"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto." (Italo Calvino)

U4-08: Il mare

"UNA MAREA DI PUNTI DI VISTA" di gensi

C'è una cosa su tutte del mare che adoro. Nessuno riesce a restarne indifferente. Quando compare all'orizzonte, a lato della strada che percorriamo o meglio ancora se si presenta in burrasca attraverso lo scorcio d'uno scostamento di tenda lascia sempre a bocca aperta per qualche istante. 
Per tanti anni, per me, il mare non è stato altro che le vacanze estive al sud Italia. Poco importava se in verità ci proiettavamo verso un paesino sperduto tra i monti del Pollino. Noi dicevamo di andare al mare anche se poi, in un mese, vedevamo la spiaggia si e no quattro volte. Quella spiaggia, quel mare “piccolo” creato da una insenatura tra gli scogli, quell'odore di pasta al forno in macchina e quella cazzo di anguria che sbatteva a destra e sinistra durante il viaggio erano protagonisti indimenticabili del paradiso mio e di mio fratello.


Mio fratello; per 17 anni il mare non è mai esistito senza di lui. Era il nostro momento, il nostro giocare di squadra, il nostro incoraggiarci l'uno con l'altro nell'imparare a nuotare nonostante i nostri genitori ammollassero la loro routine sempre con una ciambella gonfiabile intorno alla vita. Pur non divenendo mai provetti nuotatori riuscimmo nell'impresa. 

Poco tempo dopo, il mare, si trasformò. Non che abbia avuto chissà quali esperienze amorose. Ma sia quella più importante che l'altra, durata poco più d'una estate, avevano come protagoniste ragazze nate e cresciute in paesi di mare. Stessa regione d'Italia seppur ai confini estremi. Con loro e grazie a loro che ho davvero apprezzato la forza del mare. Non appena mi azzardavo a portarle via, in gita verso le mie origini, il loro volto cambiava espressione. Appena imboccata la rampa che portava al nord e che nascondeva il mare dietro le spalle, un velo di tristezza calava sul loro viso. Una sorta di brasiliana nostalgia. Il sorriso tornava soltanto quando a pochi chilometri dalla prima città di mare, lungo il tragitto del ritorno, uno scorcio blu intenso squarciava prepotentemente il cielo. Quella sadica coltellata del mare rallegrava fin nel profondo l'anima della compagna di viaggio.

Il mio mare, invece, è un'altra storia. M'ha adottato da quasi dieci anni e per capirne davvero l'essenza e che traccia ti lascia dentro bisogna provare a stare lontano. 
Ma non per scelta. Per un esilio forzato dovuto alle situazioni reali che sono sempre complesse e difficili da spiegare. 
Quello che è facile da spiegare, però, sono le sensazioni. C'è stato un giorno, non più di tre settimane fa, che ho davvero sentito la mancanza del mare. Non m'è mai capitato in maniera così forte. Neanche con la mia compagna di sempre men che meno con i miei genitori. Con le persone è diverso. Forse era proprio la tristezza d'aver salutato la mia compagna di sempre in visita ad aver giocato questo brutto tiro. Resta il fatto che senza un vero motivo, senza una vera meta, mi son fatto ingannare da quel cartello “spiaggia d'oro”.
Sapevo perfettamente che oltre quella spiaggia non m'aspettava il mare. Ma mai come quel giorno, la mia testa, aveva bisogno d'illudersi. E per un istante, se non fosse stato per quell'odore così diverso, sembrava davvero funzionare. Il ticchettio della pioggia e l'onda cheta che si ripiegava poco a ridosso del ciottolato sembravano davvero figli del mare che conoscevo. 
Ma era soltanto il lago, illusione e prigione del mio esilio.
Perché il mare, il mio mare, è un luogo dove cerco spesso rifugio quando lo stomaco comincia a ribollire, quando il nervoso e lo stress della vita comune mi assalgono. Prima di gettare la spugna, prima di farmi sconfiggere, prima di perdere la testa chiudo gli occhi e penso al mare. Ma non ad un mare astratto e comune. Penso ad un momento esatto. Un momento idilliaco che ricordo perfettamente. A peso morto, coccolato dal moto tranquillo sopra il fondale dorato d'una spiaggia della Sicilia sud-orientale.
Ricordo in maniera indelebile che in quel momento ho provato una sensazione di benessere paradisiaca. Dentro di me continuavo a dirmi: “ricordati ogni cosa di questo momento, dall'odore al rumore dell'onda, dal colore del sole sulle palpebre chiuse al gusto del sale marino misto a granita alla mandorla sul labbro superiore. Ricordatelo, perché questo sarà il tuo rifugio mentale perfetto...”
Questo è il MIO mare ma, quando sento la semplice parola “mare”, non nego che il primo pensiero è sempre lo stesso. I versi d'una canzone sconosciuta perché scritti da un mio carissimo amico che non ha mai pubblicato niente. Pur non ricordandoli perfettamente a memoria rimango basito da come, ogni volta, la parola “mare” si trasformi in:

Davanti al mare stanno i poeti
perché è più grande di tutta una stanza...

e chissà quante te ne nasconde
magari il sangue degli italiani
sotto il silenzio, sotto le onde

...

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