla piccola alla media borghesia. nel nostro giro stretto non c'è nessuno che sia finito tossico o cose del genere. il batterista morì, purtroppo, in un incidente dove un furgone ai 150km all'ora, guidato da un ubriaco, lo centrò in pieno.


Essenzialmente era riferito al linguaggio del racconto il filo-bronxiano, non certo a voialtri. Hai fatto parlare i personaggi con un linguaggio da film americano per capirci, così mi è parso. Chiaramente non è in alcun modo un offesa ad alcuno di voi, anzi, l'ho trovato anche azzeccato (pur non convincendomi del tutto).

Credo sia come dici tu: se non si vivono quelle esperienze non le si comprendono, purtroppo per me è così e il racconto non è riuscito a prendermi per questa ragione
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 18:44 #5505

steve_vai_it ha scritto:


The city of mads : 6

Devo capire una cosa: ma il racconto è frutto di un’esperienza reale? Oppure è “mixato” di elementi fantasiosi ed elementi reali? Non lo so, ma sarei curioso di scoprirlo.
Comunque “l’espediente” (nota le virgolette) di chiamare la band in quella maniera e poi, di conseguenza, scriverci il racconto, secondo me non lo rende abbastanza in tema per quello che intendo io con “la città dei pazzi”.
Sicuramente il racconto è scritto bene ed è molto godibile: lo dimostra il fatto che alla fine mi si è un po’ stretto lo stomaco nel leggerlo.
Peccato, perché ti avrei volentieri dato un voto in più, però secondo me è troppo “borderline” rispetto all’argomento. Mi spiace.




tranquillo!! anche a me non piace particolarmente, anche se sono molto contento che ad altri sia piaciuto. il semplice fatto che tu abbia sentito qualcosa alla fine, pur non ritenendolo granchè, è per me comunque un motivo d'orgoglio.

il nome della band non è del tutto pretestuoso. all'apoca ci chiamavamo the city of madness. quando ho letto il tema di universi mi è subito venuto in mente il gruppo, non a caso forse sarebbe stao più corretto chiamarlo the city of fools (per quanto, insomma), ma ho tenuto mads per ricordare il nome originario.

Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:06 #5507

Asintoto ha scritto:
Il distacco del piccione: voto 6,5

Stile radical-chic che a tratti sembra un po’ autocompiacersi. Qualche errore di distrazione (ad esempio “Lei se è morta 10 anni fa”, immagino che manchi qualcosa). Il racconto non sembra del tutto aderente alla traccia.
Nonostante tutto la storia è interessante. Interessante finché l’assurdo scivola nell’immotivato (la morte della donna per salvare un piccione, ho capito bene?) e nell’eccessivamente vago (troppo poco spiegata la morte della donna, immagino per questioni di spazio).
Il mio verdetto: idea interessante ma sviluppata in un modo che non mi ha convinto. Carino il finale.



sul refuso c´è un "se" di troppo, dimenticanza di qualche correzione. La morte della ragazza è l'evento che lega piccione e giornalista, il motivo per cui lui gli annuncia l'imminente vendetta dei piccioni. In qualche modo sia il piccione che Monin si sentono responsabili della morte della ragazza. Poi, ovviamente, avrei potuto scriverlo mille volte meglio, vabbè..
Una cosa mi incuriosisce: che significa scrittura radical chic?
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:10 #5508

steve_vai_it ha scritto:


Il distacco del piccione : 4,5

Racconto che non trovo scritto per nulla bene. I segni di punteggiatura a volte, sembrano essere messi in maniera troppo caotica. Questo rende la lettura meno fluida di quanto un racconto breve consiglierebbe.
Inoltre non riesco proprio a trovare una connessione tra la prima parte “descrittiva” e tutta la trama successiva. Riesco ad intuire come “Monin” sia impazzito (è impazzito, giusto !?) ma non m’è piaciuta per nulla la storia. Mi spiace.


non impazzisce nessuno, la storia è piuttosto lineare. Monin va a un appuntamento al buio, scopre che chi gli vuole parlare è un piccione che sta per organizzare una rivolta, alla fine viene sapere che la sua ragazza è morta 10 anni prima a causa di uno psicopatico che odiava i piccioni.
"Signorine, non è certo sotto le specie del vocabolario e della sintassi che la Letteratura inizia a sedurci" Paul Valéry

Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:12 #5510

mentalhandjob ha scritto:
steve_vai_it ha scritto:


Il distacco del piccione : 4,5

Racconto che non trovo scritto per nulla bene. I segni di punteggiatura a volte, sembrano essere messi in maniera troppo caotica. Questo rende la lettura meno fluida di quanto un racconto breve consiglierebbe.
Inoltre non riesco proprio a trovare una connessione tra la prima parte “descrittiva” e tutta la trama successiva. Riesco ad intuire come “Monin” sia impazzito (è impazzito, giusto !?) ma non m’è piaciuta per nulla la storia. Mi spiace.


non impazzisce nessuno, la storia è piuttosto lineare. Monin va a un appuntamento al buio, scopre che chi gli vuole parlare è un piccione che sta per organizzare una rivolta, alla fine viene sapere che la sua ragazza è morta 10 anni prima a causa di uno psicopatico che odiava i piccioni.


Allora non ho capito a pieno il senso del racconto, e me ne dispiaccio...
Proverò a rileggerlo sotto un'altra ottica.
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:15 #5511

mentalhandjob ha scritto:
Asintoto ha scritto:
Il distacco del piccione: voto 6,5

Stile radical-chic che a tratti sembra un po’ autocompiacersi. Qualche errore di distrazione (ad esempio “Lei se è morta 10 anni fa”, immagino che manchi qualcosa). Il racconto non sembra del tutto aderente alla traccia.
Nonostante tutto la storia è interessante. Interessante finché l’assurdo scivola nell’immotivato (la morte della donna per salvare un piccione, ho capito bene?) e nell’eccessivamente vago (troppo poco spiegata la morte della donna, immagino per questioni di spazio).
Il mio verdetto: idea interessante ma sviluppata in un modo che non mi ha convinto. Carino il finale.



sul refuso c´è un "se" di troppo, dimenticanza di qualche correzione. La morte della ragazza è l'evento che lega piccione e giornalista, il motivo per cui lui gli annuncia l'imminente vendetta dei piccioni. In qualche modo sia il piccione che Monin si sentono responsabili della morte della ragazza. Poi, ovviamente, avrei potuto scriverlo mille volte meglio, vabbè..
Una cosa mi incuriosisce: che significa scrittura radical chic?


Bella domanda, era notte Diciamo che "cosa significa?" è generoso, dì pure "cosa volevi dire?"

Diciamo che sembra un po' snob? Senza intento di offendere chiaramente, perso nelle vie della stanchezza di quella sera non ho trovato di meglio di quanto scritto nel commento.

Provo ancora: mi è parsa un po' troppo ricercata -nel senso di elevata-, come barocca (no, non è il termine corretto). Spero tu abbia capito cosa intendo
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:24 #5512

Asintoto ha scritto:
mentalhandjob ha scritto:
Asintoto ha scritto:
Il distacco del piccione: voto 6,5

Stile radical-chic che a tratti sembra un po’ autocompiacersi. Qualche errore di distrazione (ad esempio “Lei se è morta 10 anni fa”, immagino che manchi qualcosa). Il racconto non sembra del tutto aderente alla traccia.
Nonostante tutto la storia è interessante. Interessante finché l’assurdo scivola nell’immotivato (la morte della donna per salvare un piccione, ho capito bene?) e nell’eccessivamente vago (troppo poco spiegata la morte della donna, immagino per questioni di spazio).
Il mio verdetto: idea interessante ma sviluppata in un modo che non mi ha convinto. Carino il finale.



sul refuso c´è un "se" di troppo, dimenticanza di qualche correzione. La morte della ragazza è l'evento che lega piccione e giornalista, il motivo per cui lui gli annuncia l'imminente vendetta dei piccioni. In qualche modo sia il piccione che Monin si sentono responsabili della morte della ragazza. Poi, ovviamente, avrei potuto scriverlo mille volte meglio, vabbè..
Una cosa mi incuriosisce: che significa scrittura radical chic?


Bella domanda, era notte Diciamo che "cosa significa?" è generoso, dì pure "cosa volevi dire?"

Diciamo che sembra un po' snob? Senza intento di offendere chiaramente, perso nelle vie della stanchezza di quella sera non ho trovato di meglio di quanto scritto nel commento.

Provo ancora: mi è parsa un po' troppo ricercata -nel senso di elevata-, come barocca (no, non è il termine corretto). Spero tu abbia capito cosa intendo



tu forse vorresti dire che faccio lo splendido con una scrittura un po' pop?
"Signorine, non è certo sotto le specie del vocabolario e della sintassi che la Letteratura inizia a sedurci" Paul Valéry

Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:32 #5513

6Rimbaud ha scritto:
mi piange il cuore vedere maceria e konradin a 1 sola preferenza di premio critica

e il campione di ciclismo a 5!!!!

mi pare assurdo XD

A dimostrazione che i gusti del 'pubblico medio' non sempre sono così prevedibili come si crede.
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:36 #5514

tommys79 ha scritto:

La vera città dei folli
Ha meritato il mio premio della critica perché la lettura è stata piacevole e scorrevole dall’inizio alla fine. L’argomento è stato sviluppato, come ne “Il distacco del piccione”, sottolineando alcuni comportamenti folli dell’uomo, ma in questo caso manca un pò di originalità, a mio modestissimo parere.

Grazie per il commento. A leggere i tuoi però sembriamo tutti dei 'novelli autori di fama internazionale'. Per fortuna che invece la maggior parte di noi (Rimbaud a parte) è veramente scarsa!
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:41 #5515

Asintoto ha scritto:

Ora due parole sul racconto: sono sinceramente dispiaciuto che sia piaciuto così poco, nasce come scritto sopra nella sua quasi interezza da un mio sogno talmente vivido che ne ricordo ancora oggi i particolari (l'ho fatto 4 mesi fa). L'errore che ho fatto è stato -credo- non avere il coraggio di staccarlo del tutto dalla realtà, cadendo nell'errore di contestualizzarlo (nel sogno io, aka il protagonista, mi ritrovo gambe a penzoloni sulla piscina. Così dovevo lasciarlo, senza dare spiegazione sul perchè e sul percome ero lì). Ciò fatto era opportuno trovare un altro finale, meno definito, più vago, enormemente più folle. Pazienza, mi fa piacere che qualcuno abbia apprezzato qualche descrizione (che sono la parte che curo di più si può dire) e ancora più piacere che qualcuno abbia provato ad immaginarsi l'ambientazione, con scarso successo. Pensate come mi sono sentito io che quella stessa ambientazione l'ho scoperta palmo a palmo in sogno, volevo che fosse qualcosa del genere e per tal ragione ho tentato di riprodurre il terrore -totalmente immotivato- che mi aveva pervaso nel sognare.

Certo, con i se e con i ma non si arriva a nulla ma, in effetti, un finale completamente decontestualizzato avrebbe reso il racconto sicuramente più 'aperto'. Forse incompleto ma, a mio avviso, decisamente più centrato con il tema. Io ho capito che volevi lasciare il dubbio se quello fosse matto o meno. Il problema è che si capisce chiaramente che è un sogno quello del protagonista. E, il racconto del sogno e l'obiettivo finale (ossia capire se lui è pazzo o no) sono così slegati, a mio avviso, da spezzare completamente il racconto in due lasciandolo un po' così...incompiuto.
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:47 #5516

Asintoto ha scritto:

La vera città dei folli: voto 6,5

L’inizio è un po’ troppo brutale (mi chiamo Giuseppe, così di botto). C’è qualche frase che sembra non essere stata riletta (“ad una velocità a dir poco rapida”, anche perchè di velocità lente non ne ho mai viste )
Carina l’idea di rovesciare a metà il tema (a metà, perchè comunque quello rimane il discorso di un matto). A me ha sempre affascinato il tema della pazzia;in fondo altro non è che una differente razionalità, un modo di ragionare che è lontano da quello convenzionale e dunque non accettato. Dicevo, il tema è interessante ed è stato svolto in modo abbastanza interessante –anche se devo dire non troppo coinvolgente e un po’ deviante in alcuni tratti, ma ci sta essendo il prodotto di un semi-pazzo- ma risulta un po’ lento. Devo dire che non avevo capito che era in un manicomio, per quel che mi riguarda era ben nascosto (ma io sono un tardone quindi non faccio testo )
Nel complesso per quanto mi riguarda pesa la punteggiatura, non mi ha convinto in diversi tratti.

Più che un manicomio sarebbe una casa di cura..ma va bene uguale. Il concetto di fondo è praticamente lo stesso. Grazie per il commento.
Se può interessare, quella finestra, sarebbe su un tratto del porto antico di Genova. Ora, non esiste una casa di cura lì. Diciamo che ho mentalmente portato quella finestra in quel luogo che, in effetti, vedo io stesso evolversi da quasi dieci anni a velocità rapida!
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Re: [#3] La città dei folli (commenti) 16/04/2012 19:48 #5517

Asintoto ha scritto:


Essenzialmente era riferito al linguaggio del racconto il filo-bronxiano, non certo a voialtri. Hai fatto parlare i personaggi con un linguaggio da film americano per capirci, così mi è parso. Chiaramente non è in alcun modo un offesa ad alcuno di voi, anzi, l'ho trovato anche azzeccato (pur non convincendomi del tutto).

Credo sia come dici tu: se non si vivono quelle esperienze non le si comprendono, purtroppo per me è così e il racconto non è riuscito a prendermi per questa ragione



sul racconto ti dò ragione... non ne ero convinto, ma è da tanto tempo che non mi ritrovavo a scrivere, soprattutto un raccontino...

il linguaggio?? non so più esattamente come parlavo o parlavamo all'epoca.. credo che quella presente nel racconto sia una semplificazione, o un compattamento di espressioni che ci rivolgevamo l'un l'altro per scherzare e che alla fine entrò in pianta stabile nel nostro modo di rivolgerci quando eravamo "gruppo".

ad esempio, continuo a frequentare alessandro (nigger nel racconto) e alberto (glue), e spesso parliamo ancora così scherzando... magari non troppo in pubblico, solo tra di noi
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