"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto." (Italo Calvino)
Benvenuto, Ospite
Nome Utente Password: Ricordami

ARGOMENTO: [#2] Paradise City (commenti)

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 22:54 #14621

DQ. ha scritto:
...E se Paradise City – 5,5

Lo spunto è simpatico, nonostante io non sia un fan della fantascienza e leggere la parola “alieno” mi allontani irrimediabilmente dalla narrazione. Se poi l'incipit parla di “semi-alieni”...che sforzo enorme devo fare! Ma questo è gusto personale, anzi, è proprio predisposizione genetica, e l'ho lasciata fuori quanto più possibile dal voto.
Come detto, lo spunto è simpatico e l'ho letto con interesse. La narrazione è scorrevole, salvo alcune parole nelle quali ho inciampato ogni tanto.

Però ho sentito una mancanza: questo racconto probabilmente è figlio di una riflessione tua personale, probabilmente questo spunto non è nato per questo racconto ma è un pensiero indipendente. Sono abbastanza certo di questo perché i personaggi si perdono: c'è il protagonista che fa questa riflessione, ok. Ma l'amico chi è? Qual è il suo ruolo all'interno del racconto? Se non ci fosse, sarebbe uguale. Basterebbe spostare le battute da Peter a Johan. Se l'avessi usato come contraddittorio, avrebbe avuto sicuramente più senso e avresti soddisfatto una delle principali regole del racconto, ma saresti uscito dalla riflessione diretta e sarebbe diventato un racconto, appunto, quindi l'avresti snaturato e non so quanto ti sarebbe andato bene.

Sulla figlia, invece, sento un grande buco. La riflessione è nata proprio da una domanda, o forse un'intuizione, della figlia. Ma lui cosa le ha risposto in quell'istante? E, dopo tutta questa riflessione, cosa sentirà di dire alla figlia? Lui è stato “messo in crisi” dalla figlia, eppure la taglia fuori sin da subito, parlando del tutto come se fosse una cosa solo sua.

Una cosa non ho gradito assolutamente: quell'espressione inglese “What the fuck?”. Cosa c'entra? Non so chi l'abbia scritto e non vi conosco ancora, ma suppongo che l'autore non sia un matusa. E' tutto in italiano, dialoghi compresi, tranne quell'espressione che non mi sembra per niente attribuibile al personaggio (luminare della genetica applicata, padre), ma mi sembra assolutamente attribuibile all'autore. Scrivere “ma che cazzo...?!”, sarebbe stato identico nei contenuti ma senza contaminazioni.

Insomma, non sei riuscito a uscire fuori da te stesso. Se da un lato è fondamentale non uscire mai, soprattutto se non si ha padronanza della scrittura (non mi sto riferendo personalmente a te, sto parlando in generale), dall'altro è altrettanto fondamentale distaccarsi per evitare che un racconto ampio diventi un monologo egocentrico.

Di tutti i commenti il tuo, il più cinico, ha effettivamente colto nel segno.
In effetti la storia è troppo pensata come se io dovessi fare un monologo e dare spiegazioni.
In pratica ho avuto l'idea che Gesù potesse essere un alieno e da lì ho creato solo tutto un contesto per fare poi solo uno spiegone pazzesco.

Quel tuo dirmi "monologo egocentrico" mi ha veramente fatto capire meglio anche tutte le altre "critiche" perché la sensazione vissuta principalmente da chi legge è proprio quella.

Non mi soffermo oltre sui dettagli tecnici che, come già brillantemente analizzato da te, sono molto collegati al fatto di scrivere tanto per fare un monologo e finiscono inevitabilmente per creare personaggi ed ambienti vuoti e fini a se stessi.

La frase in inglese?

Beh, forse avrei dovuto (e voluto) scrivere tutto il racconto in inglese e mettere poi quella frase in italiano perché nella mia mente il racconto nasceva negli USA ed uno dei due doveva essere straniero.

Chiaro che invertendo le cose questa cosa non è stata minimamente valorizzata e, anzi, ha creato l'effetto contrario.

Grazie per la lucida analisi.
  • gensi
  • Offline
  • Vice Presidente
  • Messaggi: 3860
La mia vetrina: www.lulu.com/spotlight/gensi

--------------------------

Fortunatamente, ho sempre il difetto di prendermi poco sul serio...
[cit. Carmen Consoli - Fortunatamente]

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 22:56 #14622

Tavajigen ha scritto:
...E se Paradise City: 5
Il racconto non mi ha colpito. La storia mi ha saputo di rivisto e il modo in cui è stata scritta mi è sembrata a grandi tratti ridursi a veri e propri spiegoni tra i protagonisti.
Sinceramente non credo di aver capito il finale: devono crocifiggersi? In ogni caso non mi è piaciuto come finale, troppo accelerato, risulta quasi forzato.


Il finale è volutamente libero anche se nella mia mente, l'idea, era che Johan e Peter, il giorno successivo, iniziassero la fondazione di "Paradise City".

Il racconto sarebbe dovuta essere appunto la "Genesi" di questa città/comunità convinta del culto di Gesù come figlio di semi-alieni.

Mi rendo conto però che molto è rimasto nella mia testa e ben poco è uscito fuori dal racconto se non dei gran discorsi più o meno svalvolati.
  • gensi
  • Offline
  • Vice Presidente
  • Messaggi: 3860
La mia vetrina: www.lulu.com/spotlight/gensi

--------------------------

Fortunatamente, ho sempre il difetto di prendermi poco sul serio...
[cit. Carmen Consoli - Fortunatamente]

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 22:58 #14623

La cartella: 7
Bel racconto con ottima interpretazione del tema. Dal punto di vista della scrittura niente da dire; l’unica cosa che non ho sopportato sono i troppi spazi lasciati tra i capoversi, so che è una cosa visiva e proprio per questo non la considero ovviamente in fase di voto, ma non ci posso fare niente: per me è essenziale anche la forma.
Ho trovato invece inutile e ridondante la frase finale; più che un “cappello” al racconto mi sembra una morale alla Disney, l’avrei evitata.


grazie per il commento, ogni critica è preziosa.
  • scarpax73
  • Offline
  • Premio Pulitzer
  • Messaggi: 589

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:01 #14625

gensi ha scritto:
DQ. ha scritto:
...E se Paradise City – 5,5

Lo spunto è simpatico, nonostante io non sia un fan della fantascienza e leggere la parola “alieno” mi allontani irrimediabilmente dalla narrazione. Se poi l'incipit parla di “semi-alieni”...che sforzo enorme devo fare! Ma questo è gusto personale, anzi, è proprio predisposizione genetica, e l'ho lasciata fuori quanto più possibile dal voto.
Come detto, lo spunto è simpatico e l'ho letto con interesse. La narrazione è scorrevole, salvo alcune parole nelle quali ho inciampato ogni tanto.

Però ho sentito una mancanza: questo racconto probabilmente è figlio di una riflessione tua personale, probabilmente questo spunto non è nato per questo racconto ma è un pensiero indipendente. Sono abbastanza certo di questo perché i personaggi si perdono: c'è il protagonista che fa questa riflessione, ok. Ma l'amico chi è? Qual è il suo ruolo all'interno del racconto? Se non ci fosse, sarebbe uguale. Basterebbe spostare le battute da Peter a Johan. Se l'avessi usato come contraddittorio, avrebbe avuto sicuramente più senso e avresti soddisfatto una delle principali regole del racconto, ma saresti uscito dalla riflessione diretta e sarebbe diventato un racconto, appunto, quindi l'avresti snaturato e non so quanto ti sarebbe andato bene.

Sulla figlia, invece, sento un grande buco. La riflessione è nata proprio da una domanda, o forse un'intuizione, della figlia. Ma lui cosa le ha risposto in quell'istante? E, dopo tutta questa riflessione, cosa sentirà di dire alla figlia? Lui è stato “messo in crisi” dalla figlia, eppure la taglia fuori sin da subito, parlando del tutto come se fosse una cosa solo sua.

Una cosa non ho gradito assolutamente: quell'espressione inglese “What the fuck?”. Cosa c'entra? Non so chi l'abbia scritto e non vi conosco ancora, ma suppongo che l'autore non sia un matusa. E' tutto in italiano, dialoghi compresi, tranne quell'espressione che non mi sembra per niente attribuibile al personaggio (luminare della genetica applicata, padre), ma mi sembra assolutamente attribuibile all'autore. Scrivere “ma che cazzo...?!”, sarebbe stato identico nei contenuti ma senza contaminazioni.

Insomma, non sei riuscito a uscire fuori da te stesso. Se da un lato è fondamentale non uscire mai, soprattutto se non si ha padronanza della scrittura (non mi sto riferendo personalmente a te, sto parlando in generale), dall'altro è altrettanto fondamentale distaccarsi per evitare che un racconto ampio diventi un monologo egocentrico.

Di tutti i commenti il tuo, il più cinico, ha effettivamente colto nel segno.
In effetti la storia è troppo pensata come se io dovessi fare un monologo e dare spiegazioni.
In pratica ho avuto l'idea che Gesù potesse essere un alieno e da lì ho creato solo tutto un contesto per fare poi solo uno spiegone pazzesco.

Quel tuo dirmi "monologo egocentrico" mi ha veramente fatto capire meglio anche tutte le altre "critiche" perché la sensazione vissuta principalmente da chi legge è proprio quella.

Non mi soffermo oltre sui dettagli tecnici che, come già brillantemente analizzato da te, sono molto collegati al fatto di scrivere tanto per fare un monologo e finiscono inevitabilmente per creare personaggi ed ambienti vuoti e fini a se stessi.

La frase in inglese?

Beh, forse avrei dovuto (e voluto) scrivere tutto il racconto in inglese e mettere poi quella frase in italiano perché nella mia mente il racconto nasceva negli USA ed uno dei due doveva essere straniero.

Chiaro che invertendo le cose questa cosa non è stata minimamente valorizzata e, anzi, ha creato l'effetto contrario.

Grazie per la lucida analisi.


a me la frase in inglese piaceva, anche tutta in maiscolo. se lo avessi scritto in inglese ti avrei dato 2.
  • scarpax73
  • Offline
  • Premio Pulitzer
  • Messaggi: 589

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:08 #14626

doppione
  • scarpax73
  • Offline
  • Premio Pulitzer
  • Messaggi: 589
Ultima modifica: 26/03/2015 23:10 Da scarpax73.

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:09 #14627

Andy Dufresne ha scritto:
Tavajigen ha scritto:

ormai di Berlusconi in Paradiso si è letto centinaia di barzellette o aneddoti o altro, e quindi mi è risultato davvero poco originale.


Ma non su una luna di Saturno! Almeno credo, non sono un fan delle barzellette.
Poco originale anche che l'anima, ovvero la coscienza quantistica di Penrose, sia stata prelevata a forza da un Gesù mattacchione esiliato su una luna di Saturno per non aver conquistato la Terra?


E poi ragazzi fatemelo dire: secondo me 'sto racconto non funziona per niente come barzelletta, sarebbe noioso starla a sentire, mi dovevate mettere 2 se l'avete presa in quel senso! xD


è un barzellettone spaziale, sarebbe stata a pennello in una puntata di big bang theory... però ti stimo, io non ne sarei capace
  • scarpax73
  • Offline
  • Premio Pulitzer
  • Messaggi: 589

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:09 #14628

scarpax73 ha scritto:

a me la frase in inglese piaceva, anche tutta in maiscolo. se lo avessi scritto in inglese ti avrei dato 2.


Diciamo che dubito d'avere davvero le capacità per scrivere una cosa del genere in un inglese vagamente corretto!

Sul maiuscolo concordo con te.
Sull'inglese mi rendo conto che può piacere o meno ma che sicuramente non aiuta il lettore a fargli capire cosa intendevo.
  • gensi
  • Offline
  • Vice Presidente
  • Messaggi: 3860
La mia vetrina: www.lulu.com/spotlight/gensi

--------------------------

Fortunatamente, ho sempre il difetto di prendermi poco sul serio...
[cit. Carmen Consoli - Fortunatamente]

Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 23:13 #14629

6Rimbaud ha scritto:
lumaca96 ha scritto:
6Rimbaud ha scritto:
lumaca96 ha scritto:
6Rimbaud ha scritto:
lumaca96 ha scritto:
6Rimbaud ha scritto:
...E se Paradise City 5 una storia strana troppo statica.. è ovvio che con i caratteri a disposizione non è facile fare grandi cose ma il finale, che dovrebbe essere un po’ il centro, sembra buttato un po’ lì come se non si sapesse come far quadrare il cerchio.. abuso del termine intercessione

La cartella 6,5 bel racconto.. scritto bene e subito coinvolgente.. anche qui per colpa del limite ai caratteri non si sviluppano cose interessanti.. ma la colpa va data al regolamento più che all’autore.. SE STESSI non vuole l’accento, ma lo dico solo perché sono stronzo

Whisky & Glock 4,5 un racconto tremendo.. troppe cose non spiegate.. quasi tutto sommario..la frase finale è la pietra tombale del cliché

La mia città 3,5 questo non è un racconto.. è al limite una fotografia.. manca tutto.. non sapevo nemmeno che voto dare.. non succede nulla.. manca la cosa principale.. la cosa fondamentale della narrazione: il conflitto.. uno scritto senza conflitto, che sia risolto o meno, non è nulla

Una striscia di paradiso. 5,5 un po’ melenso.. una visione troppo occidentale di un mondo troppo distante.. meglio scrivere di cose che ci sono più vicine, cose che si conoscono meglio.. non voglio dar consigli eh.. ma mi sembra un buon consiglio xD

Condizionamento 5 scritto non benissimo.. le espressioni utilizzate dal figlio di lucifero e poi da lucifero stesso sono davvero inverosimili.. l’idea, per quanto banale, non è malvagia.. ma non mi ha convinto

N52 6 grazie a dio è arrivato questo racconto a interrompere la sequela di insufficienze.. un po’ banale l’idea ma almeno è scritto bene e ha un ritmo equilibrato

The Red Side of the Blue 6 ahahah carino.. il finale mi ha strappato una risata

SILVIO DON'T CRY 6,5 ho riso più volte.. davvero carino.. non penso che chi ha scritto voglia un commento xD

Paradise City – Profezia 5,5 uhm.. premetto che non mi piacciono gli animali.. non ho capito ben bene tutto quanto e me ne dispiaccio.. c’è da dire che il racconto è anche abbastanza criptico.. in tema?

Niente da dire sul commento del mio "racconto" se non che hai ragione.

Una cosa da dire ce l'ho:

La Crusca sostiene che siano accettabili entrambe le forme.

PS: e qui un bell'utilizzo dell'articolo davanti a un cognome, sempre dall'accademia della Crusca: è inoltre possibile osservare che nelle sue opere il Manzoni impiega entrambe le forme.

Come si suol dire, due piccioni con una fava.


si ma non devi dirlo a me, che non ho sollevato la questione xD

e comunque il proverbio è "due piccioni con una TAVA"

Sei tu che hai scritto "SE STESSI non vuole l’accento, ma lo dico solo perché sono stronzo" o mi sto rincoglionendo?


ahahah e tu credi davvero che il parere della crusca possa prevaricare il mio???

scherzi a parte, storicamente è più corretto non mettere l'accento.. non è un errore grave.. ma a me salta comunque all'occhio

Non comprendo quale sia l'errore, essendo accettate entrambe le forme

Toh, vai a dirlo alla Treccani:
Pertanto oggi le grammatiche meno conservative e i dizionari danno come accettabili e corrette anche le grafie sé stesso e sé medesimo, che in alcuni casi sono proprio quelle consigliate (per questo motivo, nelle norme grafiche di questa Enciclopedia, la grafia usata è sempre sé stesso).


ma chi sei, l'avvocato di scarpax?? xD


ti assumo subito
  • scarpax73
  • Offline
  • Premio Pulitzer
  • Messaggi: 589

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:16 #14630

Questi i miei commenti a caldo in fase di lettura:

La cartella:
molto interessante. Forse veramente tutto troppo condensato e, a tratti, un filo surreale.
Avrei omesso questa frase
Apprezziamo qualcosa solo quando ci sfugge, e ci rammarichiamo di non averne compreso il senso nel momento cui avviene.
che è superflua e trasforma un po' un bel racconto in una quasi supercazzola.
Collegare una fantomatica "città ideale" con "Paradise city" senza mai esplicitarlo non è cosa da poco. Anche perché il rischio di finire al bordo del tema è veramente elevato. Ma per quel che mi riguarda hai fatto bene. Il rischio ne è valsa la pena.



Whisky & Glock: la parte descrittiva è sublime. Soprattutto la capacità con la quale si è riusciti a rendere centrale la "city" è notevole ed è doveroso sottolinearlo.
Soprattutto questa parte: Alberi e palazzi si completavano regalando un panorama indimenticabile, reso ancor più affascinante dal placido fiume che avvolgeva la città rispecchiandola e mescolando così la verità col suo riflesso.
che rasenta il poetico.
Non ho per nulla gradito i tempi della storia. Non si capisce quanto tempo sia effettivamente passato tra perdita lavoro, fuga compagna, incidente e tentativo di suicidio.
Potrebbe essere passaggio un giorno come mesi.
E non può essere una cosa secondaria. Proprio perché un gesto come quello del suicidio o avviene in maniera quasi immediata spinti dalla disperazione oppure è una cosa che covi e che ti logora immancabilmente. E, se nel primo caso è poco plausibile l'idea di lei che lo salva da morta, nella seconda ipotesi invece sarebbe (per quanto impossibile) un po' più verosimile.
Io l'avrei finito qui il racconto

Prima di riprendere la strada di casa, osservò il panorama ancora una volta sussurrando: “La città paradiso.”

Sinceramente lo spiegone finale era evitabile, a mio modo di vedere, perché non aggiunge proprio nulla se non levare un po' di gusto al racconto.


La mia città: una pennellata che somiglia però a poco più che un esercizio di stile. Quasi una poesia in prosa espressionistica. Insomma, non quello che mi aspetto leggendo un racconto su Universi. Perché ok i pochi caratteri a disposizione ma qualcosa poi me la voglio sentir raccontare. E non m'accontento di un paesaggio idilliaco raccontato finemente ed in maniera encomiabile. E pur sempre un racconto ed un'azione, da qualche parte, ci deve pur essere. Qualcosa deve succedere che non sia il semplice e naturale passare del sole.
Persino nella canzone di Mango, "Nella mia città" (a tratti molto simile al tuo racconto) c'è un finale. Che può piacere o meno ma è un finale che da un senso di storia.


Una striscia di paradiso: scelta estremamente coraggiosa visto che si è deciso di affrontare un tema così delicato proprio con un titolo abbastanza evocativo.
Cinicamente mi permetto di dire che l'esperimento è riuscito in parte.
Azzeccata e descritta alla grande la parte finale. Le parole trasudano veramente di umiltà e di consapevole inadeguatezza rispetto a un mondo così assurdo.
Quello che m'è piaciuto meno è il tentativo di forzare un po' troppo la mano con l'immagine pietosa iniziale. Perché è vero che sono cose che succedono quasi giornalmente ed è altresì vero che i bambini ne sono particolarmente colpiti ma non ho digerito facilmente la scelta di volerli mettere "in mezzo" con il solo fine di caricare appunto "l'immagine pietosa" sopra citata.
Passerò per stronzo ma poco mi importa.
Qui sto giudicando il racconto scritto da qualcuno che s'è fatto ispirare per portare alla luce una situazione deprimente. Beh, se io avessi avuto un'idea del genere avrei tentato di evitare lo stereotipo dell'indifeso appunto.
Ma, per quanto stronzo possa sembrare, questo è il mio personalissimo e relativo giudizio in merito.

*commento a freddo*
Questo è l'unico commento che mi sento un pelo di rivedere dopo aver letto alcune spiegazioni. Sinceramente non ho avuto l'umiltà di verificare che fosse preso da un fatto reale. Ciò non toglie che comunque, a mero livello personale, non amo le cose tremendamente enfatizzate e tristi. Ma è anche vero che questo è un pezzo di realtà e quindi il gusto personale vale molto meno.




Condizionamento:
per ora la versione più originale letta. E, sinceramente, ho cominciato a schiarirmi il quadro solo verso le righe finali. Scritto bene a mio avviso. Forse è una storia un po' fine a se stessa nel senso che non ha e non vuole dare messaggi.
Ma di sicuro non annoia.


N52: è il racconto più completo letto finora. È originale, ha una storia, ha un personaggio ben definito e lascia che quel senso finale di amarezza (ma non di morale) che a me, come lettore, piace parecchio.
Scritto EGREGIAMENTE senza mai cadere nel volgare o nel banale.
Complimenti.




The Red Side of the Blue: ho fatto veramente fatica a capirlo e nonostante svariate riletture non ho capito dove si volesse andare a parare. Sembra quasi lo scritto di un qualcuno sotto effetto di stupefacenti. E non vuole essere un insulto perché l'ambientazione è ricreata alla grande. Ma poi, alla fine, non ho sinceramente capito che cosa volesse dire chi l'ha scritto.


SILVIO DON'T CRY:
irriverente e blasfema. Proprio quello che mi aspetto quando voglio leggere una storia che non è, evidentemente, politically correct.
Certo, più che un racconto pare una storiella ma ci sono un paio di passaggi che nonostante soffrano tremendamente di recentismo non sono solo divertenti ma celano una certa profondità e lucidità d'analisi della storia contemporanea.
Insomma, un bel racconto che spezza nettamente rispetto a quanto letto finora.


Paradise City - Profezia:
mamma mia, mi ha messo un'ansia incredibile questo racconto. Il che testimonia che l'abilità di chi l'ha scritto si è fatta leggere alla grande visto che credo volesse proprio essere quella l'atmosfera che si voleva ricreare. Oltre questo però ho visto un altro racconto un po' troppo fine a se stesso.
Se eccelle nella stesura pecca nei contenuti che risultano essere troppo evanescenti per lasciare davvero un segno. Ma rispetto ad altre storie, su questa, un po' mi dispiace. Perché ci ho visto e ci continuo a vedere un potenziale inespresso. Peccato per chi l'ha scritta!!!
  • gensi
  • Offline
  • Vice Presidente
  • Messaggi: 3860
La mia vetrina: www.lulu.com/spotlight/gensi

--------------------------

Fortunatamente, ho sempre il difetto di prendermi poco sul serio...
[cit. Carmen Consoli - Fortunatamente]

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:39 #14631

La cartella – 5

Sono molto contento che ti sia messo in gioco. Ho temuto, leggendo i tuoi interventi nel forum, che saresti restato a fare lo spettatore. Invece mi hai piacevolmente stupito e questo non può fare altro che indicare (per me una conferma) che c'è una differenza abissale fra quello che vorresti comunicare e quello che spesso è arrivato a me/noi leggendoti. Sono contento!

Passando al racconto: mi manca l'empatia. Ho un racconto in prima persona e un bambino solo, quindi il bambino solo si racconta. Incontra un altro bambino altrettanto solo che ha qualcosa in più (esperienza o sensibilità, cambia poco). Quando A si sfoga e B lo abbraccia, A capisce qualcosa e sente che la propria sofferenza non è solo sua e non deve combatterla per forza da solo. Ma in che modo A arriva a questa conclusione? Mi spiego: quell'abbraccio, per come lo racconta, è completamente freddo. Non viene descritta una sensazione, c'è direttamente un “.” che taglia tutto. E la frase successiva è che devono separarsi. “Ci rattristava l'idea di non incontrarci più”...sulla base delle cose dette prima, a me sembra che ad A mancherà un abbraccio, più che l'abbraccio di quel bambino. E, se così fosse, a parte che sarebbe difficile immaginarlo per un bambino di 13 anni, e poi restituirebbe alla mamma la stessa freddezza dell'abbraccio di B. Del tipo: mamma piange, papà sta in cucina, il nonno è morto, in casa siamo in tre...per esclusione, tocca a me abbracciarla. Quanto è sentito quell'abbraccio? Io non l'avverto.
Se il protagonista ricorda a distanza di anni o decenni questa fase della sua vita e la racconta, attribuendo a questi episodi la sua salvazione, come fa a parlarne in modo così freddo, senza evocare neanche un movimento di pancia?*

Mi lascio andare a una considerazione azzardata: o quel dolore non l'ha compreso e superato a pieno (e qui non si parla più di racconti e protagonisti), oppure non ti sei applicato abbastanza nell'inventare storia, personaggi ed emozioni.

Il finale non mi piace proprio. La morale secondo me è superflua. Se avessi chiuso con “il bambino che ero morì quel giorno”, secondo me sarebbe stato molto ma molto ma molto meglio. Non bisogna mai, a mio avviso, avere la pretesa di insegnare qualcosa con un racconto del genere, o meglio non bisogna mai spiattellarla in pubblico, renderla così palese. Tutto quello che pensi me l'hai già mostrato con il racconto, mi hai già detto che, se A non si fosse “dato una svegliata” (B è solo un mezzo, dal punto di vista narrativo), sarebbe morto senza rinascita. Quindi vien da sé che alcune persone vivono tante vite, altre poche, altre nessuna...e che poche riescono a mantenere uno sguardo lucido su quello che stanno realmente vivendo.

*li ho chiamati A e B e ho fatto esempi “matematici” proprio per restituirti quella freddezza, non stavo sminuendo.


Ciao e grazie per il commento molto dettagliato.
Ci tenevo a partecipare, mi sono iscritto per scrivere e leggerere, e non partecipare sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti specialmente di steve.

per certi aspetti quello che mi dici lo avevo pensato anch'io, una certa "freddezza" permea questo racconto, un non volersi calare nel sentimento, nel turbamento.
ma anche pensandoci più volte ho preferito lasciarlo così. E' una adulto che narra di un evento avvenuto quand'era ragazzo, il passaggio all'età adulta segnato dal lutto, nel momento in cui svuota la casa dei suoi genitori venuti a mancare...è già troppo triste il contesto.
il finale è un bel po' melenso. non piace molto neanche a me...ma gli dovevo far aprire sta maledella cartella e aggiungere il discorso sull' altra città....altrimenti avrebbe perso tutte le connessioni col tema della tornata.
ma un finale piu "secco" secco sarebbe piaciuto anche a me.

grazie ancora
antonio
  • scarpax73
  • Offline
  • Premio Pulitzer
  • Messaggi: 589

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:45 #14632

scarpax73 ha scritto:

Ciao e grazie per il commento molto dettagliato.
Ci tenevo a partecipare, mi sono iscritto per scrivere e leggerere, e non partecipare sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti specialmente di steve.


Mavà, che mancanza di rispetto
Non vorrei tirare fuori il discorso nuovamente, ma credo che la macanza sia stata un'altra. Penso che tu l'abbia capito, così come io mi sono tranquillizzato sulla faccenda.

Ovviamente so che non hai scritto "per me" o per "risanare" la situazione, quindi sono contento che si partecipi perché, come già espresso anche nell'altra fase di commento, ci serviva linfa dai nuovi utenti e, sopratutto, vedo che in fase di commento stanno uscendo fuori delle cose che mai si erano lette su universi: il che è positivo perché chi saprà coglierle e farle proprie avrà un netto (nettissimo mi azzardo) miglioramento nel proprio stile di scrittura.

Grazie a tutti voi nuovi dunque, oltre che alla vecchia guardia che ancora ha voglia di sbattarsi per questo concorso. Siamo riusciti (siete, io mi sono "immesso" dopo) a tirare fuori qualcosa di grande! Seriamente.
You have to find what you're really good at and exaggerate it!

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:46 #14633

La cartella: molto interessante. Forse veramente tutto troppo condensato e, a tratti, un filo surreale.
Avrei omesso questa frase
Apprezziamo qualcosa solo quando ci sfugge, e ci rammarichiamo di non averne compreso il senso nel momento cui avviene.
che è superflua e trasforma un po' un bel racconto in una quasi supercazzola.



grazie per il commento, mi ha fatto molto ridere la supercazzola, ma credo tu abbia ragione.


Collegare una fantomatica "città ideale" con "Paradise city" senza mai esplicitarlo non è cosa da poco. Anche perché il rischio di finire al bordo del tema è veramente elevato. Ma per quel che mi riguarda hai fatto bene. Il rischio ne è valsa la pena.


grazie! mi fa piacere che tu o abbia notato
  • scarpax73
  • Offline
  • Premio Pulitzer
  • Messaggi: 589

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:49 #14635

steve_vai_it ha scritto:
scarpax73 ha scritto:

Ciao e grazie per il commento molto dettagliato.
Ci tenevo a partecipare, mi sono iscritto per scrivere e leggerere, e non partecipare sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti specialmente di steve.


Mavà, che mancanza di rispetto
Non vorrei tirare fuori il discorso nuovamente, ma credo che la macanza sia stata un'altra. Penso che tu l'abbia capito, così come io mi sono tranquillizzato sulla faccenda.

Ovviamente so che non hai scritto "per me" o per "risanare" la situazione, quindi sono contento che si partecipi perché, come già espresso anche nell'altra fase di commento, ci serviva linfa dai nuovi utenti e, sopratutto, vedo che in fase di commento stanno uscendo fuori delle cose che mai si erano lette su universi: il che è positivo perché chi saprà coglierle e farle proprie avrà un netto (nettissimo mi azzardo) miglioramento nel proprio stile di scrittura.

Grazie a tutti voi nuovi dunque, oltre che alla vecchia guardia che ancora ha voglia di sbattarsi per questo concorso. Siamo riusciti (siete, io mi sono "immesso" dopo) a tirare fuori qualcosa di grande! Seriamente.



quindi tutte 'ste batoste sono dovue un po' anche a me?...ne sono contento
  • scarpax73
  • Offline
  • Premio Pulitzer
  • Messaggi: 589

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:52 #14638

scarpax73 ha scritto:


quindi tutte 'ste batoste sono dovue un po' anche a me?...ne sono contento


Quali batoste?!
You have to find what you're really good at and exaggerate it!

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:54 #14639

steve_vai_it ha scritto:
scarpax73 ha scritto:


quindi tutte 'ste batoste sono dovue un po' anche a me?...ne sono contento


Quali batoste?!


ho letto dei bei commenti, anche severi.
  • scarpax73
  • Offline
  • Premio Pulitzer
  • Messaggi: 589

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 23:56 #14641

scarpax73 ha scritto:
steve_vai_it ha scritto:
scarpax73 ha scritto:


quindi tutte 'ste batoste sono dovue un po' anche a me?...ne sono contento


Quali batoste?!


ho letto dei bei commenti, anche severi.


Secondo me era la tornata che si prestava, sia per il titolo che per la qualità, a questa tipologia di commento.
Magari mi sbaglio, staremo a vedere per i prossimi
You have to find what you're really good at and exaggerate it!

Re: [#2] Paradise City (commenti) 27/03/2015 02:01 #14644

Visto che tanti hanno chiuso la lettura del mio racconto con un ? in testa, ci tenevo a spiegare un po', anche se generalmente non ne ho bisogno.
Generalmente non ne ho bisogno perché, se per lavoro scrivessi un qualcosa tipo questo racconto, nessuno l'accetterebbe mai e gli darei tutta la ragione del mondo. DEVO essere chiaro, lineare e non fraintendibile. O meglio: tutti i possibili fraintendimenti devono essere voluti e controllati. Non DEVE esistere "puoi spiegarmi questa cosa? Non l'ho capita" perché significherebbe aver lavorato male.

Mi sono iscritto al forum perché, prima di arrivare al mio lavoro, ho scritto flussi di coscienza, giocato con le immagini e le sensazioni, dato libero sfogo al bisogno di scrivere. Con il lavoro questo aspetto è venuto a mancare e ne ho addirittura dimenticato la mancanza. Ma leggendo il post su Hattrick mi è balenata nella mente la domanda: "potrebbe farmi bene ritornare a scrivere senza vincoli?" (il tema imposto è decisamente un vincolo irrilevante, rapportato agli altri). Sì, credo che potrebbe farmi bene e sarebbe simpatico anche leggere i commenti di appassionati.

Così il mio primo racconto, questo, è stato un insieme di tutte le cose che non avrei mai potuto scrivere per lavoro. Avevo proprio bisogno di sfogarmi

Questo racconto è nato dalla riflessione:
Paradise City...Dante e Divina Commedia. Ok, a scuola si studia la Divina Commedia. Tutti ne parlano come se fosse il più grande o uno dei più grandi capolavori. Ma probabilmente è così solo perché il viaggio è stato fatto da Dante, persona pensante e lucida, capace di scrivere e trasmettere immagini e sensazioni. Ipotizziamo che Dante sia stato il prescelto. Se al suo posto fosse stato scelto un buzzurro, un rozzo, un ignorante, cosa avremmo studiato a scuola?

Un ignorante prima di tutto non capisce dove si trova. Ancor meno sa capire il motivo del suo trovarsi lì.

Quindi il mio protagonista non è in grado di fare un'analisi su se stesso (Rimbaud, studia!) e dire "ok, se sono qui un motivo ci sarà. Fammi fare un'analisi di coscienza". Ma può solo sbraitare e pretendere il suo Paradiso.

Il contesto è dantesco, anche se nell'Inferno di Dante non esiste un girone con i teschi a terra che ti mangiano i piedi, ma c'è un girone, quello dei golosi, nel quale i peccatori "Sono stesi a terra, immersi nel fango sotto precipitazioni continue e maleodorante, frequentemente morsi e graffiati da Cerbero che li tormenta coi suoi latrati". Ho rivisitato un po' questo scenario.

Il protagonista è un iracondo, prima di tutto, e nel finale si scopre essere anche un suicida fattosi saltare in aria. Proprio questi sono i peccati che lo legano all'Inferno, ma è troppo stupido per accorgersene. L'unica cosa che può fare è pretendere le 72 vergini (70 per questioni di suono e metrica).
L'ultima parte, l'unica che mi piace, è uno scimmiottamento di Dante. Anche il mio protagonista è un Dante, ma è pur sempre un ignorante rozzo, quindi cerca di imitarne la forma ma ogni 2 parole inciampa nella sua rozzezza.

Evito la spiegazione di tutti i riferimenti perché tanti sono proprio stupidi e per niente comprensibili, tipo l'Ego che gli esplodeva in petto come se gli avessero colpito l'Anahata con indice e medio, liberamente ispirato a Ken Shiro e le sue implosioni.

Detto questo, mi rendo conto che sia quasi illeggibile, ma mi sono divertito a scriverlo e mi ha fatto bene
  • DQ.
  • Offline
  • Scrittore affermato
  • Messaggi: 399
Ultima modifica: 27/03/2015 03:13 Da DQ..
Ringraziano per il messaggio: Signor-BOH

Re: [#2] Paradise City (commenti) 27/03/2015 02:09 #14645

scarpax73 ha scritto:

Ciao e grazie per il commento molto dettagliato.
Ci tenevo a partecipare, mi sono iscritto per scrivere e leggerere, e non partecipare sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti specialmente di steve.

per certi aspetti quello che mi dici lo avevo pensato anch'io, una certa "freddezza" permea questo racconto, un non volersi calare nel sentimento, nel turbamento.
ma anche pensandoci più volte ho preferito lasciarlo così. E' una adulto che narra di un evento avvenuto quand'era ragazzo, il passaggio all'età adulta segnato dal lutto, nel momento in cui svuota la casa dei suoi genitori venuti a mancare...è già troppo triste il contesto.
il finale è un bel po' melenso. non piace molto neanche a me...ma gli dovevo far aprire sta maledella cartella e aggiungere il discorso sull' altra città....altrimenti avrebbe perso tutte le connessioni col tema della tornata.
ma un finale piu "secco" secco sarebbe piaciuto anche a me.

grazie ancora
antonio


Ho una mia teoria, ma aspetterò di leggere qualche altro tuo racconto per poi parlarne

Ah, voglio sapere il voto che avresti dato al mio racconto se avessi mantenuto la scala di voti della scorsa settimana!
  • DQ.
  • Offline
  • Scrittore affermato
  • Messaggi: 399
Ultima modifica: 27/03/2015 02:12 Da DQ..

Re: [#2] Paradise City (commenti) 27/03/2015 07:59 #14647

DQ. ha scritto:
Visto che tanti hanno chiuso la lettura del mio racconto con un ? in testa, ci tenevo a spiegare un po', anche se generalmente non ne ho bisogno.
Generalmente non ne ho bisogno perché, se per lavoro scrivessi un qualcosa tipo questo racconto, nessuno l'accetterebbe mai e gli darei tutta la ragione del mondo. DEVO essere chiaro, lineare e non fraintendibile. O meglio: tutti i possibili fraintendimenti devono essere voluti e controllati. Non DEVE esistere "puoi spiegarmi questa cosa? Non l'ho capita" perché significherebbe aver lavorato male.

Mi sono iscritto al forum perché, prima di arrivare al mio lavoro, ho scritto flussi di coscienza, giocato con le immagini e le sensazioni, dato libero sfogo al bisogno di scrivere. Con il lavoro questo aspetto è venuto a mancare e ne ho addirittura dimenticato la mancanza. Ma leggendo il post su Hattrick mi è balenata nella mente la domanda: "potrebbe farmi bene ritornare a scrivere senza vincoli?" (il tema imposto è decisamente un vincolo irrilevante, rapportato agli altri). Sì, credo che potrebbe farmi bene e sarebbe simpatico anche leggere i commenti di appassionati.

Così il mio primo racconto, questo, è stato un insieme di tutte le cose che non avrei mai potuto scrivere per lavoro. Avevo proprio bisogno di sfogarmi

Questo racconto è nato dalla riflessione:
Paradise City...Dante e Divina Commedia. Ok, a scuola si studia la Divina Commedia. Tutti ne parlano come se fosse il più grande o uno dei più grandi capolavori. Ma probabilmente è così solo perché il viaggio è stato fatto da Dante, persona pensante e lucida, capace di scrivere e trasmettere immagini e sensazioni. Ipotizziamo che Dante sia stato il prescelto. Se al suo posto fosse stato scelto un buzzurro, un rozzo, un ignorante, cosa avremmo studiato a scuola?

Un ignorante prima di tutto non capisce dove si trova. Ancor meno sa capire il motivo del suo trovarsi lì.

Quindi il mio protagonista non è in grado di fare un'analisi su se stesso (Rimbaud, studia!) e dire "ok, se sono qui un motivo ci sarà. Fammi fare un'analisi di coscienza". Ma può solo sbraitare e pretendere il suo Paradiso.

Il contesto è dantesco, anche se nell'Inferno di Dante non esiste un girone con i teschi a terra che ti mangiano i piedi, ma c'è un girone, quello dei golosi, nel quale i peccatori "Sono stesi a terra, immersi nel fango sotto precipitazioni continue e maleodorante, frequentemente morsi e graffiati da Cerbero che li tormenta coi suoi latrati". Ho rivisitato un po' questo scenario.

Il protagonista è un iracondo, prima di tutto, e nel finale si scopre essere anche un suicida fattosi saltare in aria. Proprio questi sono i peccati che lo legano all'Inferno, ma è troppo stupido per accorgersene. L'unica cosa che può fare è pretendere le 72 vergini (70 per questioni di suono e metrica).
L'ultima parte, l'unica che mi piace, è uno scimmiottamento di Dante. Anche il mio protagonista è un Dante, ma è pur sempre un ignorante rozzo, quindi cerca di imitarne la forma ma ogni 2 parole inciampa nella sua rozzezza.

Evito la spiegazione di tutti i riferimenti perché tanti sono proprio stupidi e per niente comprensibili, tipo l'Ego che gli esplodeva in petto come se gli avessero colpito l'Anahata con indice e medio, liberamente ispirato a Ken Shiro e le sue implosioni.

Detto questo, mi rendo conto che sia quasi illeggibile, ma mi sono divertito a scriverlo e mi ha fatto bene


Non ci sarei mai arrivato
You have to find what you're really good at and exaggerate it!

Re: [#2] Paradise City (commenti) 27/03/2015 10:50 #14648

DQ. ha scritto:
...


Ah, lo sapevo che era Ken il guerriero!

Illegibile è troppo, per me è stato godibile (come si evince dal voto) con immagini rese bene. Come detto solo Rotut e il titolo non riuscivo a capire proprio, ho anche pensato che quel "blue" (pensando all'inglese) si riferisse alla depressione, alla malinconia, ma non riuscivo a connettere
  • Andy Dufresne
  • Offline
  • Scrittore affermato
  • Mors mea tacci tua
  • Messaggi: 382
Tutto ciò che c'é c'é già. Allora nei miei pezzi che si fa?
Renderò possibile l'impossibile fino a rendere possibile la realtà.

[?! - Tutto ciò che c'è - Caparezza]
Tempo generazione pagina: 0.85 secondi
Copyright © 2024 UniVersi. Tutti i diritti riservati.
Joomla! è un software libero rilasciato sotto licenza GNU/GPL.