"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto." (Italo Calvino)

U4-08: Il mare

"UNA MAREA DI PUNTI DI VISTA" di gensi

C'è una cosa su tutte del mare che adoro. Nessuno riesce a restarne indifferente. Quando compare all'orizzonte, a lato della strada che percorriamo o meglio ancora se si presenta in burrasca attraverso lo scorcio d'uno scostamento di tenda lascia sempre a bocca aperta per qualche istante. 
Per tanti anni, per me, il mare non è stato altro che le vacanze estive al sud Italia. Poco importava se in verità ci proiettavamo verso un paesino sperduto tra i monti del Pollino. Noi dicevamo di andare al mare anche se poi, in un mese, vedevamo la spiaggia si e no quattro volte. Quella spiaggia, quel mare “piccolo” creato da una insenatura tra gli scogli, quell'odore di pasta al forno in macchina e quella cazzo di anguria che sbatteva a destra e sinistra durante il viaggio erano protagonisti indimenticabili del paradiso mio e di mio fratello.

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U4-07: Il Crepuscolo degli Dei

"DIALOGO TRA UN FILOSOFO E UN PESCATORE" di Wong Fei Hung

L'uomo camminava mestamente lungo la costa attica, presso Eleusi. Lo sguardo perso e la schiena curva indicavano un animo deluso, pareva uno spettro che s'aggirasse in cerca di qualche vittima da tormentare. La notte stava ancora governando su di un giorno che prometteva cielo limpido e brezza primaverile.
Aveva con sè un sacco vuoto che si trascinava appresso, lasciando una sottile scia sul terreno; le povere vesti mostravano la sua umile condizione.
I pescatori della zona lo guardavano con disinteresse, intenti a preparare le piccole imbarcazioni in tempo per la prima luce del giorno. Ignoravano che quello sconosciuto viandante fosse uno di loro.
Il giovane uomo si dirigeva verso la grande metropoli attica, la dotta e ricca Atene. Da lì avrebbe poi superato il porto del Pireo, per arrivare infine al suo rifugio sulla costa, antistante la piccola isola di Egina. Egli apparteneva alla categoria dei paralii, gli abitanti della costa.

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U4-06: Stella cadente

"DUE BIRRE" di Cichetto

Una volta perso il controllo di una moto probabilmente si sbanda, è difficile poi non subire conseguenze fisiche. Infatti non riusciva più a muoversi. Uno strano torpore lo aveva avvolto, se non sapesse di essere conciato così male, poteva anche dire di sentirsi bene, nessun dolore, che strano! C'era anche altro che aveva già identificato. Quella strana sensazione alla gamba era probabilmente dovuta al sangue che se ne andava via; via da lui per sempre, per rifugiarsi tra l'erba alta di quel campo.

La notte era appena iniziata.
In quella strada molto poco trafficata non sarebbe passato nessuno fino al mattino successivo per vederlo e soccorrerlo, non poteva resistere così a lungo. 
Con il passare dei minuti, i momenti di lucidità si alternavano a pensieri sconclusionati, accettabili in una chiacchiera fra amici al bar ma non ora. Il freddo e soprattutto il vino ancora in circolo annebbiavano maggiormente i suoi pensieri, sempre meno limpidi.

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U4-05: Scavare

"RE CARLO TORNAVA DALLA GUERRA, LO ACCOGLIE LA SUA TERRA, CINGENDOLO D'ALLOR" di Tavajigen

Al ritorno dal conflitto, Re Carlo ebbe una magnifica sorpresa: i suoi sudditi avevano ultimato il suo nuovo castello. Nuovo per modo di dire, perché era stato inaugurato quando ancora il sire era ben lungi dal suo ritorno; quindi il castello mostrava già i primi segni del tempo, l'aria calda e secca di quella regione stava lentamente dando il suo nefasto contributo.
Re Carlo però non badò a tali avversità - i suoi sudditi stavano già celermente provvedendo alle necessarie riparazioni - bensì si magnificò delle alte torri, delle splendide guglie e merli che adornavano le mura, delle bandiere dai molti colori, sventolanti in cima a lunghi pennoni.

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U4-04: L'intruso

"MATTEO E CHIARA" di arturobandini

I
Matteo poggia la testa sulla pancia nuda di Chiara. Sa che è ancora un po' troppo presto perché si possa sentire qualcosa, ma non resiste all'idea. Poco prima hanno fatto l'amore, con dolcezza, visto che Chiara sta avendo una gravidanza non facile. E' una ragazza molto forte, ha continuato a lavorare sodo, come ha sempre fatto, ma le nausee mattutine e la sonnolenza serale stanno limitando la sua vita extra lavorativa. Anzi, anche la loro vita di coppia.
Matteo ricorda benissimo il momento in cui Chiara gli ha detto di essere incinta. Lei è una ragazza molto diretta, non gira mai attorno alle parole, ai discorsi. Gliel'ha detto non appena l'ha saputo, la sera stessa del giorno in cui ha fatto il test di gravidanza.
“Amore, sono incinta”.
Sono parole evidentemente banali, ma nella testa di Matteo hanno risuonato per giorni e giorni come un gong mentale. Non stavano cercando un figlio, non per lo meno con una programmazione serrata. E' venuto così, frutto dell'amore e dell'intimità che tra loro due è davvero molto forte.

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U4-03: La città dei folli

"IL CAMPIONE DI CICLISMO" di Rimbaud

Questa storia racconta di un passato indefinito, di un esperimento che venne condotto in una cittadina nello Stato di Q. e di un campione di ciclismo.
Bisogna sapere che in questo luogo, in seguito a una politica di eccessivo liberalismo (per cui era possibile a ogni abitante scegliere qualsiasi cosa, dalla marca sconosciuta di cetrioli al mercato a strade che portassero ovunque), si ottenne il risultato opposto a quello sperato. L’eccessiva libertà di scelta aveva di fatto privato le persone della possibilità di scegliere effettivamente una cosa piuttosto che un’altra: nessuno era più in grado di scegliere alcuna cosa autonomamente.
Il Dipartimento Delle Profezie venne creato apposta per decidere come si sarebbe svolta la giornata di ogni cittadino, attraverso delle lettere da recapitarsi tutti i giorni a ogni persona e valevoli per un giorno. In queste lettere era contenuta una profezia, che avrebbe indirizzato la vita del destinatario durante tutto l’arco della giornata, decidendo per lui qualsiasi cosa.
Chi effettivamente scrivesse le lettere non si è mai saputo. E non è su questo che verte il cuore della storia.
Storia che ha inizio ora.

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U4-02: Disumano

"IL TROLL" di Maurocap

Buio umido. 
Oscurità unta quasi appiccicosa.
Pochi suoni ovattati: uno smussato brusio di sottofondo interrotto da irregolari ma costanti tonfi sulla volta invisibile. Di tanto in tanto un vecchio cavo elettrico tranciato scoppiettava sprizzando qualche scintilla giallastra che si rifletteva sul rigagnolo a metà galleria.
Qua e là rare zone illuminate, un neon indeciso tra morire subito o soffrire un giorno in più, il debole cono di luce filtrante da un tombino mezzo otturato e poco più avanti una una pozza di liquame fosforescente. Alcuni funghi erano spuntati proprio lì in mezzo e in poco tempo si erano moltiplicati crescendo su una delle pareti fino a formare uno spugnoso altare avvolto da una invitante nebbiolina verde. Quello però era un luogo pericoloso: quando, ingolosito dalla loro morbidezza, ne aveva assaggiato uno era crollato esanime a ridosso della pozza e al suo risveglio, impossibile sapere quanto tempo dopo, alcune spore avevano attecchito sul suo avambraccio. Ancora adesso gli davano un gran prurito.

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U4-01: America

"IL GRANDE CUORE DI PHILADELPHIA" di marcoslug

Te le ricordi le luci del Wachovia Center, Nick? Quelle che viaggiavano impazzite sul parquet, quando lo speaker annunciava uno a uno i giocatori di quelli che sarebbero passati alla storia come i “leggendari sixers”. Compreso te ovviamente. From Maroussi Athens, Greece... number forty-five... Nicolaos Siiiradakis. E via una corsa liberatoria, apparentemente disinvolta, intimamente sempre emozionante, a prenderti gli high-five dei compagni e i flash dei fotografi disposti a bordocampo nelle posizioni più strane. Che poi il tuo cognome, a partire da quella “i” prolungata per due o tre secondi buoni, venisse storpiato in un ululato informe e sguaiato, quello era un dettaglio secondario.
E te li ricordi, Nick, i colori – quelli cangianti del maxischermo cubico e il rosso acceso degli spalti – e gli odori e i suoni del Wachovia Center? Quei suoni e quelle voci, di giubilo ed eccitazione, impazienza e poi ancora acclamazione, che erano anche per te. Soprattutto per te, a volte. A vederti ora, Nick, accasciato sotto il portico di una casa in stile Queen Anne lasciata abbandonata, le palbebre cadenti e l’aria in generale poco raccomandabile, si direbbe che la grandezza di quei gloriosi tempi ti sia un tantinello sfuggita.

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