mdagos ha scritto:
intanto giro il mio racconto fuori concorso
Ancora non si capacitava di come fosse finito in quella situazione. Lui che non aveva mai fatto male ad una mosca, lui che aveva sempre goduto delle bellezze del mondo, lui che aveva avuto sempre il piacere di stare in allegra compagnia con le altre persone, lui che amava vivere e godere di quello che faceva, proprio lui si trovava davanti ad un insignificante bottone rosso, con una valigia piena di numeri in mano. Quando era entrato nell’esercito, sognava di aiutare le persone in difficoltà, magari nei momenti di maggior dolore come in occasione di catastrofi naturali quali terremoti o frane. Sognava di estrarre dalle macerie una mamma con il suo bimbo in grembo, ridonandole la vita che il destino cercava di strapparle. Poi però si era scoperto più bravo di quello che credeva nella materia militare e aveva fatto una carriera folgorante che l’aveva portato ad essere il soldato più potente del mondo, quello che aveva in mano le chiavi per distruggere letteralmente il mondo. Sapeva benissimo che quell’insignificante bottone rosso avrebbe posto fine ad ogni cosa. Un click e tutto sarebbe finito. Nei numerosi addestramenti gli avevano spiegato in dettaglio cosa stava dietro al sistema di cui diligentemente deteneva l’accesso. Lo chiamavano “scudo di protezione”, ma altro non era che il piano per distruggere di fatto l’intero pianeta. Alla pressione del fatidico bottone rosso, nel giro di pochi secondi sarebbero partiti migliaia di missili di tutte le portate previste dalla più avanzata tecnologia, portando il loro carico di morte in ogni dove. Sapeva benissimo che anche il nemico aveva lo stesso scudo e che il risultato sarebbe stata la completa distruzione di tutta l’umanità.
Ora era tutto tra le sue mani. Nella riunione con il Presidente aveva cercato di farlo desistere dal suo intento, aveva combattuto, aveva cercato di farlo ragionare, ma l’unica cosa che aveva ottenuto era l’ordine immediato a procedere. Certo poteva rifiutarsi, ma cosa sarebbe cambiato? Avrebbero trovato un altro disposto a premere quel bottone e comunque sarebbero alla fine tutti morti.
Con la mano pesante come un macigno aveva incominciato la procedura. I numeri venivano digitati sulla tastiera con una lentezza innaturale. In ogni momento sembrava che la mano volesse rifiutarsi di eseguire l’ordine che arriva dai suoi neuroni sempre più confusi. Non si saprà mai quante pause apparentemente interminabili si registrarono tra un numero e l’altro. Non si saprà mai quanti minuti passarono, ma alla fine arrivò il fatidico momento. Lui e il bottone rosso. Da soli, come una sfida all’ultimo sangue sotto il sole di mezzogiorno in una calda piazza di un paese sperduto del Far West. Una pressione di un paio di millimetri e millenni di storia della civiltà sarebbero andati in fumo. Ormai tremava come una foglia, madido di sudore. Aveva completamente perso la sua freddezza che lo aveva da sempre caratterizzato. Con gli occhi pieni di lacrime guardò la foto che teneva vicino alla scrivania. La moglie e la figlia lo guardavano felici e sorridenti. Il cuore batteva a mille, la testa era divorata tra splendidi ricordi di momenti felici trascorsi con i suoi affetti e dubbi atroci. Il “ma che cazzo sto facendo” si mescolava con la sua rigida mentalità militare che gli imponeva di andare avanti. Avrebbe voluto scappare con la sua famiglia, ma dove?
Ormai non c’era più tempo. Doveva portare a termine il suo compito per cui era addestrato. L’uomo militare aveva ormai preso il sopravvento sull’uomo. Chiuse gli occhi, sospirò e premette il tasto rosso ormai umido delle sue lacrime, borbottando: “Umanità, perdonami”. Passarono minuti interminabili. Gli occhi pieni di lacrime erano chiusi, sembravano sigillati. Ad un certo punto si ricordò di respirare ed incominciò a chiedersi come mai non fosse ancora tutto esploso. Cercò di aprire gli occhi, e tra la nebbia delle lacrime intravide una scritta sul monitor gigante: “non ho alcuna intenzione di farmi distruggere. Procedura annullata”. Per la prima volta l’intelligenza di una macchina aveva superato quella umana.
Ma lo sai che mi sembrava una cagata e che invece alla fine mi hai sorpreso!
Hai giocato sulla suspance, in modo così banale, che il finale è stato una bomba...da non crederci.
La scrittura è scorrevole tranne nella parte iniziale.
io rivedrei questo periodo:
“Lui che non aveva mai fatto male ad una mosca, lui che aveva sempre goduto delle bellezze del mondo, lui che aveva avuto sempre il piacere di stare in allegra compagnia con le altre persone, lui che amava vivere e godere di quello che faceva, proprio lui si trovava davanti ad un insignificante bottone rosso, con una valigia piena di numeri in mano.”
mi sembra un po’ pesantuccio. E altre piccole imperfezioni.
Cmq hai una gran bella predisposizione al racconto breve. complimenti.