Tavajigen ha scritto:
Inshallah: 7,5 + premio della critica
Argomento molto difficile (si rischia di cadere nello scontato), ma racconto solido, che si regge su un’ottima preparazione. Ben scritto, con azione intervallata a flashback, che preferisco sempre perché non annoia. Personaggi ben caratterizzati.
Scorre così bene da risultare quasi troppo stretto, tagliuzzato, cioè meriterebbe più caratteri. Un bravo all’autore!
Grazie, davvero un bel commento. Sì, penso anch'io che potrebbe meritare uno sviluppo magiore, ma devo anche dire che mi è venuto abbastanza così già dalla prima versione, con pochi tagli o aggiustamenti. Grazie davvero.
marcoslug ha scritto:
Inshallah
Racconto solidissimo, ben scritto e che ha anche il pregio di ricreare una precisa ambientazione, con dovizia di particolari e ottima immaginazione. Se devo dire un piccolissimo difetto a livello di narrazione, proprio una sfumatura, l'inizio della missione terrorista è a mio avviso introdotto un po' in sordina (in un paragrafo, quello che comincia con “Chi aveva profanato il corpo di chi?”, che inizia parlando di altro), mentre sarebbe stato più di effetto uno stacco più netto. Inoltre trovo che se l'elemento acqua avesse avuto una chiave di lettura ulteriore, più metaforica/poetica diciamo, invece di essere un qualcosa di “materiale” che ricorre come contorno alle vicende, il racconto avrebbe potuto guadagnare quel tantino in più da raggiungere l'eccellenza. (O magari ce l'ha questa chiave di lettura, ma forse non è del tutto esplicitata...)
Fondamentalmente è un racconto sulla scelta, volontaria o involontaria che sia. Mi servivano quindi degli elementi materiali, interiorizzati e rielaborati dal protagonista, ma non avevo lo spazio per descrivere il processo mentale interiore. Ho scelto qualcosa di più semplice ma di forte impatto, in modo da rafforzare e spiegare il finale. Da tempo meditavo di scrivere un racconto su queste tematiche, ma mi mancava proprio l'elemento materiale, per riuscire ad evadere dal pericolo "demagogia", mito del "buon selvaggio", luogo comune del "è solo colpa della società". Volevo scrivere qualcosa di umano e umanistico e penso di esserci riuscito, senza inutili concioni sociali.
In ogni caso ti ringrazio molto! Anche per il premio della critica.
steve_vai_it ha scritto:
Inshallah: 6.5 + PC
Un bel racconto, dove l'autore è riuscito a riportare la tematica dell'acqua più volte al centro dello scritto, sempre in maniera "differente". E' un dettaglio che ho molto apprezzato. Un'altra cosa che ho particolarmente apprezzato è stata la caratterizzazione, seppure superficiale (ricordiamoci sempre che siamo in un limitatissimo numero di caratteri) di quasi ogni personaggio incontrato nel corso della storia.
Ciò che non mi è piaciuto è stato il finale, probabilmente troppo scontato ed il fatto che, per miei gusti personali, il racconto probabilmente non mi ha mai avvolto anche se a tratti ci è andato vicino.
PS.: Non sono un chimico ma come può una borraccia avvelenare un intero bacino idrico? Non lo chiedo ironicamente, sono serio
Mah, sulla caratterizzazione dei personaggi non sono d'accordo: seppure in breve penso di aver reso molto bene Talal, ma ovviamente è un parere mio e accetto la tua critica. Il finale è scontato è vero, allo stesso tempo penso che sia inevitabilmente scontato, alla luce di quello che racconto. E' vero, l'acqua torna più volte e quello è stato uno dei miei sforzi principali, quello di riproporla in modo da non essere soltanto un pretesto, ma un qualcosa di davvero fondamentale per il personaggio, di determinante.
Riguardo al veleno, tocchi uno dei punti potenzialmente deboli del racconto. All'inizio l'idea era quella di avvelenare l'intero bacino, alla fine ho deciso di avvelenare "solo" l'acqua finita nella chiusa e destinata al kibbutz, una parte relativamente piccola del tutto. Riguardo alla possibilità concreta di riuscita, diciamo che non è impossibile, anche se difficile: oggi, grazie a sintesi e concentrazione dei principi attivi è possibile. Certo, non si potrebbero stendere chissà quante persone, ma un numero ristretto di vittime avrebbe potuto esserci. In ogni caso parlo di tanica e non di borraccia (ho provato a infilare una tanica da cinque litri nel mio zaino da escursione e vi è stata comodamente), con quella sarebbe stato davvero impossibile arrivare a una concentrazione accettabile, diciamo così, per un attentato.
Sono contento di essere risultato credibile sull'altro punto debole del racconto, ovvero il tempo in cui il terrorista rimane allo scoperto in cima alla diga. Ecco, nell'oggi (visto il riferimento all'inizio, siamo comunque dopo l'11 settembre) quel tempo sarebbe probabilmente impossibile da avere: il governo israeliano è uno dei principali acquirenti di droni da difesa oltre che da attacco, e molto probabilmente Talal sarebbe stato avvistato (quegli oggetti sono tutti muniti di telecamera) prima rispetto a quello che racconto. Sono riuscito ad essere efficace e credibile, anche se probabilmente ho perpetrato una piccola "truffa".
gensi ha scritto:
Inshallah:non mi ha convinto fino in fondo. Nella prima parte il fare riferimenti così precisi a culture così complesse e distanti sembra quasi più l'esercizio dello scolaro che ha fatto la ricerca piuttosto che un vero spirito di condivisione affinché il lettore si addentri nella scrittura.
Finisce così che il resto della storia, da quando si incontra con la cugina fino alla fine, diventa un concentrato di così tante cose che mi è stato difficile da interpretare. Da un lato mi è piaciuto il ritmo impresso senza più troppi arzigogoli dall'altro però mi ha lasciato le perplessità accennate all'inizio.
È una storia che vorrei rileggere? A questa domanda mi viene da rispondere di no, purtroppo per l'autore.
Sicuramente apprezzabile lo stile così come la voglia di dare un inizio ed una fine certi. Questo è altamente positivo visto il tipo di racconto.
Però mi è mancato il coinvolgimento e mi tocca mio malgrado rimarcarlo.
6,5 + p.c.
Beh, onestamente sono sorpreso in parte da questo commento. Mi aspettavo di essere considerato più un "professorino", che uno scolaro, e un professorino a "tesi", che in teoria sono quelli più antipatici. C'è ricerca? Certo, ma è la ricerca di molti anni, tempo in cui mi sono interessato e ho cercato di capire la situazione di una terra che in realtà è molto più vicina di quanto non si pensi e dove le responsabilità dell'Occidente sono evidenti se non addirittura macroscopiche. Comunque, al di là delle mie opinioni personali, evidentemente risibili come quelle di chiunque, su temi così complessi, so di aver scritto un racconto molto compresso. Sono però stato attento, o almeno ho provato ad esserlo (tu non ne sei convinto, porca paletta), a creare dei macro eventi, ulteriormente riempiti è vero da micro eventi, ma alla fine le cose da ricordare non sono poi davvero molte, cioè le cose davvero importanti e non solo quelle che rendono questo racconto narrativa e non altro.
Riguardo all'analisi stilistica, ti ringrazio moltissimo: è venuto giù sulla carta (ehm, sulla tastiera), praticamente così com è. Ci stavo pensando da tempo, come ho scritto a Marco, ma alla fine il link con l'acqua mi ha permesso di svilupparlo in maniera coerente. Grazie!