Marco e Tullio di arturobandini
Il cielo su Torino è limpido, l’aria tersa dei primi giorni di ottobre è già fredda, ma il sole ancora scalda i molti manifestanti radunati in Piazza Vittorio Veneto, mentre in lontananza si possono scorgere le montagne innevate. Le vette sembrano incoronare la vecchia capitale sabauda, rendendola maestosa, pur nel grigiore dei suoi difficili anni ‘70. Lo sguardo di Marco si spinge lontano, verso i Rossi attestati alla larga imboccatura di via Po. Lui e i suoi si trovano dalla parte opposta, vicino al ponte, mentre in mezzo alla piazza trenta Carabinieri tentano di impedire il contatto tra i due gruppi. Marco sa che da qualche parte, laggiù in mezzo al nemico, c’è Tullio e ha il terrore di doverlo affrontare in battaglia. Con la mano sinistra stringe forte la spranga per sentirsi più sicuro, poi stende il braccio destro nel saluto romano e grida “Presente!”. I camerati lo imitano in maniera automatica: tutti assieme declamano la medesima parola, la quale rimbomba nella piazza, galvanizzando gli animi.
Jean
Sul piroscafo/Una lettera gradita/Ricordi dolci e amari/Troppi incontri
Jean fissava la terra ferma, stringendo gli occhi nel sole forte e spietato dell’estate: laggiù da qualche parte, vi era la città di Bombay, non ancora visibile a causa della distanza. Entro la fine della giornata il piroscafo su cui si trovava sarebbe giunto nel porto dell’immensa città e lui avrebbe potuto incontrare James.
Non era la prima volta che si recava in India: vi era stato ormai quasi ventotto anni prima, in un viaggio assieme al suo datore di lavoro dell’epoca. Allora era un uomo nel pieno delle facoltà fisiche, sebbene maturo avendo all’incirca trentanni. Ora si sentiva vecchio, anche se il suo corpo era ancora forte e muscoloso. Infatti non erano tanto le condizioni fisiche a gravare su di lui, bensì i dolori che avevano sconvolto la sua esistenza. La sua vita era stata serena se non addirittura felice per lungo tempo, ma negli ultimi anni la fortuna che l’aveva contraddistinta sembrava essersi esaurita.
Per rincuorarsi prese da una tasca interna della giacca la lettera che l’aveva spinto ad attraversare per la seconda volta l’Oceano Indiano e la rilesse avidamente.