"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto." (Italo Calvino)
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ARGOMENTO: [#2] Paradise City (commenti)

Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 13:20 #14533

Andy Dufresne ha scritto:

...E se Paradise City - 5
se non lo conoscesse l'autore dovrebbe leggere il mio racconto dell'anno scorso su Il giorno sbagliato e devo supporre che non lo conoscesse perchè se invece si rivelasse essere uno che l'ha letto lo accuso di plagio e gli tolgo 5 voti XD se fa pe' scherzà
veniamo al racconto: giovanni battista all'inglese è un po' troppo easy come riferimento, si poteva osare con qualcosa di più contorto, mentre del commensale non sappiamo niente, tranne che è un passivo e che serve solamente a far esprimere al battista la sua teoria. questo meccanismo-chiacchierata è troppo sputtanato e per fargli reggere il peso di un intero racconto dovrebbe avere un pizzico - non chiedo troppo - di verve, ironia, genialità, ma non ci vedo niente di simile. per me una chiacchierata del genere dovrebbe essere calibrata in maniera ben diversa, così risulta solo pesante, o inserita in un contesto più ampio.
l'uso di una frase tutta maiuscola dovrebbe essere evitato. è una concezione internettiana l'associazione al gridare, se un personaggio alza la voce lo scrittore lo deve mostrare (in sostanza il benedetto show don't tell)
ciò che mi ha infastidito a parte il plagio (a scanso di equivoci scherzo eh! XD) è stata la frase "un silenzio così intenso che nessuna metafora renderebbe adeguata giustizia" che sa di arresa dello scrittore: non sa descrivere, si arrende alla realtà. invece deve tenere ben a mente la frase che ho come firma perchè se tutto ciò che c'è c'è già, nei suoi pezzi deve puntare a rendere possibile l'impossibile fino a rendere possibile la realtà.


Conosco quel racconto che lessi, apprezzai, votai e commentai ma secondo me sono su piani differenti.
Mentre il tuo era un racconto satirico (che in effetti riprende episodi simili a quelli da me raccontati) il mio vuole proprio essere una cosa "seria" e non una boutade.

Nel mio racconto, i protagonisti come se predestinati raccontano della probabile fondazione di Paradise City.

E l'idea è nata dal fatto che in USA esistono davvero delle specie di comunità autarchiche (non necessariamente cristiane ma anche cristiane) che hanno fondato vere e proprie città o semplici quartieri proprio da episodi come questo.

Sulla parte tecnica mi sento di dissentire solo sul maiuscolo. Non sarà elegante, non sarà classico ma me ne fotte. La lingua si è sempre evoluta e sempre si evolverà. Se grazie (o per colpa) di Internet oggi scrivere in maiuscolo vuol dire urlare (e lo sai anche tu) vuol dire che il messaggio ti è arrivato. Quella è una frase urlata. Perché mai avrei dovuto edulcorarla diversamente mettendoci un ricamo del tipo "alza la voce"?

Sulla metafora concordo. Nel senso che quando l'ho scritta pensavo fosse bella. Mi rendo conto da lettore che sembra veramente una cosa messa lì come se uno non avesse idee...
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 13:20 #14534

Cichetto ha scritto:
- The Red Side of the Blue 6
Alla seconda lettura mi resta ancora un po' criptico. Mi fa venire in mente alcuni fumetti horror italiani in certe scene, ma il 'filo' non l'ho capito pienamente. Mi spiace.


Dispiace più a me ma non avrei potuto pretendere altro.
Semmai, visto che il tuo non è stato l'unico commento simile, ascoltando anche le voglie di Scarpax, dopo provo a spiegarlo.
I fumetti non li conosco, tantomeno quelli italiani horror, ma mi sembra che sia un mezzo merito e ti ringrazio
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Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 13:25 #14535

6Rimbaud ha scritto:

che palle oh :PpPp

comunque il fatto che non me lo ricordi bene non è un buon segnale a prescindere, a partire dal titolo, che dovrebbe subito far scattare quella molla nella testa come a dire:"ah sì, è quel racconto in cui si parla di questo e quest'altro"

nel tuo caso invece ho riletto il titolo e mi son detto: "di che stracazzo parlava questo?"

xDDD


Sei stato tu l'artefice del titolo, sentiti colpevole. Stavamo parlando nel forum del partecipare o meno alla tornata, così ho aperto la pagina di word e ho scritto il racconto. Quando ho finito stavamo/stavate ancora parlando e hai tirato fuori i Pink Floyd (da quel che ho capito è una tua costante). Ecco il perché del titolo poco evocativo.
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 13:26 #14536

steve_vai_it ha scritto:

...E se Paradise City: 4.5

Il racconto è partito ai miei occhi subito male: il primo dialogo lo trovo abbastanza inconsistente sinceramente. Uno studioso di genetica si chiede una cosa del genere ed il suo collega ha una reazione non propria al tipo di discorso, secondo me, affrontato. Infatti il primo quesito riguarda il pranzo. Non è una cosa verosimile a mio avviso: troppo fiction, poco consistente, appunto.
Detto questo non mi sono nemmeno piaciuti i dialoghi diretti. Non mi sono piaciuti né per la forma né per la sostanza degli stessi.
In generale: un racconto che non mi ha convinto e mi ha lasciato abbastanza indifferente.


Grazie per il commento. Secondo me invece i discorsi da pausa pranzo, anche tra "luminari" possono veramente essere così strampalati.
Ma è chiaro che qui parliamo per ipotesi assurde e la discussione resta sterile e fine a se stessa.

Sulla parte tecnica appunto il fatto che non ti sia piaciuto come ho strutturato i dialoghi.
A me non sono sembrati così pesanti. Ma visto che in tanti hanno commentato in maniera similare ne devo prendere atto!
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Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 13:28 #14537

6Rimbaud ha scritto:
...E se Paradise City 5 una storia strana troppo statica.. è ovvio che con i caratteri a disposizione non è facile fare grandi cose ma il finale, che dovrebbe essere un po’ il centro, sembra buttato un po’ lì come se non si sapesse come far quadrare il cerchio.. abuso del termine intercessione

Grazie.
Sei stato chiaro ed esaustivo.
Ora mi conto le "intercessioni" per curiosità
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 13:33 #14538

scarpax73 ha scritto:
Commento al racconto “...E se Paradise City”

Devo dire che mi ha fatto divertire parecchio, per tanti motivi.
Mi è piaciuta l'idea dei colleghi, mi ha fatto rivivere il rapporto che ho con il mio, oramai decennale, collega e amico Agostino. I discorsi spesso strampalati e assurdi che iniziamo e che durano per giorni, e le risate che ci facciamo...a scapito di ogni dubbio vi dico che non siamo luminari della genetica.
Mi è piaciuta naturalmente la scelta dei nomi dei protagonisti: Johan MacBaptistand e Peter senza cognome purtroppo. Sarebbe stato carino un cognome tipo “Apostolakis” o altro, magari non era Pietro l'apostolo ma il martire...mi piacerebbe saperlo.
Mi è piaciuta tutta la teoria sugli alieni, ad un certo punto mi sembrava di leggere nuovamente F.P.Herbet di Dune I II III IV...ecc.ecc. Con i suoi discorsi mistico/complottistici/con triplo salto mortale.

Non mi è piaciuto questo periodo “Nella stanza piombò un silenzio così intenso che nessuna metafora renderebbe adeguata giustizia.” perché una metafora, magari biblica, ci stava davvero bene.

Mi è piaciuto l'amen finale.

In generale una lettura gradevole, una storia semplice ma ben architettata.

Ti ringrazio per il commento.
Ma soprattutto per i due spunti forniti. Apostolakis (o qualcosa di simile attinente al greco, latino o aramaico) avrebbe in effetti dato un tocco in più.

Sulla metafora mi sono già espresso: la tua intuizione sarebbe stata un colpo di genio che avrebbe sicuramente impreziosito il mio racconto.
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Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 14:06 #14541

gensi ha scritto:

Sulla parte tecnica mi sento di dissentire solo sul maiuscolo. Non sarà elegante, non sarà classico ma me ne fotte. La lingua si è sempre evoluta e sempre si evolverà. Se grazie (o per colpa) di Internet oggi scrivere in maiuscolo vuol dire urlare (e lo sai anche tu) vuol dire che il messaggio ti è arrivato. Quella è una frase urlata. Perché mai avrei dovuto edulcorarla diversamente mettendoci un ricamo del tipo "alza la voce"?


Non volevo aprire un paragone col mio racconto dell'anno scorso (l'avevo precisato due volte che scherzavo a tirarlo in ballo eh! XD)
Non è questione di essere classico o meno, edulcorare o no, è questione di narrazione.

scarpax73 ha scritto:

Commento al racconto “Silvio don't Cty”

Per ridere ho riso, perché è ben scritto ed è divertente. Sono rimasto però perplesso.
Il mio personalissimo pensiero è che questo racconto scade nella barzelletta, nel senso buono del termine.

Nulla togliendo alla qualità della scrittura, la storia non si leva al di sopra della barzelletta per diventare racconto.

Mi sembri mara maionchi "bene, bravo, però per me è no"
vedendo il tuo voto e commento al racconto di lumaca mi sa che abbiamo idee diverse su cosa sia un "racconto"
[ EDIT: anzi no, anche a lui scrivi "in fondo non è un racconto" quindi...boh ]
di barzellette non ne conosco e di solito non mi piacciono nemmeno xD



Sul mio : sono contento che abbia divertito e che sia piaciuta la qualità di scrittura, è la prima volta che collego un racconto ad un mio precedente e dopo che la mia idea principale era andata in fumo.
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Ultima modifica: 26/03/2015 14:08 Da Andy Dufresne.

Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 14:11 #14542

Dimenticavo:
la macchina che cattura la coscienza quantistica deriva dal pensiero di Penrose

it.wikipedia.org/wiki/Roger_Penrose#La_coscienza_quantistica
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 14:20 #14543

DQ. ha scritto:
Cichetto ha scritto:
- The Red Side of the Blue 6
Alla seconda lettura mi resta ancora un po' criptico. Mi fa venire in mente alcuni fumetti horror italiani in certe scene, ma il 'filo' non l'ho capito pienamente. Mi spiace.


Dispiace più a me ma non avrei potuto pretendere altro.
Semmai, visto che il tuo non è stato l'unico commento simile, ascoltando anche le voglie di Scarpax, dopo provo a spiegarlo.
I fumetti non li conosco, tantomeno quelli italiani horror, ma mi sembra che sia un mezzo merito e ti ringrazio


Era per non scrivere direttamente Dylan Dog.
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 14:23 #14544

...E se Paradise City – 5,5

Lo spunto è simpatico, nonostante io non sia un fan della fantascienza e leggere la parola “alieno” mi allontani irrimediabilmente dalla narrazione. Se poi l'incipit parla di “semi-alieni”...che sforzo enorme devo fare! Ma questo è gusto personale, anzi, è proprio predisposizione genetica, e l'ho lasciata fuori quanto più possibile dal voto.
Come detto, lo spunto è simpatico e l'ho letto con interesse. La narrazione è scorrevole, salvo alcune parole nelle quali ho inciampato ogni tanto.

Però ho sentito una mancanza: questo racconto probabilmente è figlio di una riflessione tua personale, probabilmente questo spunto non è nato per questo racconto ma è un pensiero indipendente. Sono abbastanza certo di questo perché i personaggi si perdono: c'è il protagonista che fa questa riflessione, ok. Ma l'amico chi è? Qual è il suo ruolo all'interno del racconto? Se non ci fosse, sarebbe uguale. Basterebbe spostare le battute da Peter a Johan. Se l'avessi usato come contraddittorio, avrebbe avuto sicuramente più senso e avresti soddisfatto una delle principali regole del racconto, ma saresti uscito dalla riflessione diretta e sarebbe diventato un racconto, appunto, quindi l'avresti snaturato e non so quanto ti sarebbe andato bene.

Sulla figlia, invece, sento un grande buco. La riflessione è nata proprio da una domanda, o forse un'intuizione, della figlia. Ma lui cosa le ha risposto in quell'istante? E, dopo tutta questa riflessione, cosa sentirà di dire alla figlia? Lui è stato “messo in crisi” dalla figlia, eppure la taglia fuori sin da subito, parlando del tutto come se fosse una cosa solo sua.

Una cosa non ho gradito assolutamente: quell'espressione inglese “What the fuck?”. Cosa c'entra? Non so chi l'abbia scritto e non vi conosco ancora, ma suppongo che l'autore non sia un matusa. E' tutto in italiano, dialoghi compresi, tranne quell'espressione che non mi sembra per niente attribuibile al personaggio (luminare della genetica applicata, padre), ma mi sembra assolutamente attribuibile all'autore. Scrivere “ma che cazzo...?!”, sarebbe stato identico nei contenuti ma senza contaminazioni.

Insomma, non sei riuscito a uscire fuori da te stesso. Se da un lato è fondamentale non uscire mai, soprattutto se non si ha padronanza della scrittura (non mi sto riferendo personalmente a te, sto parlando in generale), dall'altro è altrettanto fondamentale distaccarsi per evitare che un racconto ampio diventi un monologo egocentrico.


La cartella – 5

Sono molto contento che ti sia messo in gioco. Ho temuto, leggendo i tuoi interventi nel forum, che saresti restato a fare lo spettatore. Invece mi hai piacevolmente stupito e questo non può fare altro che indicare (per me una conferma) che c'è una differenza abissale fra quello che vorresti comunicare e quello che spesso è arrivato a me/noi leggendoti. Sono contento!

Passando al racconto: mi manca l'empatia. Ho un racconto in prima persona e un bambino solo, quindi il bambino solo si racconta. Incontra un altro bambino altrettanto solo che ha qualcosa in più (esperienza o sensibilità, cambia poco). Quando A si sfoga e B lo abbraccia, A capisce qualcosa e sente che la propria sofferenza non è solo sua e non deve combatterla per forza da solo. Ma in che modo A arriva a questa conclusione? Mi spiego: quell'abbraccio, per come lo racconta, è completamente freddo. Non viene descritta una sensazione, c'è direttamente un “.” che taglia tutto. E la frase successiva è che devono separarsi. “Ci rattristava l'idea di non incontrarci più”...sulla base delle cose dette prima, a me sembra che ad A mancherà un abbraccio, più che l'abbraccio di quel bambino. E, se così fosse, a parte che sarebbe difficile immaginarlo per un bambino di 13 anni, e poi restituirebbe alla mamma la stessa freddezza dell'abbraccio di B. Del tipo: mamma piange, papà sta in cucina, il nonno è morto, in casa siamo in tre...per esclusione, tocca a me abbracciarla. Quanto è sentito quell'abbraccio? Io non l'avverto.
Se il protagonista ricorda a distanza di anni o decenni questa fase della sua vita e la racconta, attribuendo a questi episodi la sua salvazione, come fa a parlarne in modo così freddo, senza evocare neanche un movimento di pancia?*

Mi lascio andare a una considerazione azzardata: o quel dolore non l'ha compreso e superato a pieno (e qui non si parla più di racconti e protagonisti), oppure non ti sei applicato abbastanza nell'inventare storia, personaggi ed emozioni.

Il finale non mi piace proprio. La morale secondo me è superflua. Se avessi chiuso con “il bambino che ero morì quel giorno”, secondo me sarebbe stato molto ma molto ma molto meglio. Non bisogna mai, a mio avviso, avere la pretesa di insegnare qualcosa con un racconto del genere, o meglio non bisogna mai spiattellarla in pubblico, renderla così palese. Tutto quello che pensi me l'hai già mostrato con il racconto, mi hai già detto che, se A non si fosse “dato una svegliata” (B è solo un mezzo, dal punto di vista narrativo), sarebbe morto senza rinascita. Quindi vien da sé che alcune persone vivono tante vite, altre poche, altre nessuna...e che poche riescono a mantenere uno sguardo lucido su quello che stanno realmente vivendo.

*li ho chiamati A e B e ho fatto esempi “matematici” proprio per restituirti quella freddezza, non stavo sminuendo.


Whisky & Glock – 4,5

Purtroppo non mi è piaciuto. Non so analizzare un punto in particolare, un passaggio, il linguaggio, i termini...perché è manchevole di qualcosa durante tutta la narrazione. Quello che credo mi manchi è il contatto fra i due innamorati. Non riesco a sentire questo bisogno l'uno dell'altro, non riesco a sentire la mancanza infinita e il non riuscire a vivere senza l'altro. Quindi non riesco neanche a giustificare la condizione attuale di lui che, ai miei occhi, risulta una persona in difficoltà con o senza lei.
Forse per un problema di limite dei caratteri, il finale non dà quella spinta in più (non tanto per l'originalità, che comunque manca). A me sembra che le parole immaginarie di lei possano dargli la forza di arrivare fino a domani, massimo massimo fino a dopodomani, ma non oltre. Come detto, mi sembra in una difficoltà esistenziale personale tale che le parole di Alice possano essere solo una leggera dose di morfina. A quel punto sono due le possibilità: o domani sarà ancora lì, con la bottiglia in mano e la Glock alla tempia, e questa volta si sparerà perché Alice (o la sua mente) non torneranno a salvarlo; oppure tornerà lì, assuefatto dalla sua morfina, e tornerà a immaginare quelle parole per arrivare ancora una volta a domani, in un circolo vizioso senza fine.
Ma non credo che le tue intenzioni fossero né la prima né la seconda.


La mia città – 3

Sarò stupido, ma non l'ho proprio capito. Non ho capito le tue intenzioni. L'ho letto 10 volte e continuo a non capire.
Ho capito solo dell'omaggio che hai voluto fare a questa città che io non conosco e non ho idea di cosa tu abbia raccontato. Nel senso che magari un comasco, leggendo il tuo racconto-tour (non è dispregiativo, Palahniuk ha scritto un libro-tour su Portland), potrebbe ripercorrere quelle vie, potrebbe rivivere qualche ricordo, seguire i tuoi...ma io?

Aneddoto: quasi un decennio fa mia sorella scoprì Murakami Haruki, lo scrittore giapponese, e comprò svariati suoi libri. Ne lesse alcuni e, dopo l'ennesimo acquisto, venne da me e mi disse in completa estasi: “senti qua che incipit!”. Mi lesse un paio di righi che parlavano di un paesaggio e descrivevano la vegetazione che dalla vallata saliva verso i monti come...una ragnatela che si arrampicava ecc ecc (se trovo l'originale, te lo posto. Non ricordo neanche vagamente il titolo, neanche dopo averli riletti, quindi la vedo ardua, purtroppo). Mia sorella fu rapita da questa descrizione perché le permise di immaginare esattamente il quadro paesaggistico. A distanza di anni e anni, sono sicuro che lei ricordi ancora quell'incipit e quel quadro, mentre se ora mi chiedessi cosa ricordo del tuo racconto, ti risponderei: “Como...Manzoni...lago...stazione”.

Scrivi poesie e scrivi di getto, senza rileggere, ma devi smetterla di nasconderti. La citazione che incornicia UniVersi dice: “Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.”, ma se tu vuoi nasconderti anche a te stesso, come si dice da noi, “stiamo freschi!”

Mettiti in gioco di più, apriti la testa. A 18 anni si è tormentati, è d'obbligo. Ed essere tormentati significa essere altrettanto tormentati da spunti. Ma se i tormenti dei 18 anni ti portano a omaggiare la tua città con un tour, probabilmente ti stai prendendo un po' in giro.


Una striscia di paradiso. - 7,5

La lettura era distratta dal pensiero: “questo è arturobandini, è lui, lo so”.
Ma ho toppato clamorosamente e devo chiedere scusa a Signor-BOH perché ho dato il voto ad arturobandini in relazione anche al suo racconto precedente. Invece avrei dovuto darti un 8,5 perché il racconto mi è piaciuto tanto. E' sentito, vissuto, scorrevole, ben scritto...c'è qualche influenza occidentale, cioè si capisce che è stato scritto da una persona che, non conosco le origini, ma sicuramente ha vissuto la nostra società occidentale. Un esempio: “visto che questo muro, occidente in primis, finge di non vederlo questo dannato muro”. Usi l'espressione latina “in primis”, ma sei sicuro che il tuo scenario abbia origine latina? Non sono sicuro. Poi ci sono altri casi meno evidenti, ma mi sembra che con questo racconto tu abbia limitato ma non risolto il problema evidenziato anche con il racconto precedente: la ricerca del lessico. Devi cercare di parlare un po' meno come parleresti tu perché, con questo modo di scrivere, più racconti qualcosa di non tuo, più danneggi il tuo racconto. Non vorrai mica ridurti a fare scrivere sempre racconti italiani degli anni 2000? Ti auguro di no, vista la tua propensione ad andare a spasso

Altro appunto ma questa volta basato solo sul gusto personale. Nella prima parte parla al passato della madre con affetto ma relativo distacco. Parla al passato, è un ricordo, oltretutto disturbato da quello scenario che rende spettatori e vittime allo stesso tempo, una realtà che disincanta, quindi parlarne con distacco ci sta. Ma dopo parla al presente della curiosità (forse più rabbia che curiosità) di poter vedere finalmente oltre quel muro. E mi sarebbe piaciuto un cambio, anche piccolissimo, di registro. Invece cambiano i sentimenti, cambia la compagnia, cambia il tempo verbale...ma la reazione no. Può essere una scelta tua personale, sicuramente non sbagliata, ma per gusto personale avrei preferito un cenno, un brivido.

Nonostante non sia un fan di questi racconti, ti faccio davvero i miei complimenti.


Condizionamento - 7

L'idea mi è piaciuta veramente tanto. Quello che non mi è piaciuto è stato lo svolgimento.
Troppe chiacchiere, troppe spiegazioni sulla missione che servono poco al padre e servono tanto al lettore. E già questo significa che c'è stata una forzatura che, secondo me, fa perdere naturalezza alla lettera. Stesso problema lo riscontro nella risposta del padre che comprime in 7 righi una spiegazione che meriterebbe uno svolgimento molto più ampio, per dare la giusta durata a ogni atto. Troppo didascalico, veramente troppo. I 6000 caratteri sarebbero potuti essere un problema per un'idea simile, ma non sono stati il tuo principale problema.


N52 – 8,5 + premio della critica

Faccio un mea culpa perché ho sbagliato l'associazione racconto-autore e questo ha influito un po' sul voto. La prossima volta eviterò errori del genere.
Sul racconto in sé non ho molto da dire. Non mi entusiasma ma non posso negare che sia comunque scritto bene. Ha un punto forte che regge tutto: la filosofia che sta dietro all'idea. Si vede che è pensata, si vede che è un'idea completa e non buttata lì, quindi dal punto di vista strutturale e narrativo è ben fatta e piacevole da seguire.
La filosofia dell'ultima settimana, l'unica, è molto bella se associata con la vita dopo la morte ed è esattamente quello che cerco generalmente. Offre un sottotesto e una doppia lettura che, se non ci fosse stata, avrebbe fatto perdere di profondità al racconto. Diciamo che 8 punti sono solo per questo, mentre quel mezzo è per la forma giusta e indiscutibile.
Se avessi saputo l'autore, avrei dato almeno un punto in meno perché questo racconto, se non per la filosofia, non si avvicina a “Sophia”, il precedente, ma l'avrei inteso come una bellissima idea sviluppata come un compitino per casa. Mi piacerebbe vederti osare di più, non nelle idee che sono sempre notevoli e apprezzo sempre, quando appunto nella forma. E non basta inserire un “fica”.


Silvio don't cry – 6

Apprezzo la goliardia


Paradise City – Profezia – 7

Mi sembra ovvio che tu abbia puntato tutto sul colpo di scena che mi è piaciuto abbastanza. In generale non ho apprezzato molto il racconto e non mi è piaciuto molto neanche come l'hai scritto, ma forse è una questione stilistica e soggettiva. Per questo ho deciso di darti comunque un 7 perché riconosco un ragionamento, un senso dietro ogni parte del racconto.
Non mi ha preso la prima parte: troppe parole, troppe descrizioni e troppe sensazioni per una narrazione che avrei preferito più serrata. Invece mi è piaciuta l'idea di chiudere ogni azione con pensieri che scandiscono l'attimo: “Impossibile... E' follia. […] Sono ancora vivo. Scatto.”, nonostante non mi piaccia anche in questo caso lo stile.

Di solito non parlo mai di queste cose perché preferisco concentrarmi su altro e spesso neanche ci faccio caso, ma in questo racconto l'ho notato e avrei preferito una punteggiatura diversa, più incisiva. L'ho trovata poco in linea con il racconto, con le azioni, i movimenti. Anche gli “a capo” e la separazione dei paragrafi avresti potuto gestirli molto meglio.
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 14:41 #14545

scarpax73 ha scritto:
Commento al racconto “...E se Paradise City”

Devo dire che mi ha fatto divertire parecchio, per tanti motivi.
Mi è piaciuta l'idea dei colleghi, mi ha fatto rivivere il rapporto che ho con il mio, oramai decennale, collega e amico Agostino. I discorsi spesso strampalati e assurdi che iniziamo e che durano per giorni, e le risate che ci facciamo...a scapito di ogni dubbio vi dico che non siamo luminari della genetica.
Mi è piaciuta naturalmente la scelta dei nomi dei protagonisti: Johan MacBaptistand e Peter senza cognome purtroppo. Sarebbe stato carino un cognome tipo “Apostolakis” o altro, magari non era Pietro l'apostolo ma il martire...mi piacerebbe saperlo.
Mi è piaciuta tutta la teoria sugli alieni, ad un certo punto mi sembrava di leggere nuovamente F.P.Herbet di Dune I II III IV...ecc.ecc. Con i suoi discorsi mistico/complottistici/con triplo salto mortale.

Non mi è piaciuto questo periodo “Nella stanza piombò un silenzio così intenso che nessuna metafora renderebbe adeguata giustizia.” perché una metafora, magari biblica, ci stava davvero bene.

Mi è piaciuto l'amen finale.

In generale una lettura gradevole, una storia semplice ma ben architettata.


Commento al racconto “Whisky & Glock”

L'incipit è bello ma il primo periodo “la città paradiso!” ne toglie forza e carattere, secondo me iniziare direttamente con:

“Solo, seduto su una panchina in un piccolo parco alberato, Mark ricordò le parole di Alice con una bottiglia di whisky in mano e una pistola Glock in tasca. (molto bello)
“Abbandoniamo questo purgatorio, non c’è lavoro, non c’è futuro! Andiamo in città! Sento che troveremo un paradiso di opportunità!”
Ora si trovava lì, da solo, osservando quel presunto paradiso ma sentendosi all’inferno. “

avrebbe dato maggior carattere al tutto.

Togliendo anche la ripetizione “da solo” nel terzo periodo, ancora meglio.

“Solo, seduto su una panchina in un piccolo parco alberato, Mark ricordò le parole di Alice con una bottiglia di whisky in mano e una pistola Glock in tasca.
“Abbandoniamo questo purgatorio, non c’è lavoro, non c’è futuro! Andiamo in città! Sento che troveremo un paradiso di opportunità!”
Ora si trovava lì, osservando quel presunto paradiso ma sentendosi all’inferno. “

Mi è piaciuta molto la trama, i dettagli del passato dei protagonisti e questa frase “[...] iniziava a pesare anche una spensieratezza giovanile accantonata troppo presto. “

La scrittura non è scorrevole, condizionata da troppe puntualizzazioni che fanno perdere d'incisività gli interi periodi.

Nell'insieme è un buon racconto, con una revisione più attenta sarebbe stato più che buono.

Una postilla che non ha influito sul voto. Mark è il personaggio debole. Durante tutto il racconto si comprende che le decisioni le ha sempre prese Alice, il personaggio forte del racconto.
Sinceramente da uno che beve whisky ed ha una glok in tasca non me lo sarei aspettato, io avrei capovolto la situazione facendo di Mark il personaggio forte e maledetto che con la sua decisione di cambiare vita e città porta alla morte della moglie che alla fine lo salva dal suicidio.


Commento al racconto “La mia città” Premio della critica

Scritto in maniera eccelsa. Qui lo scrittore ci fa crogiolare, insieme a lui, al sole di questa giornata primaverile in riva al lago di Como. Tutta la scrittura è tesa a farci godere di questo piccolo istante di meraviglia. Il finale ci lascia il magone, come ogni tramonto che si rispetti. Piccola magia.

Si becca il premio della critica, è sicuramente il racconto scritto meglio. Ma non è il miglior racconto perché in fondo non è un racconto. E' un esercizio di stile. Gran bello stile devo dire.

Mi è piaciuto molto: Tutto.

Non mi è piaciuto...niente, se non l'invidia che ho provato...io sto a Palermo, altro che quel ramo del lago di Como. che volge a mezzogiorno...

Commento al racconto “Una striscia di paradiso”

Il racconto mi è piaciuto, mi sono anche documentato e ho visto che è ispirato a un fatto realmente accaduto. Mi piace molto come è costruito. L'idea che il ragazzino nell'intestazione della lettera metta la propria città natale pur essendo già morto, quindi in paradiso, è la grande trovata. Il ragazzino viveva il proprio paradiso in terra, anche se si trattava di quella striscia di Gaza così martoriata dagli uomini. Ma a lui che importava? Per lui era tutto, era felice. Torna ad abbracciare la madre nel giorno del suo compleanno, ma ne avrebbe fatto volentieri a meno, penso.

Mi è piaciuto molto come hai descritto l'attimo prima che il missile colpisse la casa:”Il vento fece oscillare la tenda che sostituiva la porta d'ingresso, e vidi Fatima raccogliere una collana nascosta dietro ad un cespuglio .”
Quel vento, presago di morte, che lascia per ultima immagine la sorellina che raccoglie la collana. Un'immagine che resta.
Non mi è piaciuto...io avrei elaborato la storia originale così come l'ho letta.

Commento al racconto “Condizionamento”

Non particolarmente incisivo, la storia è semplice, la scrittura manca di carattere. Dalla lettera non traspare un vero “io” del figlio di Satana, facendo di lui un personaggio piuttosto indeterminato. Molto più carattere ha Satana in poche righe.

Io taglierei la parte iniziale, iniziando il racconto direttamente da “Caro Padre”.

Mi è piaciuto: “L'enorme pugno sbatté sul tavolo”
perché esce fuori il carattere di Satana: iracondo, feroce, distruttivo. Dopo questa frase lo sento ruggire.

Non mi è piaciuto: “[...] la fine e goduriosa arte dell'omicidio” qui il figlio di satana sembra uno sfigato.

L'idea non era male, peccato.

Commento al racconto “N52”

L'idea mi è piaciuta parecchio, una droga da vacanza che fa diventare gli uomini e le donne come vorrebbero essere, belli, sicuri di sé, sessualmente attraenti. Un sogno che diventa realtà per una sola settimana all'anno, com'è scritto alla fine del racconto.

Mi è piaciuto molto l'utilizzo del termine”immerso”. “la mia virilità continuamente sollecitata e immersa”, “leccato o immerso nuovamente”, mi ha dato subito la sensazione del perdersi nell'oblio e nell'estasi, immergersi è sempre qualcosa di santo che ha a che fare con corpo e lo spirito.

Anche il passaggio di ritorno all'uomo ordinario mi è piaciuto soprattutto quando affiora l'imbarazzo “ci rivestiamo in fretta senza guardarci”. Non avrei scritto “colmi di imbarazzo” perché al lettore basta sapere che c'è la fretta e non ci si guarda per capire che c'è imbarazzo.

Commento al racconto”The red side of the blue”

Che strano racconto, non sono sicuro di cosa succede e di cosa narri. Mi è piaciuto: SI!
Di sicuro l'autore cita qualcosa che io disconosco o non associo a nulla, ma la scrittura è bella e le immagini ti arrivavo.
E' un horror con sentimento, L'essere vestito da apicoltore, i teschi essiccati che cercano di masticare senza denti, il finale...melodrammatico e divertente al tempo stesso.

Forse dovresti cercare una via di mezzo fra il reale e l'irreale, fra il criptico e il decifrabile. C'è dell'arte in questo racconto.

Sono andato a cercare pure cos'è l'Anahata...


Commento al racconto “Silvio don't Cty”

Per ridere ho riso, perché è ben scritto ed è divertente. Sono rimasto però perplesso.
Il mio personalissimo pensiero è che questo racconto scade nella barzelletta, nel senso buono del termine.
Basta fare una piccola ricerca su internet per trovare migliaia di barzellette su internet riguardanti B.
Molte di B. in paradiso. C'è un video su youtube in cui lui racconta una barzelletta su se stesso in paradiso.
Nulla togliendo alla qualità della scrittura, la storia non si leva al di sopra della barzelletta per diventare racconto.

Mi è piaciuto
“- Lei è San Pietro, giusto? – e al cenno affermativo di questo – Perché ha due chiavi e non una?
- Ho un cesso tutto mio. “

non mi è piaciuto: la banalità con cui è stato trattato il tema.

Commento al racconto “Paradise City – Profezia”

Mi è piaciuto, è bello il ritmo, la corsa, gli scarti, le schegge... mi ha appassionato.
All'inizio non capivo, poi il finale svela, vuol dire che è stato ben scritto A una seconda lettura diventa più bello, sapendo già del finale. La profezia non importa, importa la corsa e la salvezza.
Satori è un gran nome. Illuminazione. “Satori a Parigi” uno dei mie libri preferiti di Kerouac.

Mi è piaciuto: tutto. E in particolare “Ora io, Satori, sono il nuovo capobranco. “

Ho dato un voto più alto a questo racconto perché leggendolo mi è venuta voglia di conoscere il seguito della storia.

Che dire, mi fa piacere questo tuo commento

Pian piano risponderò a tutti e pubblicherò i miei commenti
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 14:44 #14546

gensi ha scritto:



Sulla parte tecnica appunto il fatto che non ti sia piaciuto come ho strutturato i dialoghi.
A me non sono sembrati così pesanti. Ma visto che in tanti hanno commentato in maniera similare ne devo prendere atto!


Non ti dico che siano pesanti: semplicemente non mi sono piaciuti
You have to find what you're really good at and exaggerate it!

Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 14:48 #14547

La mia città - 4
non c'è storia, non c'è mordente. una descrizione dai toni lievi da cui non riesco a carpire l'amore per la propria città dell'autore. una descrizione paesaggistica che non produce sentimento alcuno.
se uno scrive solo 2k caratteri o non ha niente da dire o ha un finale geniale.
"studia il manzoni" non si può sentire :\ (non che abbia penalizzato, sia chiaro)

Sulla storia, è vero, non avevo molte idee (o meglio, quella che avevo ha preso vita propria nel racconto pubblicato qualche giorno fa nell'altra sezione). Come mio solito arrivo sempre negli ultimi giorni a scrivere e non ci metto la giusta concentrazione.

Per quanto riguarda l'articolo davanti a Manzoni, il Treccani dice che:
Nel caso di personalità del passato l’articolo era diffuso anche per gli uomini, specie letterati e artisti: il Manzoni, il Petrarca, il Brunelleschi (ma non con i nomi: Dante, Michelangelo, ecc.). La tendenza è in regresso, e segue l’avvicinarsi cronologico alla contemporaneità del personaggio citato.

Solo che qui al nord non è in regresso. In più credo di averlo trovato anche su qualche libro di testo. Comunque è prassi comune dire anche "il Luca, il Marco...", nonostante sia un errore. Per quanto riguarda i cognomi di personaggi illustri mi è però nuova che non potesse essere usato
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Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 14:50 #14548

per DQ, con affetto



Visto che sei del mestiere, ti faccio un commento tecnico..

..è buono il ritmo della narrazione.. la variazione così così, troppe pause e troppa poca scena..

..non capisco l’utilizzo del passato.. non credo che con uno sviluppo temporale così piccino picciò – anche se all’inferno ci si sta per l’eternità, per carità – si possa giustificare il tempo passato.. anche perché un morto può diventare più maturo, saggio e quindi rivedersi al passato con occhi diversi? Qui non mi sembra ci sia questa visione, a parte il cerchio, che chiudi bene, dell’essere con le scarpe/essere scalzo.. quella è la parte più riuscita.. ma io sono anche un fanatico delle cose che ritornano xD

l’atmosfera da inferno dantesco è resa bene.. anzi ero convinto che fosse un tributo a dante.. ma cerbero ha a che fare con i musulmani?

Il titolo, che comunque non mi piace, penso di averlo capito.. sarebbe come dire: blu uguale paradiso, rosso uguale inferno.. lui spera di essere in paradiso ma si ritrova all’inferno.. insomma è stato ingannato.. right right?

Anche la cosa che ti è stata fatta notare che passi a rivolgerti al lettore direttamente è un po’ strana – e forse eccessiva per un format racconto così breve..

..la parte finale musicata in rima non è male.. anche se le rime non sono proprio perfette e la stessa musicalità non è eccezionale.. comunque ha il sapore di cantilena che rende ancora meglio l’incazzatura (lagnosa e quindi divertente) del personaggio

il racconto – ma è proprio un racconto? :PpPp il conflitto è molto poco tangibile, se non nel fatto che lui crede di essere in paradiso e invece è all’inferno.. ma questa è una cosa più tipica di un aneddoto che non di un racconto – è nel complesso volutamente (credo) criptico ma questa è un’arma a doppio taglio..

..alla fine te la sei cavata perché scrivi in un bell’italiano.. e questa è una cosa che senz’altro ci tengo a sottolineare

per quanto riguarda le scelte soggettive su termini, punteggiatura (non sono un fanatico dei punti esclamativi) et similia non ha molto senso parlarne perché ognuno alla fine deve fare come gli pare
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 14:52 #14549

steve_vai_it ha scritto:
Ecco i miei commenti: è la prima volta che li faccio "in diretta" mentre leggevo i racconti. Vediamo che ne è venuto fuori

...E se Paradise City: 4.5

Il racconto è partito ai miei occhi subito male: il primo dialogo lo trovo abbastanza inconsistente sinceramente. Uno studioso di genetica si chiede una cosa del genere ed il suo collega ha una reazione non propria al tipo di discorso, secondo me, affrontato. Infatti il primo quesito riguarda il pranzo. Non è una cosa verosimile a mio avviso: troppo fiction, poco consistente, appunto.
Detto questo non mi sono nemmeno piaciuti i dialoghi diretti. Non mi sono piaciuti né per la forma né per la sostanza degli stessi.
In generale: un racconto che non mi ha convinto e mi ha lasciato abbastanza indifferente.

La cartella: 7.5

Bello? Bello! Il tema è affrontanto in una maniera che non mi sarebbe mai passata per la mente e, siccome è ampiamente giustificabile con il titolo, questo gli fa guadagnare dei punti. Il tempo di narrazione - per le sole 6.000 righe a disposizione - è quasi perfetto: l'inizio ha subito suscitato in me la voglia di proseguire per capire cosa sarebbe successo dopo e, mentre lo leggevo, volevo sempre saperne di più. Un mezzo punto in più per il finale che non è il solito finale da colpo di scena obbligato o banalotto ma è chiaro, o almeno mi sembra, che la storia ti sia uscita come naturale: non intendo dire che è autobiografico (anche se potrebbe esserlo) quanto che la storyline, per la sua semplicità e schiettezza, è molto naturale. Invidioo quando qualcuno riesce ad essere lineare, senza fronzoli, senza ricami, per raccontare una storia e sopratutto quando riesce a farlo molto bene: è una cosa che mi manca e quando la trovo non posso che apprezzarla. Bravo.

Whisky & Glock: 4

Il racconto mi sembra forzatamente in tema: si parla di "Paradise City" e si racconta di una città promessa: il parallelo è fin troppo marcato. Questo è infatti il genere di racconto che avrei preferito non leggere su questa tematica. Me lo ero riproposto sin dal titolo (o dai titoli): troppo banale, troppo scontato = quattro. Questo, purtroppo lo incarna a pennello. Inoltre la storia in sé non dice nulla di nulla. Si parla di crisi, di speranze, sogni infranti. E lo si fa dando più peso, in certi passaggi, alla descrizione della città (che può essere bella o piacevole o meno, cosa che non voglio sindacare) invece che far appassionare il leggore con una storia che si consuma troppo velocemente lasciando lì la notizia del povero protagonista abbandonato (anche se forzatamente tale).
Vorrei farti, inoltre, un appunto su questo passaggio: "Con lo sguardo fisso verso l'orizzonte, tracannò del whisky". L'uso che fai del periodo, inserendo una virgola in quella posizione, non mi piace affatto: spezza troppo il ritmo di lettura senza che ce ne sia bisogno. Detto da me che tendo ad usare le virgole per scandire nettamente le frasi, risultando quindi pesantuccio da leggere, significa che è veramente un passaggio macchinoso.

La mia città: 4

Sicuramente scritto meglio di "Whisky e Glock" ma sinceramente poco, troppo poco contenuto. Io ho un grande problema con la scrittura che a volte (nella maggior parte delle volte) è un limite molto marcato: il cercare la forma della bellezza nelle parole, tralasciando che chi legge vuole anche che una storia gli venga raccontata. Ecco, una descrizione non è (quasi) mai una storia. Questa infatti non è una storia a mio avviso o se lo fosse, sarebbe paragonabile a "Whisky & Glock". E' per questo che ho deciso di dare ai due racconti lo stesso voto.


Una striscia di paradiso: 6.5

Racconto scritto in maniera molto interessante. E' stato scorrevole e piacevolmente dolce. E' uno dei rari casi dove il limite dei 6.000 non è stato nemmeno avvicinato perché, ovviamente, non c'era bisogno di farlo. Il titolo tradiva l'ambientazione del racconto che di per sé non è né un bene né un male. Quello che è un bene è il graduale passaggio del quale non mi sono subito reso conto: avevo inteso che il protagonista stesse andando a visitare la tomba della madre o meglio, che il protagonista stesse tornando a visitare il luogo dove la madre, uccisa, aveva terminato la sua vita terrena. Il fatto che la descrizione avvenisse dall'alto mi aveva inizialmente fatto intuire che il protagonista potesse essere su di un veivolo volante. Proprio mentre cercavo di capire hai cambiato tempo, sceneggiatura, scena, e mi sono ritrovato davanti all' "io" parlante di un bimbo morto. A quel punto sono tornato sull'incipit e l'ho letto con occhi diversi, fanciulleschi, e ne ho centrato a pieno lo spirito.
Questo è uno dei racconti scritti meglio a mio modo di vedere. Bravo.

Condizionamento: 5.5

Anche qui il tema è davvero troppo poco interpretato. Anzi a volerla dire tutta è il meno interpretato. Ti assegno qualche voto in più giusto perché almeno mi è piaciuta l'idea ed il modo di scriverla, ma nulla di più. Francamente mi rendo conto che 6.000 caratteri siano pochi (tant'è che non sono riuscito a sviluppare la mia idea) ma questo racconto, come tanti altri, mi ha lasciato completamente indifferente. Non ho nemmeno la possibilità di sviluppare il mio giudizio in maniera più estesa.

N52: 5.5

Sarà che la volgarità di alcuni passaggi del linguaggio la tendo sempre a comparare con Palaniuk oppure Bukovski (per citarne due) che questo racconto mi ha fatto sorridere: c'è un certo "stile" anche nel poter utilizzare un più basso registro, cosa che non ho ritrovato in questo racconto. Anche l'idea non mi è piaciuta molto (per le già citate motivazioni).
Sinceramente non so cos'altro dire.

The Red Side of the Blue: 6

Storia psichedelica se ce n'è una in questa tornata. Ho faticato a mantenere una linea di lettura e di storia; ogni due righe mi perdevo, mi ritrovato e mi riperdevo. Probabilmente era quello che l'autore voleva per il suo racconto, ma sinceramente a me ha fatto un pelo di confusione. Belli alcuni passaggi e sicuramente c'è una idea di fondo più logica (per quanto non sembra) dei racconti precedenti ai quali ho assegnato un 5.5

SILVIO DON'T CRY: 7 [PC]

E' un racconto "satirico" ma molto, molto divertente. Non ho particolari appunti da farti perché anche la scrittura mi sembra buona. Mi permetto di soffermarmi su due cose:
- Lo scambio di battute tra B. e San Pietro dove quest'ultimo viene interrogato sulla faccenda delle due chiavi è qualcosa che mi ha fatto crepare dal ridere. Stupendo passaggio.
- Ho avuto un sorriso da ebete per tutto il tempo.
Credo che uscire dalla tematica complessa in maniera così brillante sia sintomo di grande arguzia ed inventiva. Non ho potuto premiarti con il gradino più alto del mio personale podio ma mi sarebbe tanto piaciuto poterlo fare.

Paradise City - Profezia: 7.5

Ho iniziato la lettura pensando fosse un qualcosa di fantascientifico e mi sono accorto a pochi spiccioli dalla fine che, invece, si trattava di un racconto che parlava di animali. Quando ci sono questi "depistaggi" che non sono disegnati dall'autore dando informazioni fuorvianti ma quando il lettore si auto-depista, per il mio modo di giudicare, il livello di "esaltazione" nel leggere gli scritti aumenta a dismisura.
Per il mio gusto personale è scritto un pelo meglio di "la cartella" ed è anche più originale (rispetto al tema). Li appaio però a 7.5 perché mi hanno trasmesso entrambi gioia nel leggere anche se in maniera differente e non riesco a decidere quale dei due sia in valore assoluto il migliore.
Sicuramente questo merita uno dei due gradini più alti del podio.

Hai ragione a dire che non è un racconto. Leggendolo e rileggendolo viene anche a me la sensazione che possa dare poco a qualcuno che non la vive.
Come ho detto, il racconto doveva essere quello pubblicato a parte, ma l'ho scritto tardi per la tornata!
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 14:56 #14551

DQ. ha scritto:

Silvio don't cry – 6

Apprezzo la goliardia



Ma che è sta roba?
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Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 14:56 #14552

6Rimbaud ha scritto:
...E se Paradise City 5 una storia strana troppo statica.. è ovvio che con i caratteri a disposizione non è facile fare grandi cose ma il finale, che dovrebbe essere un po’ il centro, sembra buttato un po’ lì come se non si sapesse come far quadrare il cerchio.. abuso del termine intercessione

La cartella 6,5 bel racconto.. scritto bene e subito coinvolgente.. anche qui per colpa del limite ai caratteri non si sviluppano cose interessanti.. ma la colpa va data al regolamento più che all’autore.. SE STESSI non vuole l’accento, ma lo dico solo perché sono stronzo

Whisky & Glock 4,5 un racconto tremendo.. troppe cose non spiegate.. quasi tutto sommario..la frase finale è la pietra tombale del cliché

La mia città 3,5 questo non è un racconto.. è al limite una fotografia.. manca tutto.. non sapevo nemmeno che voto dare.. non succede nulla.. manca la cosa principale.. la cosa fondamentale della narrazione: il conflitto.. uno scritto senza conflitto, che sia risolto o meno, non è nulla

Una striscia di paradiso. 5,5 un po’ melenso.. una visione troppo occidentale di un mondo troppo distante.. meglio scrivere di cose che ci sono più vicine, cose che si conoscono meglio.. non voglio dar consigli eh.. ma mi sembra un buon consiglio xD

Condizionamento 5 scritto non benissimo.. le espressioni utilizzate dal figlio di lucifero e poi da lucifero stesso sono davvero inverosimili.. l’idea, per quanto banale, non è malvagia.. ma non mi ha convinto

N52 6 grazie a dio è arrivato questo racconto a interrompere la sequela di insufficienze.. un po’ banale l’idea ma almeno è scritto bene e ha un ritmo equilibrato

The Red Side of the Blue 6 ahahah carino.. il finale mi ha strappato una risata

SILVIO DON'T CRY 6,5 ho riso più volte.. davvero carino.. non penso che chi ha scritto voglia un commento xD

Paradise City – Profezia 5,5 uhm.. premetto che non mi piacciono gli animali.. non ho capito ben bene tutto quanto e me ne dispiaccio.. c’è da dire che il racconto è anche abbastanza criptico.. in tema?

Niente da dire sul commento del mio "racconto" se non che hai ragione.

Una cosa da dire ce l'ho:

La Crusca sostiene che siano accettabili entrambe le forme.

PS: e qui un bell'utilizzo dell'articolo davanti a un cognome, sempre dall'accademia della Crusca: è inoltre possibile osservare che nelle sue opere il Manzoni impiega entrambe le forme.

Come si suol dire, due piccioni con una fava.
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Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 14:58 #14553

[...] è inoltre possibile osservare che nelle sue opere il Manzoni impiega entrambe le forme.

Fonte: Accademia della Crusca

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Re: [#2] Paradise City - Commenti 26/03/2015 14:58 #14554

lumaca96 ha scritto:
6Rimbaud ha scritto:
...E se Paradise City 5 una storia strana troppo statica.. è ovvio che con i caratteri a disposizione non è facile fare grandi cose ma il finale, che dovrebbe essere un po’ il centro, sembra buttato un po’ lì come se non si sapesse come far quadrare il cerchio.. abuso del termine intercessione

La cartella 6,5 bel racconto.. scritto bene e subito coinvolgente.. anche qui per colpa del limite ai caratteri non si sviluppano cose interessanti.. ma la colpa va data al regolamento più che all’autore.. SE STESSI non vuole l’accento, ma lo dico solo perché sono stronzo

Whisky & Glock 4,5 un racconto tremendo.. troppe cose non spiegate.. quasi tutto sommario..la frase finale è la pietra tombale del cliché

La mia città 3,5 questo non è un racconto.. è al limite una fotografia.. manca tutto.. non sapevo nemmeno che voto dare.. non succede nulla.. manca la cosa principale.. la cosa fondamentale della narrazione: il conflitto.. uno scritto senza conflitto, che sia risolto o meno, non è nulla

Una striscia di paradiso. 5,5 un po’ melenso.. una visione troppo occidentale di un mondo troppo distante.. meglio scrivere di cose che ci sono più vicine, cose che si conoscono meglio.. non voglio dar consigli eh.. ma mi sembra un buon consiglio xD

Condizionamento 5 scritto non benissimo.. le espressioni utilizzate dal figlio di lucifero e poi da lucifero stesso sono davvero inverosimili.. l’idea, per quanto banale, non è malvagia.. ma non mi ha convinto

N52 6 grazie a dio è arrivato questo racconto a interrompere la sequela di insufficienze.. un po’ banale l’idea ma almeno è scritto bene e ha un ritmo equilibrato

The Red Side of the Blue 6 ahahah carino.. il finale mi ha strappato una risata

SILVIO DON'T CRY 6,5 ho riso più volte.. davvero carino.. non penso che chi ha scritto voglia un commento xD

Paradise City – Profezia 5,5 uhm.. premetto che non mi piacciono gli animali.. non ho capito ben bene tutto quanto e me ne dispiaccio.. c’è da dire che il racconto è anche abbastanza criptico.. in tema?

Niente da dire sul commento del mio "racconto" se non che hai ragione.

Una cosa da dire ce l'ho:

La Crusca sostiene che siano accettabili entrambe le forme.

PS: e qui un bell'utilizzo dell'articolo davanti a un cognome, sempre dall'accademia della Crusca: è inoltre possibile osservare che nelle sue opere il Manzoni impiega entrambe le forme.

Come si suol dire, due piccioni con una fava.


si ma non devi dirlo a me, che non ho sollevato la questione xD

e comunque il proverbio è "due piccioni con una TAVA"
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Re: [#2] Paradise City (commenti) 26/03/2015 14:59 #14555

Adesso che tutti avete letto, commentato, votato, ci terrei (per chi ha voglia e per chi non l'ha già fatto) che passaste a commentare anche il mio fuori concorso che, per questione di ore, non sono riuscito a postare per questa seconda tornata

Lo trovate qui: http://www.universidiscrittura.it/forum/5-Racconti-extra-e-poesie/14240-Paradise-City---Fuori-Concorso

Grazie da ora
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