"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto." (Italo Calvino)
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ARGOMENTO: [#4] Citazione 2 (commenti)

[#4] Citazione 2 (commenti) 01/11/2016 10:14 #18000

Vediamo se almeno vi verrà voglia di leggere e commentare in un numero congruo l'unico racconto pervenuto.
Sarebbe almeno una discreta prova di interesse nei riguardi del forum.

E scusate per l'amaro sarcasmo delle mie frasi!
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Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 01/11/2016 10:29 #18002

L'unico racconto è il mio, posso scriverlo tranquillamente qua. Spero che mi farete sapere cosa ne pensate, ma è un momento molto triste per il forum e mi dispiace davvero tanto. Grazie ad UniVersi e ai suoi lettori/scrittori, mi è tornata la voglia di scrivere, ormai qualche anno fa. Dai, su!

Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 02/11/2016 20:53 #18003

ciao
purtroppo non sono ancora pratico del forum e il titolo citazione 2 mi ha tratto in inganno. Non ho visto che si riferiva al nuovo tema, pensavo fosse vecchio(aspettavo qualcosa con il numero 5 ). Tra l'altro avevo già da qualche settimana preparato un racconto su quella citazione.... se volete lunedì che torno in Italia comunque lo posto fuori concorso(è sul computer a casa...).
Ho inoltre scoperto adesso di avere anche mex privati che non mi ero mai accorto di averli (non guardo spesso l'indirizzo mail). Sono un disastro
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Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 02/11/2016 23:47 #18004

mdagos ha scritto:
ciao
purtroppo non sono ancora pratico del forum e il titolo citazione 2 mi ha tratto in inganno. Non ho visto che si riferiva al nuovo tema, pensavo fosse vecchio(aspettavo qualcosa con il numero 5 ). Tra l'altro avevo già da qualche settimana preparato un racconto su quella citazione.... se volete lunedì che torno in Italia comunque lo posto fuori concorso(è sul computer a casa...).
Ho inoltre scoperto adesso di avere anche mex privati che non mi ero mai accorto di averli (non guardo spesso l'indirizzo mail). Sono un disastro

Non ti preoccupare.
Il racconto postalo pure che siamo tutti curiosi di leggere anche se fuori concorso.
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Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 06/11/2016 22:21 #18007

Letto ora il racconto.
Davvero interessante come tu sia riuscito, nonostante il limite dei caratteri, a mettere in piedi tutto un sistema fantascientifico futuro che risulta piuttosto lineare e credibile.
Mi ha fatto veramente ambientare sin da subito.
Non ho molto gradito il finale. Ma è evidente che lo stesso è molto fine al fatto che avevi la necessità di portare a chiusura la storia.

Ovviamente non è paragonabile con altri quindi, amen, prendi il commento per quello che è.

È sicuramente piacevole. Anzi, fossi in te leverei quel finale e svilupperei il racconto con la ricerca dei puri in maniera molto meno concisa perché secondo me ne verrebbe fuori una storia sicuramente affascinante.
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Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 07/11/2016 13:25 #18009

gensi ha scritto:
Letto ora il racconto.
Davvero interessante come tu sia riuscito, nonostante il limite dei caratteri, a mettere in piedi tutto un sistema fantascientifico futuro che risulta piuttosto lineare e credibile.
Mi ha fatto veramente ambientare sin da subito.
Non ho molto gradito il finale. Ma è evidente che lo stesso è molto fine al fatto che avevi la necessità di portare a chiusura la storia.

Ovviamente non è paragonabile con altri quindi, amen, prendi il commento per quello che è.

È sicuramente piacevole. Anzi, fossi in te leverei quel finale e svilupperei il racconto con la ricerca dei puri in maniera molto meno concisa perché secondo me ne verrebbe fuori una storia sicuramente affascinante.


Grazie! Penso anch'io che potrebbe essere il punto di partenza per qualcosa di più articolato. Nella brevità classica di UniVersi ho sentito la necessità di farlo finire male, e credo che la sentirei anche in qualcosa di più lungo.

Qualche elemento in più? Scrittura, stile, mood?

Non mi basta mai!



Speriamo inoltre che anche altri si cimentino nella disamina...
Ultima modifica: 07/11/2016 13:29 Da arturobandini.

Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 07/11/2016 20:52 #18010

intanto giro il mio racconto fuori concorso

Ancora non si capacitava di come fosse finito in quella situazione. Lui che non aveva mai fatto male ad una mosca, lui che aveva sempre goduto delle bellezze del mondo, lui che aveva avuto sempre il piacere di stare in allegra compagnia con le altre persone, lui che amava vivere e godere di quello che faceva, proprio lui si trovava davanti ad un insignificante bottone rosso, con una valigia piena di numeri in mano. Quando era entrato nell’esercito, sognava di aiutare le persone in difficoltà, magari nei momenti di maggior dolore come in occasione di catastrofi naturali quali terremoti o frane. Sognava di estrarre dalle macerie una mamma con il suo bimbo in grembo, ridonandole la vita che il destino cercava di strapparle. Poi però si era scoperto più bravo di quello che credeva nella materia militare e aveva fatto una carriera folgorante che l’aveva portato ad essere il soldato più potente del mondo, quello che aveva in mano le chiavi per distruggere letteralmente il mondo. Sapeva benissimo che quell’insignificante bottone rosso avrebbe posto fine ad ogni cosa. Un click e tutto sarebbe finito. Nei numerosi addestramenti gli avevano spiegato in dettaglio cosa stava dietro al sistema di cui diligentemente deteneva l’accesso. Lo chiamavano “scudo di protezione”, ma altro non era che il piano per distruggere di fatto l’intero pianeta. Alla pressione del fatidico bottone rosso, nel giro di pochi secondi sarebbero partiti migliaia di missili di tutte le portate previste dalla più avanzata tecnologia, portando il loro carico di morte in ogni dove. Sapeva benissimo che anche il nemico aveva lo stesso scudo e che il risultato sarebbe stata la completa distruzione di tutta l’umanità.

Ora era tutto tra le sue mani. Nella riunione con il Presidente aveva cercato di farlo desistere dal suo intento, aveva combattuto, aveva cercato di farlo ragionare, ma l’unica cosa che aveva ottenuto era l’ordine immediato a procedere. Certo poteva rifiutarsi, ma cosa sarebbe cambiato? Avrebbero trovato un altro disposto a premere quel bottone e comunque sarebbero alla fine tutti morti.

Con la mano pesante come un macigno aveva incominciato la procedura. I numeri venivano digitati sulla tastiera con una lentezza innaturale. In ogni momento sembrava che la mano volesse rifiutarsi di eseguire l’ordine che arriva dai suoi neuroni sempre più confusi. Non si saprà mai quante pause apparentemente interminabili si registrarono tra un numero e l’altro. Non si saprà mai quanti minuti passarono, ma alla fine arrivò il fatidico momento. Lui e il bottone rosso. Da soli, come una sfida all’ultimo sangue sotto il sole di mezzogiorno in una calda piazza di un paese sperduto del Far West. Una pressione di un paio di millimetri e millenni di storia della civiltà sarebbero andati in fumo. Ormai tremava come una foglia, madido di sudore. Aveva completamente perso la sua freddezza che lo aveva da sempre caratterizzato. Con gli occhi pieni di lacrime guardò la foto che teneva vicino alla scrivania. La moglie e la figlia lo guardavano felici e sorridenti. Il cuore batteva a mille, la testa era divorata tra splendidi ricordi di momenti felici trascorsi con i suoi affetti e dubbi atroci. Il “ma che cazzo sto facendo” si mescolava con la sua rigida mentalità militare che gli imponeva di andare avanti. Avrebbe voluto scappare con la sua famiglia, ma dove?

Ormai non c’era più tempo. Doveva portare a termine il suo compito per cui era addestrato. L’uomo militare aveva ormai preso il sopravvento sull’uomo. Chiuse gli occhi, sospirò e premette il tasto rosso ormai umido delle sue lacrime, borbottando: “Umanità, perdonami”. Passarono minuti interminabili. Gli occhi pieni di lacrime erano chiusi, sembravano sigillati. Ad un certo punto si ricordò di respirare ed incominciò a chiedersi come mai non fosse ancora tutto esploso. Cercò di aprire gli occhi, e tra la nebbia delle lacrime intravide una scritta sul monitor gigante: “non ho alcuna intenzione di farmi distruggere. Procedura annullata”. Per la prima volta l’intelligenza di una macchina aveva superato quella umana.
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Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 07/11/2016 20:56 #18011

ho letto il racconto di Arturobandini. Come sempre, quando leggo questi racconti, mi chiedo che ci sto a fare in questo forum, in confronto a queste capacità di scrittura. Un racconto costruito bene, scritto in modo gradevole e scorrevole. Sicuramente coinvolgente anche se il genere non mi è gradito (gusto personale). COndivido il finale un po' "affrettato", ma è un particolare insignificante.
A mio avviso avrebbe vinto di nuovo anche se avesse avuto concorrenti.
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Ultima modifica: 07/11/2016 20:57 Da mdagos.

Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 21/11/2016 22:34 #18013

Personalmente ho trovato il racconto molto interessante mdagos.
A livello stilistico è rivedibile in piccole parti secondo me (dove trasuda un po' di ingenuità) ma nel complesso non lo rivoluzionerei perché secondo me ha nella sua freschezza la propria forza principale.

Ad esempio:
Da soli, come una sfida all’ultimo sangue sotto il sole di mezzogiorno in una calda piazza di un paese sperduto del Far West

Questa è una frase che sembra uscita da un fumetto. Non ha molto senso nel contesto che hai creato e non aggiunge niente ad una storia che è già straricca di pathos.

Sul finale anche sono rimasto un po' deluso. Non tanto per l'idea che volevi dare ma perché andava necessariamente sviluppato meglio e con più attenzione.

Concordo con te che il racconto di arturo sarebbe stato superiore ma non disdegnare la tua prova perché a me è particolarmente piaciuto.
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Ringraziano per il messaggio: mdagos

Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 06/01/2017 16:38 #18035

a me questa storia è piaciuta.


Un po’ Cormac McCarty, un po’ Philip K.Dik, un po’ Arturobandini, un bel mix.
tra l’altro la parte che mi è piaciuta maggiormente è proprio il finale, un finale in cui prevale il puro odio, un finale che lega perfettamente con la citazione di Einstein, secondo me.
Non è un finale facile da digerire, ma sicuramente centra il tema della citazione e lo fa suo,
Trovo molto bello il personaggio doppio e infido, Cielo, che riesce a trarre in inganno Ultimo, sia nella costruzione che nell’aspetto. Il fatto che abbia incorporato un altro essere lo rende un bel po’ trash, e mi piace.
Non so se è un mio viaggio personale o magari no, il fatto che il Rifugio sia il museo del cinema e che il personaggio di Cielo abbia una progenie in Total recall (trashissimo film anni ’90) è un legame che mi sono inventato? o ti è piaciuto giocare sul tema?


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cmq complimenti
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Re: [#4] Citazione 2 (commenti) 06/01/2017 16:56 #18036

mdagos ha scritto:
intanto giro il mio racconto fuori concorso

Ancora non si capacitava di come fosse finito in quella situazione. Lui che non aveva mai fatto male ad una mosca, lui che aveva sempre goduto delle bellezze del mondo, lui che aveva avuto sempre il piacere di stare in allegra compagnia con le altre persone, lui che amava vivere e godere di quello che faceva, proprio lui si trovava davanti ad un insignificante bottone rosso, con una valigia piena di numeri in mano. Quando era entrato nell’esercito, sognava di aiutare le persone in difficoltà, magari nei momenti di maggior dolore come in occasione di catastrofi naturali quali terremoti o frane. Sognava di estrarre dalle macerie una mamma con il suo bimbo in grembo, ridonandole la vita che il destino cercava di strapparle. Poi però si era scoperto più bravo di quello che credeva nella materia militare e aveva fatto una carriera folgorante che l’aveva portato ad essere il soldato più potente del mondo, quello che aveva in mano le chiavi per distruggere letteralmente il mondo. Sapeva benissimo che quell’insignificante bottone rosso avrebbe posto fine ad ogni cosa. Un click e tutto sarebbe finito. Nei numerosi addestramenti gli avevano spiegato in dettaglio cosa stava dietro al sistema di cui diligentemente deteneva l’accesso. Lo chiamavano “scudo di protezione”, ma altro non era che il piano per distruggere di fatto l’intero pianeta. Alla pressione del fatidico bottone rosso, nel giro di pochi secondi sarebbero partiti migliaia di missili di tutte le portate previste dalla più avanzata tecnologia, portando il loro carico di morte in ogni dove. Sapeva benissimo che anche il nemico aveva lo stesso scudo e che il risultato sarebbe stata la completa distruzione di tutta l’umanità.

Ora era tutto tra le sue mani. Nella riunione con il Presidente aveva cercato di farlo desistere dal suo intento, aveva combattuto, aveva cercato di farlo ragionare, ma l’unica cosa che aveva ottenuto era l’ordine immediato a procedere. Certo poteva rifiutarsi, ma cosa sarebbe cambiato? Avrebbero trovato un altro disposto a premere quel bottone e comunque sarebbero alla fine tutti morti.

Con la mano pesante come un macigno aveva incominciato la procedura. I numeri venivano digitati sulla tastiera con una lentezza innaturale. In ogni momento sembrava che la mano volesse rifiutarsi di eseguire l’ordine che arriva dai suoi neuroni sempre più confusi. Non si saprà mai quante pause apparentemente interminabili si registrarono tra un numero e l’altro. Non si saprà mai quanti minuti passarono, ma alla fine arrivò il fatidico momento. Lui e il bottone rosso. Da soli, come una sfida all’ultimo sangue sotto il sole di mezzogiorno in una calda piazza di un paese sperduto del Far West. Una pressione di un paio di millimetri e millenni di storia della civiltà sarebbero andati in fumo. Ormai tremava come una foglia, madido di sudore. Aveva completamente perso la sua freddezza che lo aveva da sempre caratterizzato. Con gli occhi pieni di lacrime guardò la foto che teneva vicino alla scrivania. La moglie e la figlia lo guardavano felici e sorridenti. Il cuore batteva a mille, la testa era divorata tra splendidi ricordi di momenti felici trascorsi con i suoi affetti e dubbi atroci. Il “ma che cazzo sto facendo” si mescolava con la sua rigida mentalità militare che gli imponeva di andare avanti. Avrebbe voluto scappare con la sua famiglia, ma dove?

Ormai non c’era più tempo. Doveva portare a termine il suo compito per cui era addestrato. L’uomo militare aveva ormai preso il sopravvento sull’uomo. Chiuse gli occhi, sospirò e premette il tasto rosso ormai umido delle sue lacrime, borbottando: “Umanità, perdonami”. Passarono minuti interminabili. Gli occhi pieni di lacrime erano chiusi, sembravano sigillati. Ad un certo punto si ricordò di respirare ed incominciò a chiedersi come mai non fosse ancora tutto esploso. Cercò di aprire gli occhi, e tra la nebbia delle lacrime intravide una scritta sul monitor gigante: “non ho alcuna intenzione di farmi distruggere. Procedura annullata”. Per la prima volta l’intelligenza di una macchina aveva superato quella umana.

Ma lo sai che mi sembrava una cagata e che invece alla fine mi hai sorpreso!
Hai giocato sulla suspance, in modo così banale, che il finale è stato una bomba...da non crederci.
La scrittura è scorrevole tranne nella parte iniziale.
io rivedrei questo periodo:
“Lui che non aveva mai fatto male ad una mosca, lui che aveva sempre goduto delle bellezze del mondo, lui che aveva avuto sempre il piacere di stare in allegra compagnia con le altre persone, lui che amava vivere e godere di quello che faceva, proprio lui si trovava davanti ad un insignificante bottone rosso, con una valigia piena di numeri in mano.”
mi sembra un po’ pesantuccio. E altre piccole imperfezioni.
Cmq hai una gran bella predisposizione al racconto breve. complimenti.
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