Eccomi qui! L'acerrimo nemico del limite di lunghezza! Per coerenza vi regalo una bella trattazione-romanzo!
1. Il problema lunghezza: vantaggio o svantaggio?
Prima di tutto devo dissentire con chi considera un vantaggio la maggiore lunghezza. Non lo è: è un'arma a doppio taglio, una scelta.
Poniamo che questo limite non esista. Io sono un lettore. Nel momento in cui leggo un racconto, dopo un po' di righe potrei trovarmi incredibilmente coinvolto nella narrazione e divorarmi il resto, senza far caso alla lunghezza, in poche righe. Magari saranno state proprio quelle parole in più qua e là, che l'autore ha deciso di non limare, a dare quel tocco coinvolgente in più al tutto, e la mia opinione finale sarà favorevolissima (e non avrò perso troppo tempo nella lettura, perchè se si legge con piacere si legge in fretta). Al contrario, se avesse deciso di limare, il racconto avrebbe avuto un'architettura traballante, non mi avrebbe coinvolto, magari persino annoiato: avrei impiegato molto più tempo per leggerlo, come se il racconto fosse stato lungo il doppio (rendendo assolutamente controproducente la limatura effettuata) e alla fine l'avrei bocciato.
Allo stesso modo può capitare che dopo un po' di righe io sia profondamente annoiato dallo stile dell'autore e dalla storia. In questo caso probabilmente mi verrebbe la tentazione di scorrere in basso col mouse e verificare quanto è lunga la brodaglia. Se sarà breve, mi farò forza e andrò avanti, magari anche rivalutando leggermente il tutto lungo il percorso ed evitando la stroncatura. Se sarà un romanzo, sarò profondamente irritato e inizierò a leggere velocemente e svogliatamente, per arrivare alla fine il prima possibile. Non solo lo scrittore prolisso si beccherà una sonora bocciatura, ma si sarà anche guadagnato una lettura superficiale e quindi un giudizio forse impietoso della sua creatura. Ma se lo sarà meritato, perchè non ha saputo scegliere la lunghezza adatta alla sua storia.
Con questo esempio vorrei rimarcare il fatto che non solo una lunghezza inferiore non è sinonimo di una maggiore velocità di lettura, ma che il prendersi più o meno righe è una scelta che permane anche se aumentiamo o eliminiamo il limite, ed è una scelta niente affatto scontata. Anche qui sta la bravura nello scrittore che, come in tutte le opere di creazione, deve saper decidere il giusto spazio per la sua creatura. Con queste lunghezze miserrime (perchè 8000 caratteri è una lunghezza miserrima) eliminiamo un parametro importante.
Permettetemi anche un esempio più concreto, sempre riguardo questo tema: ci sono racconti che richiedono più spazio e altri che ne richiedono di meno.
Prendiamo un racconto di Kikini. Come sapete il nostro amico ha una scrittura abbastanza ricercata, descrittiva e a volte pesante e di difficile lettura. Ciò nonostante, in racconti molto brevi, questa sua scrittura può non risultare di così difficile digestione e può dare vita a vere e proprie perle artistiche: molte volte mi pare sia stato apprezzato nel premio critica. Ma se dovesse scrivere racconti di 15000 caratteri, li reggeremmo?
Prendiamo invece un racconto di Acciaio. È da poco qui, ma si è distinto subito per il suo stile molto leggero e scorrevole basato in larghissima misura sui discorsi diretti. Il discorso diretto risente molto di questo problema: consuma un sacco di caratteri ma, alla lettura, il suo "peso" in termini di tempo e difficoltà non è neanche un decimo di quello di una descrizione aulica, nè fa proseguire molto in là le vicende. Acciaio ha molto risentito del limite di caratteri, che lo ha costretto a storie esageratamente veloci e didascaliche che ne hanno impoverito notevolmente i contenuti. Con più caratteri a disposizione probabilmente tirerebbe fuori racconti ben più gradevoli alla lettura, ma niente affatto più "lunghi" da leggere. Un caso in cui la lunghezza maggiore fa guadagnare in tutti i sensi.
Spero di aver reso abbastanza bene quello che intendo dire.
2. Lunghezza e voti
Ci sarebbe un'altra questione. Il problema della lunghezza è strettamente collegato al problema dei voti sotto molteplici punti di vista e non può essere affrontato singolarmente.
1) Il problema votanti
Prima di tutto c'è un problema attitudinale da parte di molti di noi. C'è l'abitudine imho un po' autolesionista e controproducente, di aspettare la fine dei concorsi per spararsi il malloppone di racconti. Se si sa di avere sufficiente tempo a disposizione si può anche farlo, ma non sarebbe molto più proficuo, per chi sa di non poter dedicare due settimane a dieci racconti di fila, leggerseli pian piano finchè vengono pubblicati? Prendersi un appunto e dare un voto provvisorio e alla fine, al massimo, dare una rilettura rapidissima e generale? Riempirebbe anche i lunghi tempi morti fra l'inizio e la conclusione di un concorso.
2) Il problema tempo
Anche per ridurre i suddetti tempi morti, c'è sempre stata insofferenza ad allungare i tempi delle votazioni, che si vorrebbe chiuse in massimo due settimane. Personalmente, se questo ci permettesse di allungare la lunghezza dei racconti (e quindi imho anche la qualità, in certi casi), sacrificherei volentieri un po' di ritmo allungando le votazioni.
Ad ogni modo potrebbe non essere più un problema se vi dovesse piacere la mia idea di far "figliare" UniVersi:
IDEUZZA
Comunque il problema nasce principalmente dagli autori che, oltre a dover dedicare tempo alla scrittura, sono anche obbligati dal sistema di voto a partecipare alle votazioni. Trovare una soluzione al caso dell'autore che partecipa, ma all'ultimo non riesce a votare, potrebbe aiutare a risolvere il problema. Il problema lunghezza è sentito più che altro da chi si trova a dover votare così controvoglia (e contro le proprie possibilità soprattutto).
3) Il problema penalità
Questo è un problema grosso, parallelo a quello del premio critica. Una penalità fissa in termini numerici non funziona bene nel nostro sistema di voti. Soprattutto in virtù del numero di partecipanti e votanti ad ogni singolo concorso, ci possono essere classifiche molto strette o molto larghe: 5 punti possono non significare nulla in un concorso e relegare un ottimo racconto all'ultimo posto in un altro. Se si vuole mantenere a tutti i costi la penalità per chi sfora, bisognerebbe perlomeno pensare a una formula basata sulla media voti e sul numero di partecipanti e limitare, per quanto possibile, una penalità che non ha mai, e forse non avrà mai, un peso costante.
3. Osservazioni sul concetto di "racconto breve" e conclusioni
Mi permetto un'ultima osservazione su quello che finora abbiamo considerato il limite di caratteri per il racconto breve. Premetto che anch'io sono più che favorevole alla formula racconto e nel momento in cui mi troverò il mattone da 50000 caratteri non avrò alcuna remora a stroncarlo a prescindere; e l'autore se lo sarà meritato indipendentemente dai contenuti.
Però rendiamoci conto che 8000 caratteri stanno strettissimi anche alla formula racconto.
Basta fare un giro per la rete alla ricerca di concorsi dedicati ai racconti brevi e molto difficilmente troveremo limiti così stretti (in genere non si scende mai sotto i 15000).
Se andiamo a prendere qualche racconto d'autore fra i più celebri, quasi mai ne troveremo di così corti, a parte qualche rara eccezione come "Sentinella", che però trae forza proprio dall'estrema brevità.
Ricordiamoci come questi 8000 caratteri sono nati: è una scelta dettata principalmente dai limiti della conference di Hattrick; ora che abbiamo un forum decente potremmo anche pensare di liberarcene. Secondo me avremmo solo da guadagnarne in termini di qualità e, di conseguenza, in termini di piacere e velocità di lettura (per altro aumentare il limite non significa avere
tutti i racconti molto più lunghi: c'è chi ama essere molto stringato e probabilmente continuerà ad esserlo).
Per quanto mi riguarda io sono per l'eliminazione totale di questo limite, che ci eviterebbe anche il problema penalità e metterebbe ogni scrittore di fronte alle proprie scelte e responsabilità e di fronte all'eventuale e giustificata cattiveria del votante.
Se però proprio non lo si vuole eliminare, perlomeno raddoppiamolo e uniformiamoci a una media caratteri più consona alla lunghezza media di un racconto breve.