"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto." (Italo Calvino)
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ARGOMENTO: [#6] La danza del selvaggio (commenti)

[#6] La danza del selvaggio (commenti) 06/09/2015 09:11 #16268

Via con i commenti ...
You have to find what you're really good at and exaggerate it!

Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 06/09/2015 09:28 #16269

Grazie steve per la raccolta voti!

Premessa ai commenti: la tornata epica è stato un evidente disastro.
Di sicuro il problema maggiore è stato accoppiarla alla fase estiva, faccio mea culpa perché mi pare di averlo proposto io. Sommare il maggior numero di battute ad un periodo in cui di solito si scrive meno ha portato a questo pessimo risultato in numero di partecipanti.
Vorrei fare inoltre un appunto, che sicuramente ho già fatto, a questo concorso: i temi affrontati finora li ho trovati davvero brutti.
Spero che con il prossimo tema, che penso sia davvero stimolante, molta gente torni a scrivere!

Ecco ora i commenti:

Figlio dei selvaggi: 7 + premio della critica
Il titolo non mi è piaciuto molto, so che è una sorta di richiamo al significato del racconto, ma dal punto di vista “musicale” non mi suona bene (potresti dire “da che pulpito!”, visto che i miei titoli sono quasi sempre osceni ).
Il racconto invece mi ha affascinato. So che non è molto originale, però è ben scritto, sia come tempi di narrazione che come incrocio delle due storie. C’è forse solo qualche passaggio di soggetto che è un po’ troppo enigmatico, ma è gioco forza di un racconto costruito in questo modo. Il ribaltamento del significato di selvaggio (i selvaggi risultano in fin dei conti essere i conquistatori) mi è piaciuto, dato che anche a me piace spesso cercare di mettere in difficoltà il lettore minandogli le sue (ipotetiche) convinzioni.
Dal punto di vista della scrittura l’ho trovato piuttosto scorrevole, ci sarebbe bisogno di una rilettura per correggere alcuni refusi, e c’è una conversazione circa a metà (quella tra Edmund e H.) che “sballa” durante la lettura, dato che uno dei due, mi pare H., dice due frasi di seguito ma lì per lì non si capisce bene che sia sempre lui il soggetto, visto che sono separate dalle virgolette e quindi sembra che sia Edmund a riprendere la parola.
Nel complesso racconto discreto.

Nataihiri: 5
Dunque, questo racconto presenta due degli aspetti che meno sopporto nella lettura:
1) E’ una sorta di blocco compatto, con pochi capoversi, mi dà proprio fastidio durante la lettura. Questo comunque è un aspetto esclusivamente "visivo", a cui alla fine dò poco peso.
2) La cosa che proprio non ho sopportato è invece la costruzione fatta esclusivamente a spiegone. Tutto ciò che viene raccontato, dall’inizio alla fine, viene solo elencato di seguito dall’autore, come semplice susseguirsi di fatti, portandomi ad annoiare. La storia è già di suo piuttosto scontata e rivista (siamo nel filone di Pocahontas, Balla coi Lupi, Avatar, eccetera eccetera), se poi ci si limita a narrarla come "lista" non se ne esce più.
Capisco che l'intento sia stato quello di scrivere una sorta di lettera, quindi alla fine lo spiegone ci sta da un punto di vista logico, ma secondo me l’autore (per evitare di rischiare di annoiare il lettore) avrebbe potuto benissimo rendere la storia come diario o simili, raccontando tutto tramite episodi, lasciando così all’immaginazione del lettore il compito di capire quello che stava succedendo e che stava passando nella testa del protagonista (la madre che si ammala, il babbo alcolizzato, i problemi sociali con gli altri medici, la partenza, la ricerca delle origini in India, eccetera, potevano essere resi con situazioni di vita vissuta facilmente ideabili).
Alla fine dispiace perché la storia mi sembra sorretta da un background credibile, dato sia dall’ambientazione sia da alcuni spunti intelligenti, come ad esempio il fatto che gli indigeni credono che lui sia uno dei bambini rapiti tornato, o come l’accenno alla conversione cristiana che fa del perdono la sua forza. Queste ed altre sono sottigliezze che aiutano ad immedesimarsi e ad entrare dentro il racconto, e le ho apprezzate.
Insomma l’idea c’era, seppur scontata, la realizzazione invece è pienamente insufficiente, per questo siamo sul 5. Mi dispiace!
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 06/09/2015 11:37 #16272

Figlio dei selvaggi 6: mi è piaciuta l'idea del racconto nel racconto, con la rivelazione finale decisamente ben centellinata e credibile, non necessariamente sconvolgente, ma allo stesso tempo gestita nel modo corretto. Mi è piaciuto meno il registro del racconto, con descrizioni qua e là troppo fiorite, anche se c'è da dire che si è mantenuto omogeneo dall'inizio alla fine, il che è decisamente positivo. Avrei però preferito un maggiore stacco tra le parti in corsivo e quelle no, una differenziazione maggiore in modo da avere due modi di leggere totalmente diversi, sottolineando in questo modo le due parti, guidando il lettore verso una lettura più semplice. Per quanto potesse funzionare, non ho apprezzato molto l'idea delle iniziali, idea che mi ha rallentato la lettura, facendomi scorrere indietro e poi avanti il testo. C'è l'impegno e anche l'ideazione.

Bob Eko 6,5 PC
: racconto scritto in maniera semplice ma efficace, dove è stata decisamente provolegiata la scorrevolezza rispetto ai ghirigori, per questa ragione il PC. Le caratterizzazioni, specialmente quella dell'allenatore, sono buone e funzionali per la comprensione e lo sviluppo del testo. La rivelazione finale è forse meno efficace rispetto a quello che pensava l'autore (il fatto che la società voglia far giocare lo sconosciuto silenzioso, mai sentito prima nel mondo è elemento decisamente "sospetto"), in un qualche modo già telefonata dopo la prima partita, ma allo stesso tempo il racconto è rimasto sufficientemente interessante e ben sviluppato, con una leggibilità più che accettabile e una godibilità mai sopita.

Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 06/09/2015 12:04 #16273

Tavajigen ha scritto:
Grazie steve per la raccolta voti!

Premessa ai commenti: la tornata epica è stato un evidente disastro.
Di sicuro il problema maggiore è stato accoppiarla alla fase estiva, faccio mea culpa perché mi pare di averlo proposto io. Sommare il maggior numero di battute ad un periodo in cui di solito si scrive meno ha portato a questo pessimo risultato in numero di partecipanti.
Vorrei fare inoltre un appunto, che sicuramente ho già fatto, a questo concorso: i temi affrontati finora li ho trovati davvero brutti.
Spero che con il prossimo tema, che penso sia davvero stimolante, molta gente torni a scrivere!


Questa è l'ennesima dimostrazione che la "democrazia totale" non funziona. Non ho partecipato alla discussione sui temi e non ne ho proposto nemmeno uno, limitandomi unicamente a indicare una delle tracce nel racconto a tracce, ma in generale ho amato poco i temi di questa edizione. Bisogna studiare un sistema di designazione e non utilizzare più quello del sorteggio totale, perché c'è il rischio che risucceda quello che è successo a questo giro, ovvero che la partecipazione sia troppo bassa. Io ho deciso di scrivere sempre su UniVersi, per una ragione personale, per il bisogno di tenermi sempre allenato con la scrittura, anche quando non mi viene nulla di che come originalità, perché ritengo che lo scrivere sia anche una forma di artigianato e perché ho bisogno di imparare, e forzarmi e sforzarmi per me è importante. Poco importa se gli ultimi due racconti non siano magari stati granché, sono comunque due buoni punti di partenza per altro e sono un modo per tenere allenata e viva una parte di me che non sempre ha saputo essere concludente.

Tavajigen ha scritto:


Nataihiri: 5
Dunque, questo racconto presenta due degli aspetti che meno sopporto nella lettura:
1) E’ una sorta di blocco compatto, con pochi capoversi, mi dà proprio fastidio durante la lettura. Questo comunque è un aspetto esclusivamente "visivo", a cui alla fine dò poco peso.
2) La cosa che proprio non ho sopportato è invece la costruzione fatta esclusivamente a spiegone. Tutto ciò che viene raccontato, dall’inizio alla fine, viene solo elencato di seguito dall’autore, come semplice susseguirsi di fatti, portandomi ad annoiare. La storia è già di suo piuttosto scontata e rivista (siamo nel filone di Pocahontas, Balla coi Lupi, Avatar, eccetera eccetera), se poi ci si limita a narrarla come "lista" non se ne esce più.
Capisco che l'intento sia stato quello di scrivere una sorta di lettera, quindi alla fine lo spiegone ci sta da un punto di vista logico, ma secondo me l’autore (per evitare di rischiare di annoiare il lettore) avrebbe potuto benissimo rendere la storia come diario o simili, raccontando tutto tramite episodi, lasciando così all’immaginazione del lettore il compito di capire quello che stava succedendo e che stava passando nella testa del protagonista (la madre che si ammala, il babbo alcolizzato, i problemi sociali con gli altri medici, la partenza, la ricerca delle origini in India, eccetera, potevano essere resi con situazioni di vita vissuta facilmente ideabili).
Alla fine dispiace perché la storia mi sembra sorretta da un background credibile, dato sia dall’ambientazione sia da alcuni spunti intelligenti, come ad esempio il fatto che gli indigeni credono che lui sia uno dei bambini rapiti tornato, o come l’accenno alla conversione cristiana che fa del perdono la sua forza. Queste ed altre sono sottigliezze che aiutano ad immedesimarsi e ad entrare dentro il racconto, e le ho apprezzate.
Insomma l’idea c’era, seppur scontata, la realizzazione invece è pienamente insufficiente, per questo siamo sul 5. Mi dispiace!


Ecco, mi riallaccio a quello che ho scritto nei commenti della scorsa tornata, riguardo alla credibilità dei commenti e all'attenzione con cui vengono letti e immaganizzati i racconti: posso non condividere alcuni aspetti di questo giudizio, ma devo dire che lo trovo coerente, ben spiegato e ragionato, del tutto credibile. Condivido l'aspetto riguardo al concetto di "spiegone", originato da due problemi:

1) Questa è la prima versione assoluta, senza nessun tipo di rielaborazione (io rielaboro moltissimo tutti i racconti), scritto in pochissimo tempo (e questo va a detrimento di molte cose, essendo un racconto più lungo rispetto a tutti gli altri qua su UniVersi) e rivisto alla meglio, facendo altro. Sono rimasto in dubbio se pubblicarlo o meno, sapendolo insuffiente sotto diversi punti di vista, poi però l'ho fatto proprio perché ho ritenuto importante sforzarmi e forzarmi. Non sempre si hanno idee innovative, ma è importante scrivere per sé stessi e scrivere per gli altri (i due piani, per me, sono indistricabili), anche se non sempre si riesce a fare bene.

2) Condivido quello che scrivi, anche perché non è scritto bene come gli altri e non solo per la velocità con cui il tutto è stato buttato giù. Ho voluto scrivere frasi più lunghe rispetto a quelle che produco normalmente, per cercare di scrivere in modo maggiormente simile al periodo letterario al quale è riferita la storia. Un inglese delle cassi alte, formatosi nell'800, poteva avere questo modo di scrivere, anche se la maggiorparte dei termini sono di oggi e non di allora. Ho tentato una sorta di fusion linguistica, che non è ruscita granché se non nella costruzione di alcune frasi, ma non in senso omogeneo rispetto al tutto.

Quindi concordo su una buona parte di quello che scrivi, molto meno su quello che dici riguardo al filone pocahontas et similia. Là si presenta la cultura che finirà per diventare la nuova cultura del protagonista, o comunque la nuova patria, in maniera dettagliata. L'ospite vi entra piano piano, scegliendo un ritorno alla terra, un cambiamento di prospettiva, una nuova identità. Qua è diverso, qua il protagonista non sente più avere una cultura, respito da entrambi i popoli dai quali proviene, qua entra in un nuovo mondo "umano" e "umanistico", grazie al fatto che si rende conto che la sua patria è con sé in qualunque momento, che gli spiriti o se vogliamo meglio le radici, se le porta sempre dietro in qualunque istante, anche se è un rito indigeno a farglielo capire. La sua è gratidune perché la sua nuova gente gli ha fatto capire una cosa, ma non sposa la cultura indigena perché alla fine la preferisce alla propria, ma semplicemente perché non sente di averne nessuna e allo stesso di avere comunque sé stesso. E' un racconto profondamente individualista, mentre il filone a cui fai riferimento tu, si trasforma spesso in narrazioni collettivistiche oppure semplicemente di denuncia: meglio gli "altri" rispetto ai bianchi imperialisti (ecc). Credo che questa sia una differenza davvero sostanziale rispetto a quello che dici, ma sui temi di scrittura e costruzione generale non posso che essere pienamente d'accordo con te.

Aggiungo una cosa, per me importante: il racconto è estremamente documentato, sia per quanto riguarda le rotte della Royal Navy, sia per quanto riguarda gli elementi inseriti sulla vita indigena, specialmente riguardo al rito della kava. I nomi, invece, vengono dalla cultura tahitiana, in parte perché è più difficile reperire nomi delle Isole Vanuatu (Nuove Ebridi per gli europei), sia per un mio gioco personale. In passato ho provato grande interesse riguardo alle culture oceaniche, è ho letto diversi testi a riguardo, sia saggi che romanzi.
Ultima modifica: 06/09/2015 12:09 Da arturobandini.

Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 06/09/2015 20:44 #16274

Ed ecco i miei commenti a caldo dei vostri racconti:

Figlio dei selvaggi: 6,5 + P.C. costruzione del racconto spettacolare che lì per lì mi ha un po' spaventato temendo di non riuscire a seguire il filo del discorso ed invece, alla fine, l'autore s'è dimostrato in grado di gestire alla grande le storie parallele fino alla loro tangenza. Non ho particolarmente gradito la fine che non è né carne né pesce. Nel senso che l'europeo mi è parso un tipo burbero, razzista e superiore. Avrei preferito un finale molto più cattivo ed aggressivo piuttosto che quell'esile tentativo di scimmiottare un ballo. Invece è reso molto bene il punto di vista dell'africano con questa accondiscendenza agli dei a prescindere da tutto e tutti. arturo

Nataihiri:
6 sprecato. Storia molto prevedibile ma allo stesso tempo lineare quindi piacevole da leggere.
Mancano però troppi dettagli sui posti fantastici solo paventati mentre è pieno di ridondanze inutili sul fatto che il tizio se ne voglia andare e poi alla fine non se ne va.
Questa cosa dell'apolide poteva essere sfruttata meglio mentre l'aspetto della danza ricopre un ruolo troppo marginale pur essendo un episodio chiave; finalmente trova patria e decide del suo futuro perché ritagliarli un spazio così stretto in una tornata tanto lunga. Bastava limare un paio di episodi prima dove la si tira troppo per le lunghe sul fatto che non è accettato dalla tribù e dare più risalto a questa che invece è la svolta (oltre a dover essere la centralità del tema).
Il finale stesso mi è parso veramente troppo poco accurato. In poche righe tornano gli inglesi, non fanno praticamente niente e per sua fortuna ormai ha deciso e non riparte. Anche questo episodio avrebbe meritato maggior approfondimento e, forse, (ma qui è opinione personale) un po' di fantasia in più trasformandolo in un qualcosa con un po' più di azione e non un mero e sterile passaggio di anonime persone. Lumaca

Bob Eko: 7 i colpi di scena sono sempre rischiosi ma qui è stato egregio, del tutto inaspettato ed anche piacevole per una storia che sembrava troppo banale e superficialotta fino a quel momento. Certo, il tema è giustappunto accennato e non è centrale al racconto ma, come al solito, non è quella l'unica discriminante con la quale valuto. Il tema c'è da qualche parte e quindi si merita il voto più alto del trio perché tra tutti è stato il più interessante, il più originale e quello che mi ha davvero colpito di più. Complimenti! Tava
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Ultima modifica: 06/09/2015 20:45 Da gensi.

Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 06/09/2015 20:48 #16275

Ho azzeccato solo quello di Tava e come accennato da Steve su Whatapp anche io ne ero più che sicuro.

Ci sono un paio di frasi nel commento delle partite che sembrano troppo ispirate alle cronache di Hattrick e solo un Tava qualunque poteva rigirare in una specie di racconto di fantascienza una storia che all'inizio sembrava banale.

Alla fine quindi non mi sono sbagliato, almeno su di lui!
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 09/09/2015 09:59 #16278

Sbaglio o mancano i tuoi di commenti Steve?
Quando pensi di postarli?
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 09/09/2015 11:43 #16280

gensi ha scritto:
Sbaglio o mancano i tuoi di commenti Steve?
Quando pensi di postarli?


Ho avuto visite qui a Bruxelles e quindi poco tempo.
Direi che oggi pomeriggio li scrivo e li posto
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 09/09/2015 11:53 #16281

Anche perché senza i tuoi commenti taglienti il forum sembra un silenzioso luogo post-apocalittico.
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 10/09/2015 21:09 #16283

Ecco i miei commenti

Natahiri - 6.5

Il racconto mi è piaciuto per quanto, finito di leggere per la seconda volta, è rimasta in me la sensazione di un qualcosa che non ha mai "spiccato il volo". E' una cronaca abbastanza fredda (se me lo concedi) di una persona che narra della sua vita. Ovviamente c'è la limitazione dei 20.000 caratteri e dunque hai riassuntoabbastanza bene ciò che può essere stata la vita di quel "mezzosangue". Purtroppo però come dicevo in precedenza, non essendo mai questa storia del tutto decollata se non nei passaggi finali, mi sono limitata a leggerla come una fredda cronaca, il che è stato un po' penalizzante. Trovo l'ambientazione molto ben dettagliata a descritta, credibile senza essere troppo preponderante rispetto al resto del racconto che è scritto bene e si lascia leggere.
Alcune stonature: il personaggio principale, più di una volta, dichiara di aver appreso la lingua, poi di non capirla e poi, successivamente, dichiara che questa gli è stata insegnata dalla sua compagna. Sicuramente sarà stato un procedimento "a step", però qui non è stato troppo chiaro e mi ha non solo "disorientato" ma mi ha anche fatto tornare indietro per cercare di capire come fosse stato possibile che gli indigeni gli avessero rivelato di averlo risparmiato per via del suo "aspetto" nonostante la divisa britannica. Non essendo queste domande la "chiave" del racconto, mi hanno fatto perdere un po' di attenzione.
Un'altra cosa che mi è piaciuta è stata la contrapposizione di questi mondi che sembravano ribaltarsi in continuazione: prima troppo indigeno per i britannici, poi troppo britannico per gli indigeni, infine accolto con favore dopo il naufragio ma, a quel punto, in un angolo del cervello del protagonista, questa nuova popolazione sembra essere fin troppo "selvaggia" pure per lui, cittadino di tutti e nessun cielo. La cosa mi ha fatto molto pensare, andando a fare un parallelismo con quelle popolazioni che ad oggi stanno fuggendo dalla guerra: motivazioni e dinamiche totalmente diverse, però ci ho trovato un piccolo parallelismo che probabilmente esiste solo nella mia testa.

Bob Eko - 6.5 + PC

Premetto che preferisco i racconti in prima persona rispetto a quelli dove è presente un narratore esterno, ma questi sono miei gusti personali. La sequenza iniziale però mi è rimasta subito abbastana indigesta: una serie di azioni scandite da periodi "corti" che mi è sembrata più una lista della spesa che altro. Inoltre l'interrogativo del "narratore onniscente" (sapeva il numero di sigarette fumate) sembra messo lì più per dare colore alla vicenda che per caratterizzare il personaggio. Forse sbaglio, ma ho avuto questa impressione.
Mi è sembrato un po' (per non dire molto) assurdo, conoscendo il calcio moderno, che l'allenatore non fosse stato messo al corrente dell'operazione, per quanto "lampo"; ho subito pensato che si trattasse di una squadra di dilettanti o poco più ed invece sembra di no leggendo tutto il resto del racconto (quale squadra partecipa "alla coppa" in categorie inferiori? Quale squadra in categorie inferiori merita titoli di giornale? ) A quel punto mi sono soffermato a pensare nuovamente alla paradossalità della cosa e mi è venuto da sorridere perché non ho reputato il tutto così realistico. Inoltre questo "Eko" è un fenomeno, il mister è sotto di un goal a 10 dal termine e lo lascia in panchina? Ho capito che sei milanista Tava e sei abiuato ad Ancelotti che cambia solo da 75esimo in poi, però ...
Poi, non contento, non lo mette titolare alla prima di campionato? Sorvoliamo
A parte queste cose che rendono il racconto "fantascientifico" così come piace a te, devo dire che l'intera vicenda mi è piaciuta, il racconto è scorso liscio e l'incastro "danza del selvaggio" con il titolo del giornale l'ho trovato molto carino. Anche il finale mi è molto piaciuto, mai avrei indovinato la conclusione della vicenda.
Inoltre, per una volta, non ho tante annotazioni "tecniche" da fare se non che penso che per questa particolare narrazione, l'utilizzo dei dialoghi diretti abbastanza preponderante è stata una scelta vincente.
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 10/09/2015 21:13 #16284

Tavajigen ha scritto:


Figlio dei selvaggi: 7 + premio della critica
Il titolo non mi è piaciuto molto, so che è una sorta di richiamo al significato del racconto, ma dal punto di vista “musicale” non mi suona bene (potresti dire “da che pulpito!”, visto che i miei titoli sono quasi sempre osceni ).
Il racconto invece mi ha affascinato. So che non è molto originale, però è ben scritto, sia come tempi di narrazione che come incrocio delle due storie. C’è forse solo qualche passaggio di soggetto che è un po’ troppo enigmatico, ma è gioco forza di un racconto costruito in questo modo. Il ribaltamento del significato di selvaggio (i selvaggi risultano in fin dei conti essere i conquistatori) mi è piaciuto, dato che anche a me piace spesso cercare di mettere in difficoltà il lettore minandogli le sue (ipotetiche) convinzioni.
Dal punto di vista della scrittura l’ho trovato piuttosto scorrevole, ci sarebbe bisogno di una rilettura per correggere alcuni refusi, e c’è una conversazione circa a metà (quella tra Edmund e H.) che “sballa” durante la lettura, dato che uno dei due, mi pare H., dice due frasi di seguito ma lì per lì non si capisce bene che sia sempre lui il soggetto, visto che sono separate dalle virgolette e quindi sembra che sia Edmund a riprendere la parola.
Nel complesso racconto discreto.


Grazie per il commento. Beh, vedi, i titoli non sono il mio forte, anzi, penso che il tempo che ci spendo sopra è veramente il minimo indispensabile per non chiamare il racconto "Untitled"
Hai ragione per quanto riguarda la confusione, ad un certo punto nemmeno io sapevo più chi parlava. A parte gli scherzi sapevo già cosa avrei rischiato mantenendo questa linea, così come sapevo cosa avrei rischiato ad essere più lineare: ho scelto di rimanere un po' più misterioso sacrificando alcune scelte stilistiche.

A parte questo, non mi puoi dare sette e poi scrivere "racconto discreto" Ovviamente scherzo.
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 10/09/2015 21:18 #16285

arturobandini ha scritto:
Figlio dei selvaggi 6: mi è piaciuta l'idea del racconto nel racconto, con la rivelazione finale decisamente ben centellinata e credibile, non necessariamente sconvolgente, ma allo stesso tempo gestita nel modo corretto. Mi è piaciuto meno il registro del racconto, con descrizioni qua e là troppo fiorite, anche se c'è da dire che si è mantenuto omogeneo dall'inizio alla fine, il che è decisamente positivo. Avrei però preferito un maggiore stacco tra le parti in corsivo e quelle no, una differenziazione maggiore in modo da avere due modi di leggere totalmente diversi, sottolineando in questo modo le due parti, guidando il lettore verso una lettura più semplice. Per quanto potesse funzionare, non ho apprezzato molto l'idea delle iniziali, idea che mi ha rallentato la lettura, facendomi scorrere indietro e poi avanti il testo. C'è l'impegno e anche l'ideazione.


Grazie del commento. Bhe, quella delle iniziali è dettata dal fatto che non avrei potuto scrivere troppi nomi credibili ed in più pensavo non potessero essere importanti: la vicenda è "da un'altra parte". Ovviamente la tua osservazione è più che valida, io stesso a volte ho fatto difficoltà durante la scrittura e sono dovuto tornare a leggere. Come dicevo, ho preferito sacrificare alcune cose ad altre, ma la tua affermazione rimane più che valida.
Per quanto riguarda lo stacco, anche qui, hai ragione: non piace troppo nemmeno a me il fatto di essere stato "ristretto" nel fornire l'evidente distanza tra i due mondi ma detto molto sinceramente, non avrei saputo come fare
Idee?
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 10/09/2015 21:23 #16286

gensi ha scritto:
Ed ecco i miei commenti a caldo dei vostri racconti:

Figlio dei selvaggi: 6,5 + P.C. costruzione del racconto spettacolare che lì per lì mi ha un po' spaventato temendo di non riuscire a seguire il filo del discorso ed invece, alla fine, l'autore s'è dimostrato in grado di gestire alla grande le storie parallele fino alla loro tangenza. Non ho particolarmente gradito la fine che non è né carne né pesce. Nel senso che l'europeo mi è parso un tipo burbero, razzista e superiore. Avrei preferito un finale molto più cattivo ed aggressivo piuttosto che quell'esile tentativo di scimmiottare un ballo. Invece è reso molto bene il punto di vista dell'africano con questa accondiscendenza agli dei a prescindere da tutto e tutti. arturo


Grazie del commento
Beh, a parte il fatto che non sono africani, tutto legittimo
Il finale del "ballo scimmiottato" è semplicemente per sottolineare come, nonostante le grosse differenze, tutti sono dei selvaggi anche se per altre motivazioni.

Scrivo qui perché ho finito di leggere tutti i commenti e vorrei sottolineare come nessuno, probabilmente, ha notato che la differenza tra i due mondi è messa anche dall'ambientazione intesa come clima (da una parte è freddo, dall'altra caldo) e da tante altre piccolissime cose che, se avete voglia, potete reperire da soli
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 11/09/2015 10:00 #16289

Il caldo / freddo era talmente evidente che non a caso ho pensato istintivamente all'Africa.
Ma hai ragione tu. Poteva essere un'altra qualunque parte del globo terrestre dalle parti dell'Equatore.
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 11/09/2015 12:19 #16290

gensi ha scritto:
Il caldo / freddo era talmente evidente che non a caso ho pensato istintivamente all'Africa.
Ma hai ragione tu. Poteva essere un'altra qualunque parte del globo terrestre dalle parti dell'Equatore.


In realtà è diverso: ho ribaltato la scena apposta, il freddo è dagli "indigeni", il "caldo" dagli invasori.
Secondo te perché?
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 11/09/2015 14:32 #16291

Mi butto: perché di solito i paesi freddi sono più sfigati di quelli caldi?
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 11/09/2015 14:34 #16292

Più che altro ora mi tocca rileggerlo... mi hai spiazzato
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 11/09/2015 15:08 #16293

gensi ha scritto:
Più che altro ora mi tocca rileggerlo... mi hai spiazzato


Vai!
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Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 12/09/2015 14:06 #16295

steve_vai_it ha scritto:
Ecco i miei commenti

Natahiri - 6.5

Il racconto mi è piaciuto per quanto, finito di leggere per la seconda volta, è rimasta in me la sensazione di un qualcosa che non ha mai "spiccato il volo". E' una cronaca abbastanza fredda (se me lo concedi) di una persona che narra della sua vita. Ovviamente c'è la limitazione dei 20.000 caratteri e dunque hai riassuntoabbastanza bene ciò che può essere stata la vita di quel "mezzosangue". Purtroppo però come dicevo in precedenza, non essendo mai questa storia del tutto decollata se non nei passaggi finali, mi sono limitata a leggerla come una fredda cronaca, il che è stato un po' penalizzante. Trovo l'ambientazione molto ben dettagliata a descritta, credibile senza essere troppo preponderante rispetto al resto del racconto che è scritto bene e si lascia leggere.
Alcune stonature: il personaggio principale, più di una volta, dichiara di aver appreso la lingua, poi di non capirla e poi, successivamente, dichiara che questa gli è stata insegnata dalla sua compagna. Sicuramente sarà stato un procedimento "a step", però qui non è stato troppo chiaro e mi ha non solo "disorientato" ma mi ha anche fatto tornare indietro per cercare di capire come fosse stato possibile che gli indigeni gli avessero rivelato di averlo risparmiato per via del suo "aspetto" nonostante la divisa britannica. Non essendo queste domande la "chiave" del racconto, mi hanno fatto perdere un po' di attenzione.
Un'altra cosa che mi è piaciuta è stata la contrapposizione di questi mondi che sembravano ribaltarsi in continuazione: prima troppo indigeno per i britannici, poi troppo britannico per gli indigeni, infine accolto con favore dopo il naufragio ma, a quel punto, in un angolo del cervello del protagonista, questa nuova popolazione sembra essere fin troppo "selvaggia" pure per lui, cittadino di tutti e nessun cielo. La cosa mi ha fatto molto pensare, andando a fare un parallelismo con quelle popolazioni che ad oggi stanno fuggendo dalla guerra: motivazioni e dinamiche totalmente diverse, però ci ho trovato un piccolo parallelismo che probabilmente esiste solo nella mia testa.



Condivido quello che scrivi, e trovo che tu abbia centrato molto bene tutti gli aspetti che rilevi. L'unica cosa che non condivido è il fatto che sia scritto bene: io, purtroppo, non trovo buona la mia scrittura in questo racconto. La freddezza in parte è voluta, nel senso che si tratta di una persona che descrive una parte della sua vita cinquantanni dopo e quindi lo fa senza l'emotività del momento. Il problema è che probabilmente è davvero troppo freddo e quindi non rende del tutto. Mi sono accorto dei problemi riguardo all'aprendimento della lingua indigena, solamente rileggendolo, una settimana dopo: quello è frutto della frettolosità con cui l'ho scritto e rivisto, e in effetti trovo anch'io che sia una pecca. E' dovuto in principal modo a un taglio, fatto alla meno peggio per rimanere nei 20000: originariamente era meglio spiegata la tempistica, con delle precisazioni su quando il protagonista era riuscito ad esprimere dei concetti più "evoluti" con la sua nuova gente. Il rilievo che fai sul possibile parallelismo con la situazione dei migranti è invece esatto e mi chiedevo se qualcuno dei lettori lo avrebbe "scovato" prima o poi. La primissima idea per questo racconto è nata infatti dopo la visione a luglio nel mio paese del docufilm "Io sto con la sposa": uno dei protagonisti è appunto apolide e fin da allora ho cominciato a interrogarmi sul fatto di poter mettere un personaggio simile in questa tornata, senza però parlarne esplicitamente e descrivendo una migrazione "accidentale".

In ogni caso grazie! Stavolta mi piacerebbe davvero riscrivere questo racconto, rimanendo sempre dentro al limite dei 20000, perché in effetti non mi soddisfa per niente.

Re: [#6] La danza del selvaggio (commenti) 12/09/2015 14:47 #16296

arturobandini ha scritto:
Bob Eko 6,5 PC: racconto scritto in maniera semplice ma efficace, dove è stata decisamente provolegiata la scorrevolezza rispetto ai ghirigori, per questa ragione il PC. Le caratterizzazioni, specialmente quella dell'allenatore, sono buone e funzionali per la comprensione e lo sviluppo del testo. La rivelazione finale è forse meno efficace rispetto a quello che pensava l'autore (il fatto che la società voglia far giocare lo sconosciuto silenzioso, mai sentito prima nel mondo è elemento decisamente "sospetto"), in un qualche modo già telefonata dopo la prima partita, ma allo stesso tempo il racconto è rimasto sufficientemente interessante e ben sviluppato, con una leggibilità più che accettabile e una godibilità mai sopita.



Sì quello è il punto debole di tutto il racconto, ne ero a conoscenza e ho cercato di "nasconderlo" a dovere, ma non ci sono ben riuscito. Avrei dovuto dedicarci più tempo, magari cercando di renderlo più credibile.

Grazie!!!
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