"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto." (Italo Calvino)

U4-05: Scavare

"RE CARLO TORNAVA DALLA GUERRA, LO ACCOGLIE LA SUA TERRA, CINGENDOLO D'ALLOR" di Tavajigen

Al ritorno dal conflitto, Re Carlo ebbe una magnifica sorpresa: i suoi sudditi avevano ultimato il suo nuovo castello. Nuovo per modo di dire, perché era stato inaugurato quando ancora il sire era ben lungi dal suo ritorno; quindi il castello mostrava già i primi segni del tempo, l'aria calda e secca di quella regione stava lentamente dando il suo nefasto contributo.
Re Carlo però non badò a tali avversità - i suoi sudditi stavano già celermente provvedendo alle necessarie riparazioni - bensì si magnificò delle alte torri, delle splendide guglie e merli che adornavano le mura, delle bandiere dai molti colori, sventolanti in cima a lunghi pennoni.


Ben presto si rese però conto che mancava ancora qualcosa: il castello appariva sì maestoso, ma quanto avrebbe resistito ad un assedio? Il maniero sorgeva vicino ad una ripida scogliera sul mare, risultando quindi già ben difendibile, ma non si poteva mai sapere chi e come avrebbe potuto attaccarlo.
Servivano ulteriori difese, decise ordunque di scavare, o meglio di ordinare ai suoi sudditi di scavare per lui, un profondo e largo fossato tutto intorno al castello. L'acqua non sarebbe mancata: i suoi sudditi avrebbero ovviamente scavato anche un ingegnoso sistema di canali che avrebbe rifornito il fossato della stessa acqua del mare.

Una volta ultimato il fossato, Re Carlo si beò della bellezza dell'opera, invitando tutta la sua corte di nobili a rimirar tale maestoso maniero.
Destino volle che, proprio in quel momento di orgoglio, successe quanto di più terribile potesse mai accadere: un enorme tsunami arrivò dal mare ed investì il castello di Re Carlo.
L'altissima onda superò in scioltezza la scogliera, inglobò il fossato e passò di slancio oltre le mura, distruggendo con la sua furia tutto ciò che incontrava sul suo cammino: le torri, le guglie, le bandiere sui lunghi pennoni.
Re Carlo e i suoi nobili - per grazia di Dio al riparo su una collina vicino, da dove lo sire poteva meglio dilungarsi nelle sue beatitudini - restarono allibiti. Il silenzio si protrasse ancora per qualche momento, finché uno dei nobili non scoppiò a ridere, seguito subito dopo da tutti gli altri.

Re Carlo non ci pensò un secondo di più e...si mise a piangere.

"Buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah! Buaaaaaaah!"

"Carletto, non piangere su, domani ne faremo un altro più bello."

La mamma fece un cenno ai nobili della corte (ehm, agli amichetti del figlio) di lasciarli soli, e prese Carlo in braccio. Poi sorrise a suo marito (suddito capocostruttore), circondato da palette e secchielli, sudato sotto il sole cocente, pieno di sabbia su gambe e braccia e con le dita rosse dal tanto scavare.

"Mamma, il castello era già bellissimo!" Rispose il bambino inconsolabile.

"Sì Carletto, ma vedrai che tuo padre lo costruirà ancora più alto, così alto che nessuna onda potrà spazzarlo via." Poi rise vedendo la faccia del marito, sconvolto solo all’idea.

"Ora perché non andiamo a scavare una buca vicino al mare?" Disse a Carletto. "Chiama anche tutti i tuoi amici se vuoi, almeno la facciamo fondissimissima!"

"Sìììììììììì!"

Re Carlo tornava alla sua guerra, lo accoglie la sua spiaggia, cingendolo d’amor.

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